Il boss è considerato il capo della famiglia Pelle-Vottari
Liberainformazione - A rendere ancora più grave, qualora ce ne fosse bisogno, l’evasione di Antonio Pelle dall’ospedale di Locri avvenuta ieri pomeriggio, l’assenza di un piantonamento fisso e quanto desumibile dalle affermazioni del procuratore Aggiunto della Dda Reggio Calabria, secondo le quali "grazie ad alcune intercettazioni ambientali, durante il periodo di detenzione si era venuti a conoscenza del fatto che Pelle, forse con complicità all'interno del carcere, era riuscito ad avere dei medicinali dimagranti". Con uno uso eccessivo di questi ed il rifiuto del cibo, Pelle puntava, infatti, a scendere velocemente sotto i cinquanta chilogrammi in modo da ricorrere agli arresti domiciliari, poi ottenuti circa un anno fa, grazie al referto positivo di un gruppo di consulenti, nella sua abitazione di contrada Bosco di Bovalino, nei pressi di San Luca, proprio lì dov'era stato arrestato dai carabinieri tre anni or sono e dov'era attivamente controllato. Poi, cinque giorni fa, un malore ed il ricovero all'ospedale di Locri, e ieri la fuga.
Battuta da testa a piedi la Locride, in questo momento, alla sua ricerca mentre la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, d’intesa con la procura di Locri, ha avviato già un’inchiesta per accertare se il boss abbia beneficiato di aiuti interni od esterni all’ospedale per rendersi irreperibile. Il boss della 'ndrangheta Antonio Pelle, di 49 anni, detto ”vancheddu", noto come "la mamma", ritenuto il capo dell’omonimo clan di San Luca protagonista della faida culminata nella strage di Duisburg in cui nel Ferragosto 2007 furono uccise sei persone ritenute dagli inquirenti affiliate proprio ai Pelle –Vottari, era ricoverato da cinque giorni, quando i medici recatisi nella sua stanza non sorvegliata si sono accorti che non c’era.
Antonio Pelle, il boss di San Luca, era stato arrestato il 16 ottobre del 2008 della squadra mobile di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Operativo dopo un anno di latitanza. Sorpreso all’interno di un bunker super-tecnologico realizzato in un capannone in costruzione nelle campagne di Ardore Marina, all’interno c’era anche un settore dove fu trovata una mini piantagione di canapa indiana, Pelle era ricercato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta della Dda di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione Fehida condotta contro gli affiliati alle cosche di San Luca Pelle-Vottari e Nirta Strangio.
Nel 2009 condannato in primo grado a 13 anni di reclusione per associazione mafiosa dalla Gup di Reggio Calabria con rito abbreviato, nell’ambito del procedimento contro le cosche Nirta-Strangio e Pelle-Vottari, Pelle aveva ottenuto gli arresti domiciliari per gravi motivi di salute nell’aprile scorso su decisione della Corte d’appello di Reggio Calabria. Ritenuto dagli investigatori "il capo di quello schieramento che ha portato all’omicidio di Maria Strangio nel Natale del 2007 e che ha suscitato la reazione delle cosche opposte culminata con la strage di Duisburg", Pelle avrebbe chiesto ad una delle vittime della strage Marco Marmo di procurare in Germania un furgone blindato ed un fucile di precisione che poi avrebbero dovuto essere utilizzati per uccidere Giovanni Luca Nirta, capo dell’omonima famiglia e marito di Maria Strangio, uccisa nella strage di Natale a San Luca.
Liberainformazione - A rendere ancora più grave, qualora ce ne fosse bisogno, l’evasione di Antonio Pelle dall’ospedale di Locri avvenuta ieri pomeriggio, l’assenza di un piantonamento fisso e quanto desumibile dalle affermazioni del procuratore Aggiunto della Dda Reggio Calabria, secondo le quali "grazie ad alcune intercettazioni ambientali, durante il periodo di detenzione si era venuti a conoscenza del fatto che Pelle, forse con complicità all'interno del carcere, era riuscito ad avere dei medicinali dimagranti". Con uno uso eccessivo di questi ed il rifiuto del cibo, Pelle puntava, infatti, a scendere velocemente sotto i cinquanta chilogrammi in modo da ricorrere agli arresti domiciliari, poi ottenuti circa un anno fa, grazie al referto positivo di un gruppo di consulenti, nella sua abitazione di contrada Bosco di Bovalino, nei pressi di San Luca, proprio lì dov'era stato arrestato dai carabinieri tre anni or sono e dov'era attivamente controllato. Poi, cinque giorni fa, un malore ed il ricovero all'ospedale di Locri, e ieri la fuga.
Battuta da testa a piedi la Locride, in questo momento, alla sua ricerca mentre la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, d’intesa con la procura di Locri, ha avviato già un’inchiesta per accertare se il boss abbia beneficiato di aiuti interni od esterni all’ospedale per rendersi irreperibile. Il boss della 'ndrangheta Antonio Pelle, di 49 anni, detto ”vancheddu", noto come "la mamma", ritenuto il capo dell’omonimo clan di San Luca protagonista della faida culminata nella strage di Duisburg in cui nel Ferragosto 2007 furono uccise sei persone ritenute dagli inquirenti affiliate proprio ai Pelle –Vottari, era ricoverato da cinque giorni, quando i medici recatisi nella sua stanza non sorvegliata si sono accorti che non c’era.
Antonio Pelle, il boss di San Luca, era stato arrestato il 16 ottobre del 2008 della squadra mobile di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Operativo dopo un anno di latitanza. Sorpreso all’interno di un bunker super-tecnologico realizzato in un capannone in costruzione nelle campagne di Ardore Marina, all’interno c’era anche un settore dove fu trovata una mini piantagione di canapa indiana, Pelle era ricercato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta della Dda di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione Fehida condotta contro gli affiliati alle cosche di San Luca Pelle-Vottari e Nirta Strangio.
Nel 2009 condannato in primo grado a 13 anni di reclusione per associazione mafiosa dalla Gup di Reggio Calabria con rito abbreviato, nell’ambito del procedimento contro le cosche Nirta-Strangio e Pelle-Vottari, Pelle aveva ottenuto gli arresti domiciliari per gravi motivi di salute nell’aprile scorso su decisione della Corte d’appello di Reggio Calabria. Ritenuto dagli investigatori "il capo di quello schieramento che ha portato all’omicidio di Maria Strangio nel Natale del 2007 e che ha suscitato la reazione delle cosche opposte culminata con la strage di Duisburg", Pelle avrebbe chiesto ad una delle vittime della strage Marco Marmo di procurare in Germania un furgone blindato ed un fucile di precisione che poi avrebbero dovuto essere utilizzati per uccidere Giovanni Luca Nirta, capo dell’omonima famiglia e marito di Maria Strangio, uccisa nella strage di Natale a San Luca.
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