Continua il nostro appuntamento con le fiabe di Silvio Foini
Tanto e tanto tempo fa, le mamme dei piccoli canguri non avevano il marsupio, quella speciale borsa ove oggi tengono al sicuro i loro piccoli. Tutto ebbe origine da una mamma canguro un pochino sbadata che, saltellando con le amiche nelle pianure dell’Australia, spessissimo dimenticava dove aveva lasciato il suo piccolo e poi disperata si affannava a cercarlo per ogni dove. Lo stesso accadeva a molte altre mamme. La cosa stava diventando assai grave anche perché dei predatori che si aggiravano nella pianura trovavano nei piccoli delle facili prede con cui sfamarsi. La popolazione dei canguri si andava così via via assottigliando. Gli anziani morivano e i giovani finivano nelle fauci dei predatori.
Un giorno di primavera, il piccolo Willy stava saltellando felice accanto ad un suo coetaneo che rispondeva al buffo nome di Pezie, con ogni tanto giocava a fare a pugni ma senza mai farsi male. Un predatore con un paio d’occhi gialli dall’espressione feroce stava seguendo attentamente le mosse dei due piccoli pronto al balzo che gli avrebbero fruttato la cena per quel giorno. Willy se ne accorse e si vide perduto. Aveva sentito più volte raccontare della crudeltà di quelle affilate zanne che facevano scempio dei piccoli canguri, e ora le aveva tanto vicine! Infatti la belva spiccò un grande salto e la sua furia si abbatté sull’amichetto: il povero Pezie non si accorse nemmeno di stare morendo. A quella scena Willy, con il cuore in gola, fuggì saltando come non aveva mai fatto e trovò riparo dietro un enorme nido di termiti. Dopo quasi un’ora trovò il coraggio di mettere fuori la sua testolina dalle lunghe orecchie. Non c’era più nessun pericolo. Sul terreno solo una grossa macchia di sangue, muta testimone della tragedia che si era consumata. Di Pezie non rimaneva alcuna traccia!
Si rimise in cammino e finalmente ritrovò la sua mamma e le raccontò quanto era accaduto.
Lei, costernata, lo strinse a sé piangendo. Era ben conscia che quel giorno, solo per un puro caso, non aveva perso la possibilità di rivedere per sempre il suo piccolo, e si ripromise di tenerlo sempre accanto a sé. Ma sapeva che era nella natura delle mamme-canguro dimenticare spesso i figlioli in giro, e allora rivolse una preghiera al cielo perché ponesse rimedio a questo stato di cose. Il buon Dio ascoltò quella supplica e pensò bene di esaudirla.
Infatti il mattino seguente tutte le mamme canguro si accorsero con meraviglia di una curiosa borsa che era stata ricavata nei loro pancini. I piccoli felici vi saltarono subito dentro e scoprirono anche che lì si poteva bere del buon latte ogni volta che ne avevano desiderio. Ora le mamme potevano andarsene in giro per la pianura tranquille e beate: i loro piccoli erano al sicuro dai pericoli e, cosa ancor più bella, potevano godere dell’affetto e del calore della mamma. La cosa più bella e sacra per ogni bambino.
Tanto e tanto tempo fa, le mamme dei piccoli canguri non avevano il marsupio, quella speciale borsa ove oggi tengono al sicuro i loro piccoli. Tutto ebbe origine da una mamma canguro un pochino sbadata che, saltellando con le amiche nelle pianure dell’Australia, spessissimo dimenticava dove aveva lasciato il suo piccolo e poi disperata si affannava a cercarlo per ogni dove. Lo stesso accadeva a molte altre mamme. La cosa stava diventando assai grave anche perché dei predatori che si aggiravano nella pianura trovavano nei piccoli delle facili prede con cui sfamarsi. La popolazione dei canguri si andava così via via assottigliando. Gli anziani morivano e i giovani finivano nelle fauci dei predatori.
Un giorno di primavera, il piccolo Willy stava saltellando felice accanto ad un suo coetaneo che rispondeva al buffo nome di Pezie, con ogni tanto giocava a fare a pugni ma senza mai farsi male. Un predatore con un paio d’occhi gialli dall’espressione feroce stava seguendo attentamente le mosse dei due piccoli pronto al balzo che gli avrebbero fruttato la cena per quel giorno. Willy se ne accorse e si vide perduto. Aveva sentito più volte raccontare della crudeltà di quelle affilate zanne che facevano scempio dei piccoli canguri, e ora le aveva tanto vicine! Infatti la belva spiccò un grande salto e la sua furia si abbatté sull’amichetto: il povero Pezie non si accorse nemmeno di stare morendo. A quella scena Willy, con il cuore in gola, fuggì saltando come non aveva mai fatto e trovò riparo dietro un enorme nido di termiti. Dopo quasi un’ora trovò il coraggio di mettere fuori la sua testolina dalle lunghe orecchie. Non c’era più nessun pericolo. Sul terreno solo una grossa macchia di sangue, muta testimone della tragedia che si era consumata. Di Pezie non rimaneva alcuna traccia!
Si rimise in cammino e finalmente ritrovò la sua mamma e le raccontò quanto era accaduto.
Lei, costernata, lo strinse a sé piangendo. Era ben conscia che quel giorno, solo per un puro caso, non aveva perso la possibilità di rivedere per sempre il suo piccolo, e si ripromise di tenerlo sempre accanto a sé. Ma sapeva che era nella natura delle mamme-canguro dimenticare spesso i figlioli in giro, e allora rivolse una preghiera al cielo perché ponesse rimedio a questo stato di cose. Il buon Dio ascoltò quella supplica e pensò bene di esaudirla.
Infatti il mattino seguente tutte le mamme canguro si accorsero con meraviglia di una curiosa borsa che era stata ricavata nei loro pancini. I piccoli felici vi saltarono subito dentro e scoprirono anche che lì si poteva bere del buon latte ogni volta che ne avevano desiderio. Ora le mamme potevano andarsene in giro per la pianura tranquille e beate: i loro piccoli erano al sicuro dai pericoli e, cosa ancor più bella, potevano godere dell’affetto e del calore della mamma. La cosa più bella e sacra per ogni bambino.
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È presente 1 commento
Una favola piena di calore, di tenerezza e amore per la natura.Mi auguro siano tante le mamme moderne a scoprire questi tesori e li facciano conoscere ai propri bambini.Ancora una volta:complimenti!!!
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