lunedì, agosto 01, 2011
Storie dal massacro

PeaceReporter - Una guerra hanno deciso di chiamarla. Una guerra contro i terroristi che vogliono destabilizzare il paese della resistenza la Siria. Per Ahmad, un bambino di otto anni, invece ieri é stato il giorno in cui ha perso suo padre e a piedi scalzi sull'asfalto cocente ne cercava il corpo facendo attenzione a non calpestare gli altri corpi giacenti a terra. L'esercito intanto, incurante delle lacrime di Ahmad, continuava a bombardare per poi aspettare in mattinata le congratulazioni del Padre Presidente Bashar al Assad.

Per Rania invece é stato il giorno in cui ha perso suo fratello di 17 anni, Omar e sua sorella di 23 anni, Nura, luce in arabo, uccisa mentre stava portando del pane a casa.

La continuano a chiamare guerra. Ma nessuna parola potrà mai definire e né mettere fine alla disperazione di Ahmad e di Rania. Loro non dimenticheranbo mai questi momenti, cosi come non li dimenticherà il popolo siriano che sta lottando non solo contro un regime che non vuole ascoltarli ma anche contro un mondo che ha deciso di "isolarli".
Ogni persona ha una storia da raccontare. C'é Sara che al telefono con suo fratello da Londra si sforza di dire che tutto va bene e che non vede l'ora che lui torni, anche se in cuor suo spera che suo fratello non venga mai e poi mai a dividere con lei questo inferno.
C'é Ahmad e la sua famiglia che sono appena arrivati in Libano e raccontano di come i soldati entrano nelle case sparano senza nessun motivo. Raccontano di come i soldati bruciano le case degli attivisti e dei manifestanti. Raccontano di come i soldati sono coraggiosi di fronte a bambini innocenti che passano le loro giornate in un garage o chiusi in casa, se sono fortunati. I figli di Mohammad, 10 e 7 anni, sono stati meno fortunati. Dei colpi d'arma da fuoco li hanno raggiunti ieri mentre dormivano e forse sognavano un mondo migliore, non c'era - racconta il padre - nessun ambulanza pronta a trasportarli in ospedale.
Ma quale ospedale dice in lacrime, quelli erano bloccati dall'esercito per vietare di soccorrere i civili.

La chiamano guerra. L'esercito bombarda e poi ripulisce le strade. Ma l'odore dei morti é lì e si sente, racconta Rania.
Bassam racconta di suo nonno, un anziano di 80 anni, che ieri si era rifiutato di lasciare la sua casa e l'esercito entrando e trovandolo sul divano gli ha sparato. Nessuna dignità per questo uomo. Quello che le persone raccontano sono storie che si possono leggere solo nei romanzi. Storie che vengono da differenti posti e da diverse epoche. La gente racconta di aver fame e sete e che i negozi sono stati tutti svaligiati dai soldati. L'ennesima beffa ai danni di un popolo. Molte delle case adesso sono distrutte e con esse intere vite spezzate o portate via.

Ad Hama c'era la vita. Oggi c'é solo l'inferno davanti agli occhi di Ahmad che invano continua a cercare suo padre.

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