sabato, settembre 10, 2011
Continua, in esclusiva per Lpl, l’appuntamento con le fiabe per bambini di Silvio Foini

Flip il passerotto era nato quella primavera nel suo nido fra i maestosi rami del platano antico che stava sulla collina e dominava la città sottostante. Aveva da pochissimo imparato a volare, lo faceva con una grande difficoltà eguale a quella di un bimbo che muova i primi incerti passi. Dapprima un timido frullo d’ali per discendere sul ramo appena sotto al nido e poi un altro per riguadagnarne la sicurezza. Insomma, incoraggiato dalla mamma cercava di ripetere quell’esercizio varie volte al giorno tanto per acquistare maggior pratica. Quel giorno, mentre minacciava un bel temporale estivo, Flip, preso coraggio, volò molto al di sotto del solito ramo e se ne compiacque per il successo. Ora però doveva tornare nel nido dal cui bordo la mamma lo chiamava preoccupata. “Fa presto Flip, torna subito qui. Sta per scoppiare il temporale. Ascolta come già tuona. Muoviti piccolino!”. Il piccolo passerotto alzò il capino: quanto era lontano il nido lassù! “Mamma – cinguettò impaurito – Non credo di potercela fare. Ho paura di cadere giù in basso”. Giusto in quel mentre presero a cadere i primi goccioloni tambureggiando sulle larghe foglie del vecchio platano. Flip si sentì perso. Poi, tra il rumore della pioggia che lo stava infradiciando completamente, gli parve di udire una voce: “Piccolino che aspetti? Vieni a ripararti sotto di me. Non vedi che diluvio?”. “Chi ha parlato? – chiese Flip volgendosi a destra e a manca - Io non vedo nessuno!”. “Sono qui accanto a te. Sono una foglia molto grande e se vuoi ti proteggerò dall’acqua. Muoviti o ti prenderai anche il raffreddore!”. Flip vide la generosa foglia che gli offriva un buon riparo e si diresse tremante sotto di essa. “Grazie. Mi riparerò volentieri sotto di te. Grazie tante”.

Quando poco dopo il temporale se ne andò da qualche altra parte a continuare il proprio lavoro, Flip era quasi del tutto asciutto. La mamma lo raggiunse preoccupata e vedendo il suo piccolo in ottima salute ringraziò molto la foglia, che si schermì: “Io non ho fatto niente di particolare. Mi è sembrato giusto dare riparo al tuo piccolino. Non sa nemmeno volare bene a quanto ho potuto vedere perciò...”.

Va da sé che Flip, col passare dei mesi, imparò a volare egregiamente, ma non mancò mai di fermarsi a parlare con la sua nuova e gentile amica. Infatti passava lunghi momenti in sua compagnia a raccontarle di tutte le belle cose del mondo circostante che lei non poteva osservare in quanto legata al suo ramo.
“Beato te, caro Flip, che puoi andare dove vuoi, sui tetti, sulla cima del mio platano, al ruscello che odo mormorare qui vicino ma che non posso vedere...”. Flip era triste nell’udire quelle parole ma sapeva che non poteva fraci nulla.

L’estate finì. Il sole si fece sempre più pallido e le nuvole grigie si sostituirono all’azzurro del cielo. L’autunno era arrivato. Flip notò che, come le altre sue sorelle, anche l’amica foglia ingialliva a vista d’occhio e intuì che presto sarebbe caduta ai piedi del platano. La vide piangere e per consolarla le sussurrò: “Prima che tu cada io ti prenderò col mio becco e ti porterò a vedere tutto ciò che non hai mai potuto osservare. Ti porterò in volo sui tetti, in cima agli alberi e volerò con te anche sul ruscello che mormora qui vicino. Poi ti poserò accanto alle tue sorelle ma in un buco del platano che sta vicino al suolo e insieme aspetteremo che torni l’estate. Vuoi amica mia?”. Lei lo guardò triste: “Flip caro, ti ringrazio della tua gentilezza e del tuo affetto ma io sono destinata a seccare e a morire. Ti prometto che a primavera tornerò su questo albero e staremo ancora insieme a farci compagnia. Siamo d’accordo uccellino?”. Flip scosse il capino. “Ma io non voglio che tu muoia! Come farò senza di te?”. “Tornerò a primavera. Aspettami su questo ramo e quando vedrai la prima gemma che spunterà al raggi del nuovo sole capirai che sarò io anche se sarò piccina piccina. Questo è il ciclo della natura, la promessa più bella che il Signore ha fatto a tutte le Sue creature. Nella Sua infinita bontà non ha voluto permettere che la morte sopraffacesse mai la vita definitivamente e per questo io tornerò ancora. Ora fai come hai detto poco fa. Prendimi col tuo becco e portami a vedere il mondo. Sto per cadere, fai presto”.

Flip volò nel cielo con la sua foglia, poi, quando tornò al vecchio platano, la depositò delicatamente al suolo. La salutò con la tristezza nel cuore e volò via verso il campanile. Il mattino dopo c’era di nuovo un pallido sole ma Flip aveva ritrovato la gioia di vivere. La promessa sarebbe stata mantenuta. Il suo piccolo cuore ne aveva ora la certezza. Bastava aspettare la primavera.

Sono presenti 2 commenti

Anonimo ha detto...

Quanta tenerezza in questa favola che svolge anche un'educazione all'ambiente e al succedersi degli avvenimenti che fin da bambini bisogna saper accettare senza fretta e con accettazione, cosa difficile oggi perchè tutto passa davanti a noi velocemente senza avere il tempo di riflettere.

Anonimo ha detto...

Ti ringrazio per la commovente bellezza che emana la tua fiaba!
E' vero, Dio ci ama e ci ha circondato di tutto ciò che ritorna a vivere, per dirci che anche noi non dobbiamo temere né dolore, né morte: l'Amore vince sempre!

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