Il giovane 29enne ha bevuto benzina se ne è cosparso prima di darsi fuoco. Quasi sei mesi fa un’altra auto-immolazione ha portato a un’ondata di arresti e di rieducazione per i monaci. Nella zona dove è avvenuto il suicidio, le linee telefoniche sono state tagliate e chiusi gli internet café. I militari cinesi hanno accerchiato il monastero di Tawu.
Dharamsala (AsiaNews) – Un giovane monaco tibetano si è tolto la vita dandosi fuoco il ritorno del Dalai Lama in Tibet. Sei mesi fa, nella stessa regione, un altro monaco ha compiuto lo stesso gesto. Da allora le autorità cinesi hanno dato il via a una nuova ondata di arresti, controlli e sessioni di rieducazione. Alle 12.30 di ieri, Tsewang Norbu, monaco 29enne, conosciuto anche come Norko, si è dato fuoco al ponte Chume (in cinese: Binghelu), nel centro della città di Tawu (in cinese: Daofu), nella prefettura autonoma di Kandze (cinese: Gandze), in Sichuan.
Secondo testimoni, Tsewang ha bevuto della benzina, si è cosparso i vestiti e si è dato fuoco gridando “Noi tibetani vogliamo la libertà”; “Viva il Dalai Lama”; “Lasciate che il Dalai Lama ritorni in Tibet”.
Tsewang Norbu apparteneva al monastero di Nyitso, a Tawu. La comunità locale aveva celebrato il compleanno del Dalai Lama anche se la Cina lo aveva proibito.
Questa è la seconda auto-immolazione che avviene in Sichuan in pochi mesi. Nel marzo scorso, un giovane monaco chiamato Phuntsog si è dato fuoco vicino al monastero di Kirti (contea di Aba), acirca 200 km da Tawu.
Secondo Free Tibet, per disinnescare proteste e tensioni, dopo la morte di Phuntsog le autorità cinesi hanno trasferito centinaia di monaci, posti di blocco e ispezionato case e monasteri. La zona è stata chiusa agli stranieri. Allo stesso tempo, il governo ha iniziato obbligatori “corsi di educazione legale” per i monaci per sconfessare le cosiddette “attività illegali”. Fra queste vi sono il cantare inni al Dalai Lama, esporre sue foto, lavorare per l’indipendenza del Tibet.
La direttrice di Free Tibet, Stephanie Bridgen, ha dichiarato che essa teme un’ondata di arresti e controlli anche a Tawu. “In queste ore – ha detto – le linee telefoniche sono state tagliate e gli internet café sono stati chiusi per bloccare la diffusione di notizie in Tibet e nel mondo. Vi sono anche notizie secondo cui militari cinesi hanno circondato il monastero. Chiediamo al governo cinesi di agire in modo proporzionato e con moderazione”.
Dharamsala (AsiaNews) – Un giovane monaco tibetano si è tolto la vita dandosi fuoco il ritorno del Dalai Lama in Tibet. Sei mesi fa, nella stessa regione, un altro monaco ha compiuto lo stesso gesto. Da allora le autorità cinesi hanno dato il via a una nuova ondata di arresti, controlli e sessioni di rieducazione. Alle 12.30 di ieri, Tsewang Norbu, monaco 29enne, conosciuto anche come Norko, si è dato fuoco al ponte Chume (in cinese: Binghelu), nel centro della città di Tawu (in cinese: Daofu), nella prefettura autonoma di Kandze (cinese: Gandze), in Sichuan.
Secondo testimoni, Tsewang ha bevuto della benzina, si è cosparso i vestiti e si è dato fuoco gridando “Noi tibetani vogliamo la libertà”; “Viva il Dalai Lama”; “Lasciate che il Dalai Lama ritorni in Tibet”.
Tsewang Norbu apparteneva al monastero di Nyitso, a Tawu. La comunità locale aveva celebrato il compleanno del Dalai Lama anche se la Cina lo aveva proibito.
Questa è la seconda auto-immolazione che avviene in Sichuan in pochi mesi. Nel marzo scorso, un giovane monaco chiamato Phuntsog si è dato fuoco vicino al monastero di Kirti (contea di Aba), acirca 200 km da Tawu.
Secondo Free Tibet, per disinnescare proteste e tensioni, dopo la morte di Phuntsog le autorità cinesi hanno trasferito centinaia di monaci, posti di blocco e ispezionato case e monasteri. La zona è stata chiusa agli stranieri. Allo stesso tempo, il governo ha iniziato obbligatori “corsi di educazione legale” per i monaci per sconfessare le cosiddette “attività illegali”. Fra queste vi sono il cantare inni al Dalai Lama, esporre sue foto, lavorare per l’indipendenza del Tibet.
La direttrice di Free Tibet, Stephanie Bridgen, ha dichiarato che essa teme un’ondata di arresti e controlli anche a Tawu. “In queste ore – ha detto – le linee telefoniche sono state tagliate e gli internet café sono stati chiusi per bloccare la diffusione di notizie in Tibet e nel mondo. Vi sono anche notizie secondo cui militari cinesi hanno circondato il monastero. Chiediamo al governo cinesi di agire in modo proporzionato e con moderazione”.
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