Continua il nostro appuntamento con le fiabe di Silvio Foini
Il cielo sopra il bosco di Prato Nero quella mattina non prometteva nulla di buono. Nuvoloni grigi si alternavano a sprazzi d’azzurro dai quali il sole, a fatica, riusciva a mandare qualche raggio sulle alte conifere e sui castagni carichi dei ricci ancora verdi. Per le castagne v’era da aspettare ancora un mese e gli scoiattoli erano impazienti: le scorte di cibo per l’inverno non erano quasi mai abbastanza. Le nocciole erano le prime ad esaurirsi dato che erano le preferite dai piccoli roditori. Le castagne invece, lasciate per ultime.
La farfalla Gisella sbatté vigorosamente le variopinte ali gialle a pois marroni per far scivolare via la rugiada di quella notte. Se non compiva quell’operazione avrebbe volato malamente dato che le ali, se non erano assolutamente asciutte, non avrebbero tenuto bene l’aria ed il volo sarebbe risultato scomposto. Lei invece era la leggerezza e la perfezione assoluta. Tutte le sue sorelle nutrivano per lei e il suo modo stupendo di volare una grande ammirazione e Gisella s’impegnava sempre più per mantenere quella perfezione che presto l’avrebbe fatta sedere sulla sommità del roseto che rappresentava il trono della regina.
Lei aveva da sempre desiderato di diventare la Regina del popolo delle farfalle. Per quella ragione aveva studiato, da lontano s’intende, il volo perfetto degli uccelli che abitavano nel bosco. Aveva attentamente osservato le posizioni delle loro ali, molto diverse dalle sue purtroppo, ma aveva capito che se le posizionava per il volo planato come facevano loro, cioè completamente distese, poteva procedere elegantemente e prodursi in vezzose figure acrobatiche che incantavano le sorelle. La stessa Regina attuale nutriva una vera ammirazione per quella che ormai tutti indicavano quale sua successore sul trono delle farfalle del bosco di Prato Nero.
Un merlo nerissimo stava posato sul ramo più alto del castagno ed era intento ad osservare quel “fiore volante”: era uno spettacolo. Lanciò il suo fischio e Gisella voltò il capino per vedere da dove provenisse quel sibilo. Appena vide il merlo si spaventò. Era risaputo nel mondo delle farfalle e degli altri piccoli insetti del bosco quanto pericoloso poteva essere incontrare un simile predatore. Impresse un veloce movimento alle sue aluccie colorate cercando di mettere fra sé ed il merlo la maggior distanza possibile… ma fu uno sforzo vano: l’uccello stava volando ormai al suo fianco. “Quanto sei bella farfallina!”, esclamò il pennuto ammirato. Gisella si sentì perduta e lo supplicò: “Per favore non mangiarmi. Lasciami vivere e volare felice nel nostro bosco. Sono così piccola che certo non ti sfamerai con me”. Il merlo la osservò sorridendo e rispose : “Cero che non ti mangerò! E’ un piacere vederti volare. Dipingi di colore tutto il cielo che oggi è così tristemente grigio!”. “Meno male! Te ne sono grata. Ogni volta che il tempo sarà grigio io volerò per te e ti allieterò.”
Da quel giorno in poi i merli di Prato Nero non diedero mai più la caccia alle farfalline, e ancora oggi, ogniqualvolta le nubi velano il cielo, si vedono moltissime farfalle colorate svolazzare felici e riportare l’aria della primavera mentre si odono i fischi gioiosi dei merli. Questa è la natura incantata di quel magico luogo dove tutto sa di serenità e di pace e dove i ricordi vanno a svernare in attesa di un tempo nuovo.
Il cielo sopra il bosco di Prato Nero quella mattina non prometteva nulla di buono. Nuvoloni grigi si alternavano a sprazzi d’azzurro dai quali il sole, a fatica, riusciva a mandare qualche raggio sulle alte conifere e sui castagni carichi dei ricci ancora verdi. Per le castagne v’era da aspettare ancora un mese e gli scoiattoli erano impazienti: le scorte di cibo per l’inverno non erano quasi mai abbastanza. Le nocciole erano le prime ad esaurirsi dato che erano le preferite dai piccoli roditori. Le castagne invece, lasciate per ultime.
La farfalla Gisella sbatté vigorosamente le variopinte ali gialle a pois marroni per far scivolare via la rugiada di quella notte. Se non compiva quell’operazione avrebbe volato malamente dato che le ali, se non erano assolutamente asciutte, non avrebbero tenuto bene l’aria ed il volo sarebbe risultato scomposto. Lei invece era la leggerezza e la perfezione assoluta. Tutte le sue sorelle nutrivano per lei e il suo modo stupendo di volare una grande ammirazione e Gisella s’impegnava sempre più per mantenere quella perfezione che presto l’avrebbe fatta sedere sulla sommità del roseto che rappresentava il trono della regina.
Lei aveva da sempre desiderato di diventare la Regina del popolo delle farfalle. Per quella ragione aveva studiato, da lontano s’intende, il volo perfetto degli uccelli che abitavano nel bosco. Aveva attentamente osservato le posizioni delle loro ali, molto diverse dalle sue purtroppo, ma aveva capito che se le posizionava per il volo planato come facevano loro, cioè completamente distese, poteva procedere elegantemente e prodursi in vezzose figure acrobatiche che incantavano le sorelle. La stessa Regina attuale nutriva una vera ammirazione per quella che ormai tutti indicavano quale sua successore sul trono delle farfalle del bosco di Prato Nero.
Un merlo nerissimo stava posato sul ramo più alto del castagno ed era intento ad osservare quel “fiore volante”: era uno spettacolo. Lanciò il suo fischio e Gisella voltò il capino per vedere da dove provenisse quel sibilo. Appena vide il merlo si spaventò. Era risaputo nel mondo delle farfalle e degli altri piccoli insetti del bosco quanto pericoloso poteva essere incontrare un simile predatore. Impresse un veloce movimento alle sue aluccie colorate cercando di mettere fra sé ed il merlo la maggior distanza possibile… ma fu uno sforzo vano: l’uccello stava volando ormai al suo fianco. “Quanto sei bella farfallina!”, esclamò il pennuto ammirato. Gisella si sentì perduta e lo supplicò: “Per favore non mangiarmi. Lasciami vivere e volare felice nel nostro bosco. Sono così piccola che certo non ti sfamerai con me”. Il merlo la osservò sorridendo e rispose : “Cero che non ti mangerò! E’ un piacere vederti volare. Dipingi di colore tutto il cielo che oggi è così tristemente grigio!”. “Meno male! Te ne sono grata. Ogni volta che il tempo sarà grigio io volerò per te e ti allieterò.”
Da quel giorno in poi i merli di Prato Nero non diedero mai più la caccia alle farfalline, e ancora oggi, ogniqualvolta le nubi velano il cielo, si vedono moltissime farfalle colorate svolazzare felici e riportare l’aria della primavera mentre si odono i fischi gioiosi dei merli. Questa è la natura incantata di quel magico luogo dove tutto sa di serenità e di pace e dove i ricordi vanno a svernare in attesa di un tempo nuovo.
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Sono presenti 2 commenti
Questa favola ha la leggerezza della farfalla Gisella , e la magia del luogo descritto fa affiorare memorie giovanili, quando ancora c'era un mondo ignoto da scoprire e da vivere.
Così sì scrivono le favole.
Per farlo occorre oltre alla fantasia la delicatezza del cuore
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