mercoledì, settembre 21, 2011
Un team di ricercatori norvegesi ha pubblicatio ieri il proprio lavoro sulla rivista Molecular ecology

GreenReport - Una sensazionale scoperta scientifica è stata pubblicata sul numero di ieri della rivista Molecular Ecology che ha lanciato la ricerca "Hybrid speciation in birds: allopatry more important than ecology?" nella quale un team di ricecatori dell'Università di Oslo (Spurvegruppa ved Centre for ecological and evolutionary synthesis ved Universitet di Oslo) dimostra che la passera d'Italia, o passero italiano, (Passer Italia) è una specie ibrida formata da un incrocio tra il passero domestico (Passer domesticus) e La passera sarda, o passera spagnola (Passer hispaniolensis).

Alan Brelsford che lavora anche per il dipartimento di ecologia ed evoluzione dell'università svizzera di Losanna spiega su Molecular Ecology che «La speciazione ibrida una volta era ritenuta rara negli animali, ma nell'ultima decade, il miglioramento delle tecniche di analisi molecolare e una maggiore attenzione dell'attività di ricerca hanno permesso agli scienziati di scoprire molti esempi».

Il numero di Molecular Ecology in edicola pubblica infatti anche altri due articoli ("Hybrid speciation in sparrows I: phenotypic intermediacy, genetic admixture and barriers to gene flow" e "Hybrid speciation in sparrows II: a role for sex chromosomes?") che presentano prove convincenti dell'origine ibrida della passera d'Italia, basandosi sulle sequenze del Dna nucleare e mitocondriale, microsatelliti e colorazione del piumaggio.

«Questi studi - dice Brelsford - indicano un ruolo importante per l'isolamento geografico nel processo di speciazione ibrida e forniscono un punto di partenza per un esame più attento dei meccanismi genetici e comportamentali coinvolti».

Gli scienziati norvegesi espongono prove decisive che due specie di passeri hanno recentemente prodotto una terza specie, il passero italiano, che sostengono sia un incrocio tra il passero domestico e quello spagnolo. Se la Passer Italiae fosse o meno una specie distinta è stata oggetto di un lungo dibattito scientifico e molte guide di bird-watching la identificavano già come una specie separata.

Lo studio norvegese, condotto dal biologo evoluzionista Glenn-Peter Sætre dell'università di Oslo scatta un'istantanea genetica che sembra mettere fine al dibattito. I ricercatori hanno studiato le popolazioni di passere d'Italia e di passeri italiani e sardi/spagnoli dell'Italia sud-orientale che condividono gli stessi habitat, prelevando campioni di sangue dagli uccelli per estrarre il Dna.

«Esaminando la genetica, abbiamo dimostrato in modo conclusivo che il passero italiano è di origine mista - spiega Sætre in un'intervista a Bbc Nature - è un ibrido tra il passero domestico e il passero spagnolo. In secondo luogo, e forse altrettanto importante, non si riproduce con i passeri spagnoli, anche se i due uccelli vivono fianco a fianco».

La dimostrazione di questo è che i ricercatori norvegesi non hanno trovato individui geneticamente "intermedi", cioè uccelli con i geni delle due specie. «Non abbiamo trovato questo, quindi pensiamo che abbiano formato una sorta di barriera riproduttiva tra loro - dice Sætre - O alla passera d'Italia non piace l'aspetto dei passeri spagnoli o forse hanno evoluto una diversa stagione di allevamento. Non siamo sicuri di quale sia la ragione, ma non si riproducono».

Bbc Nature ricorda che «In biologia evoluzionistica, la definizione di una specie distinta non è del tutto chiara». William Amos, professore di genetica evolutiva presso l'Università di Cambridge, spiega: «Penso che la migliore definizione che abbiamo è quella che dice che specie diverse sono quelle che, in condizioni naturali, non tendono ad incrociarsi. "Perché non appena si sono incroci, tutte quelle barriere, tra questi gruppi, di animali, cadono».

Quindi, delle specie di uccelli tra le più comuni del mondo sono al centro di un fenomeno naturale estremamente raro: la speciazione ibrida. Due specie di passeriformi diverse si sono accoppiate ad hanno dato vita ad una terza specie vitale e feconda. Le passere d'Italia hanno infatti smesso di riprodursi con i passeri spagnole e, poco a poco, generazione dopo generazione, diventano ancora più geneticamente distinte. Secondo gli scienziati norvegesi, oltre a fornire la prova dell'avvenuta speciazione, la ricerca dimostra che l'incrocio di due specie per formarne una nuova potrebbe essere «più comune in natura di quanto precedentemente assunto».

Lo Spurvegruppa dell'università di Oslo sottolinea che quando due specie diverse si incrociano il risultato non è molto "buono": la prole ibrida è spesso sterile o a bassa vitalità. L'esempio classico è quello del mulo: un incrocio tra asino e cavallo che è sterile. Invece la passera d'Italia non ha varianti delle due specie originarie, ma piuttosto una complessa miscela di geni «Provenienti da dalle due specie parentali».

Sætre spiega che questo fenomeno «E' ritenuto estremamente raro negli animali. Tra gli uccelli, questo è uno dei due esempi più noti, l'altro è un uccello canoro degli Stati Uniti. Ci sono anche alcuni esempi tra le farfalle, ma finora sono stati identificati solo 10-15 casi di speciazione di questi ibridi. Prima dell'era genetica, si poteva solo speculare sul fatto se una specie fosse o no un ibrido».

Ma come hanno fatto i passeri domestici e quelli sardi a dar vita ad una nuova specie distinta? Anche i ricercatori norvegesi ammettono che attualmente queste due specie vivono insieme in molti luoghi, senza dar vita a molti ibridi. «Qualcosa di speciale deve essere successo in Italia - dice Sætre - Ci piacerebbe avere una macchina del tempo». Secondo lo studio circa 10.000 anni fa c'erano solo alcune piccole popolazioni di passeriformi del Mediterraneo in Italia, poi, circa 8 000 anni fa, si è sviluppata l'agricoltura e sono arrivati i passeri domestici, che si sono adattati alla vita stanziale degli esseri umani. E' probabilmente allora che il passero domestico e quello sardo/spagnolo si sono incontrati grazie alla crescita dell'agricoltura, ma c'erano ancora pochi individui delle due specie per ibridarsi, solo quando si è verificata una crescita della popolazione umana in Italia, con la costruzione di città, gli incroci sono aumentati, e la variante ibrida ha raggiunto livelli che hanno permesso la speciazione.

«Noi pensiamo che la geografia abbia aiutato, perché l'Italia è racchiusa tra le Alpi e il Mar Mediterraneo. Potrebbe essere questo il motivo per il quale la specie ibrida si è stabilita in Italia» spiega Sætre.

I ricercatori norvegesi ritengono la speciazione ibrida un processo evolutivo ancora poco compreso. Semplificando, si capisce che due specie si sono ibridate a tal punto che si è sviluppata una nuova specie, «Ma tutto quel che accade in questo processo è estremamente complicato. La linea ibrida alla fine deve stabilizzarsi: come funziona? Come si formano i mosaici genetici? Abbiamo solo cominciato a capirlo dice Sætre - I passeri sono un ottimo modello per studiare tutto questo ulteriormente. Questo sarà un rompicapo per molti ricercatori per diversi anni».

Lo Spurvegruppa norvegese sta già lavorando ad analisi e studi molto più completi, con il sequenziamento dei geni dei passeri e lo studio della passera d'Italia. Studi che potrebbero rivelare qualcosa anche sugli esseri umani: questi piccoli uccelli sono strettamente legati agli uomini, sia in campagna che in città.

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa