Napoli ripubblicizza, la Toscana... attende

E' una buona notizia per la maggioranza degli italiani che sono andati alle urne, dopo i numerosi tentativi di delegittimare il voto referendario che in questi mesi sono venuti dal governo (vedi anche i contenuti della manovra) e dal mondo dell'impresa, su cui l'opposizione (almeno parte di essa) non si è proprio "stracciata le vesti" per andare in difesa del "pensiero" dei cittadini. Fra gli aspetti più interessanti contenuti nello statuto della nuova azienda speciale la rappresentanza dei lavoratori, degli utenti, degli ambientalisti al Consiglio di amministrazione, il bilancio ed il piano pluriennale partecipato, i criteri amministrativi calibrati su parametri ecologici e sociali, il ruolo di coordinamento a cura dell'Assessorato ai beni comuni del rapporto fra Acqua Bene Comune Napoli e la cittadinanza.
Questo nuovo soggetto deputato alla gestione dell'acqua nel settore idropotabile in un'area in cui vivono oltre 1 milione e mezzo di abitanti, verrà valutato nel merito ma almeno la causa (voto referendario) ora trova collegato un primo effetto. In altre parti del Paese nulla si muove ed in Toscana dove c'è stato un buon dibattito prima della consultazione di giugno, con proposte interessanti su nuovi possibili assetti gestionali (anche se da valutare nello specifico) provenienti dal mondo cooperativo e anche dal presidente della Regione Enrico Rossi, ora tutto si è affievolito.
Per ora (legittimamente) si attendono nuovi input dal governo (ma verranno mai?) che dovrebbe dare indicazioni normative che accolgano le indicazioni venute dai cittadini, ma anche nella nostra regione è necessario andare oltre la richiesta della sede dell'Agenzia nazionale di vigilanza delle risorse idriche (pur importante) e riprendere il dibattito coinvolgendo tutti i cosiddetti stakeholder per elaborare una proposta il più possibile partecipata che tracci le linee sul governo dell'acqua in Toscana per il futuro.
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