mercoledì, agosto 17, 2011
La Shell sta ancora cercando di contenere una fuoriuscita di petrolio al largo della costa scozzese dell'Aberdeenshire che è già il peggiore sversamento di petrolio degli ultimi 10 anni al largo delle coste della Gran Bretagna. Secondo la Bbc ci sarebbe un altro asversamento di greggio da un'altra falla ancora da individuare.

GreenReport - Greenpeace UK è letteralmente infuriata per la marea nera: «Oltre a indulgere nel greenwashing senza vergogna (la Shell ha scelto di la fuoriuscita e il conseguente inquinamento di 50 miglia quadrate con il gentile nome di "oil sheen"), il gigante petrolifero è stato tutt'altro che trasparente rispetto alla fuoriuscita dal momento in cui è cominciata. La pipeline ha cominciato a sversare mercoledì scorso, ci è voluto fino a venerdi alla Shell per confermare pubblicamente l'incidente. Dopo 5 giorni, ancora non avevano dato abbastanza informazioni per sapere quanto grave sia la fuoriuscita. La Shell non ha confermato quanto petrolio è fuoriuscito (anche se è opinione diffusa che sia circa 100 tonnellate) e la company ha anche assicurando che la perdita è "sotto controllo", mentre, secondo molti report, il petrolio continua a sversare dalla piattaforma Alpha Gannet».

In realtà le prime stime erano fin troppo prudenti, la Shell oggi ha confermato la fuoriuscita di 200 tonnellate di greggio, più o meno 1.300 barili. Gli ambientalisti spiegano che quello che sanno è che «Secondo la maggior parte delle aziende petrolifere e il governo britannico, una fuoriuscita di petrolio nel Mare del Nord era destinato a essere molto improbabile. Le trivellazione nel Mare del Nord erano regolarmente ritenute gold standard per le norme di sicurezza e trivellazione e ministri ci dicevano che il rischio di una fuoriuscita stile Deepwater Horizon nel Regno Unito era ridottissimo. In realtà, la Bp pensa che il rischio sia così piccolo che ha deciso di non prendere in considerazione le conseguenze di un'esplosione nel suo North Sea emergency spill response plan».

La marea nera scozzese dimostra inequivocabilmente che prima o poi gli incidenti "impossibili" accadono. Greenpeace UK ricorda che «Shell ha avuto una perdita nel 2009 su una piattaforma che avevano in contratto con Transocean. Ecco perché siamo andati alla Corte suprema pochi mesi fa poer lanciare una sfida legale contro le decisione del governo di dare 26 nuove licenze per la perforazione in acque profonde nelle acque del Regno Unito».

Il giudice dell'Alta Corte ha dato il via libera a Greenpeace, sostenendo che esisteva una seria possibilità che il governo non fosse in grado di considerare la pericolosità delle trivellazioni petrolifere in acque profonde senza una valutazione del danno ambientale che avrebbe potuto provocare una fuoriuscita di greggio. Ma secondo gli ambientalisti britannici quanto sta accadendo nel Mare del Nord è preoccupante anche per un'altra cosa: «La Shell è tra le aziende che stanno cercano di ottenere rischiose perforazioni nella regione artica. Se la shell non è in grado di impedire una fuoriuscita di petrolio nel Mare el Nord "ultra sicuro", dobbiamo chiederci come farà a gestirla nella natura incontaminata dell'Artico, dove le condizioni estreme significano che qualsiasi fuoriuscita di petrolio sarebbe quasi impossibile da ripulire?».

Greenpeace UK fa un esempio della segretezza che circonda le concessioni per le trivellazioni offshore nell'Artico: la Cairn ha rifiutato di rendere pubblico il suo Oil spill response plan che decine di migliaia di britannici avevano chiesto fosse pubblicato. Greenpeace è andata a cercarlo direttamente al quartier generale della Cairn ad Edimburgo, ma l'impresa era così preoccupata che lo trovassero che ha interdetto legalmente a Greenpeace UK la sua pubblicazione.

Purtroppo per la Cairn il suo piano segreto non è stato pubblicato dagli ambientalisti, ma dal governo autonomo della Groenlandia, che ha «deciso di pubblicare l'Oil spill contingency plan in Groenlandia dopo aver sentito che l'opinione pubblica desiderava una tale pubblicazione».

Ora Greenpeace pubblica il link al piano chiedendo a tutti di esaminarlo e far sapere cosa ne pensano, intanto, in attesa di studiare meglio un documento molto corposo, gli ambientalisti dicono che «a colpo d'occhio, si vede molto poco che possa placare le preoccupazioni degli esperti e degli analisti che ritengono un "Bp-style blow-out" distruggerebbe il fragile ambiente artico e la sua pesca. Non abbiamo nemmeno visto nulla che ci faccia sere in disaccordo con le affermazioni del governo britannico che, in documenti riservati, ha detto che una fuoriuscita nell'Artico sarebbe "quasi impossibile" da bonificare».

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