sabato, settembre 17, 2011
Partenza tra deroghe, norme e rischi di deregulation. Lipu: «Molte regioni italiane ignorano norme Ue». E la Lav prepara la protesta alla Marcia della Pace.

Greenreport - «Gravi infrazioni in molte Regioni italiane, che lasciano intravedere la concreta possibilità di nuove procedure di infrazione e condanne per mancato rispetto della direttiva comunitaria». Lo denuncia la Lipu-BirdLife alla vigilia dell'apertura della stagione venatoria. «Quella che parte domenica - spiega il presidente Fulvio Mamone Capria - doveva finalmente essere la stagione dell'applicazione delle norme comunitarie, che tra l'altro prevedono il divieto di caccia agli uccelli durante la fase della migrazione e della riproduzione e l'esclusione dalla lista delle specie cacciabili per quelle che sono in stato di conservazione sfavorevole

Invece molte regioni tra cui Umbria, Lazio, Toscana, Liguria e Sardegna, hanno completamente ignorato le novità normative introdotte con la legge Comunitaria dello scorso anno e le indicazioni scientifiche fornite dall'Ispra. Ancor più sconcertante è il fatto che queste regioni abbiano deliberatamente ignorato anche l'accordo per l'applicazione della nuova normativa, raggiunto dal Tavolo della Conferenza delle Regioni cui avevano partecipato ISPRA, ambientalisti, cacciatori, agricoltori e le regioni stesse». Come se non bastasse - sottolinea la Lipu - sono arrivate altre deroghe a cacciare specie protette. La Lombardia ha approvato, e il Veneto si appresta a farlo, un nuovo provvedimento di caccia in deroga a piccoli uccelli come il fringuello e la peppola, ignorando i richiami della Comunità europea, le sentenze della Corte Costituzionale e le condanne già subite dall'Italia per aver abusato dello strumento delle deroghe. I segnali positivi giunti da regioni come la Puglia e la Calabria non bastano a raddrizzare la situazione secondo i dettami delle norme dell'Unione Europea. «A tutto ciò - conclude il presidente Lipu - si aggiunge l'incredibile emendamento del senatore Molinari (Fli), che tante proteste sta sollevando e che prevede l'apertura della caccia senza limiti di tempo e su tutto il territorio nazionale, inclusi i parchi e le altre aree protette, sotto le mentite spoglie del controllo faunistico». Alla vigilia dell'apertura della stagione di caccia interviene anche la Lav, la Lega antivivisezione: «Per gli animali la caccia è una guerra impari» è il messaggio dell'associazione che annuncia la sua protesta per l'apertura della nuova stagione di caccia attraverso la partecipazione, domenica 25, alla Marcia della Pace Perugia-Assisi in segno di dissenso verso l'uccisione di ogni essere vivente. «La Marcia - spiega la Lav - vuole essere anche un forte segnale di protesta nei confronti del Decreto Legislativo che introduce norme dannose per la fauna selvatica e inaccettabili "sconti" ai bracconieri, snaturando così la Direttiva europea 2008/99 che all'articolo 5 intima agli Stati Membri di "adottate le misure necessarie per assicurare che i reati siano puniti con sanzioni penali efficaci, proporzionate e dissuasive"». Secondo la Lav i numeri della caccia ("mattanza legalizzata") sarebbero impietosi: cento milioni di animali uccisi ogni anno, una media di 100 vittime a stagione per "incidenti" avvenuti durante le battute, migliaia di reati registrati dal Corpo Forestale e ben 7 condanne negli ultimi 20 anni inflitte alla Repubblica Italiana dalla Corte di Giustizia Europea. Secondo il Corpo Forestale dello Stato nel solo 2009, dati alla mano, si sono registrati 1516 reati, di cui 938 riguardanti la tutela della fauna selvatica autoctona (caccia, antibracconaggio e controllo della tassidermia) e 306 relativi alle norme sul maltrattamento degli animali. Sono invece 4996 gli illeciti amministrativi registrati nello stesso anno per violazioni di diverso genere, in materia di polizia veterinaria, maltrattamento, traffico di specie protette. Ciò che sorprende - afferma Massimo Vitturi, responsabile del settore Caccia e Fauna della Lav - non è soltanto lo scempio in termini di rispetto degli animali e di biodiversità che avviene ogni anno, ma il fatto che questo avvenga ad opera dell'1% della popolazione (a tanto ammontano i cacciatori secondo le ultime stime) mentre secondo i più recenti sondaggi (il Rapporto Italia 2011 di Eurispes) l'80,5% degli intervistati si è detto poco o affatto d'accordo con l'andare a caccia». I dati di Eurispes, d'altro canto, trovano eco nei sondaggi Ipsos, secondo cui l'80% degli italiani non solo giudica la caccia un'inutile crudeltà che andrebbe vietata o rigidamente regolata, ma non andrebbe a fare scampagnate o escursioni nel periodo di attività venatoria per paura.

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