giovedì, settembre 22, 2011
Seri interrogativi sull'etica morale dell'uso di armi robotizzate sono stati sollevati dalla rivista Nature, con un chiaro invito a riflettere sui progressi non sempre edificanti delle tecnologie

di Irene Poli

Roma - Quando Isaac Asimov formulò le tre leggi della robotica nei suoi libri di fantascienza, probabilmente non immaginava che saremmo arrivati un giorno a poter contare su macchine in grado di sostituire l'uomo in un'attività tanto dannosa quanto deprecabile come la guerra. E se nelle sue leggi formulava il divieto per le macchine di recare danno all'uomo, qui si parla di robot creati appositamente per questo ingrato compito. Gli aerei senza pilota, i droni, sono una realtà già dal 2003 e solo gli Stati Uniti hanno a disposizione qualcosa come 7.000 sistemi automatici aerei e 12.000 armi-robot per le operazioni di terra.

Un uso oculato e ponderato di così micidiali risorse ha permesso finora di evitare accese manifestazioni di ostilità da parte dell'opinione pubblica, ma viene da chiedersi cosa accadrebbe se questa tecnologia finisse nelle mani sbagliate o se la tentazione di abusarne diventasse più forte del buon senso. Dove si pone il confine tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, quando si mettono in gioco vite umane e macchine? La rivista Nature lancia il dibattito, aperta a livello internazionale, sull'etica dei robot.

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