Migliaia di giovani hanno riempito le piazze di Modena, Carpi e Sassuolo in occasione dell’XI FestivalFilosofia, per riflettere su tutto ciò che è natura: paesaggio, ambiente, ecologia ed ecosistema
della nostra inviata Benedetta Biasci
Si è concluso ieri il Festival della Filosofia, l’unica manifestazione italiana entrata a far parte del Programma Cultura dell’Unione Europea. Come salvare la natura dall’uso indiscriminato che ne sta facendo l’uomo? Quali politiche ed economie attualizzare per difendere l’ambiente e il mondo che ci circonda? Come evitare il consumo eccessivo della natura? Problematiche attualissime che, alla luce dei progressi delle scienze naturali e della biologia, hanno coinvolto molteplici riflessioni, spaziando dalla questione bioetica a quella politica ed economica.
In migliaia hanno assistito alle lezioni filosofiche: piazze piene fino all’orlo, nelle quali i veri protagonisti erano i giovani, così attenti in un silenzio quasi surreale, apparentemente incompatibile con l’immensa folla di persone. Molti gli interventi di filosofi italiani e stranieri che, con punti di vista diversi, hanno affrontato la questione “natura”. I filosofi greci non sono poi così lontani da noi, sostiene Giovanni Ghiselli, che per anni si è occupato di Didattica della letteratura greca: dalle letture classiche possiamo imparare l’attenzione verso la natura e uno stile di vita che sia in armonia con essa.
Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte tra i più autorevoli, ci riporta all’oggi, evidenziando uno dei paradossi che affligge l’Italia: “L’Italia è il paese con il minor tasso demografico in Europa, eppure è il paese con il più alto uso del suolo […]. Stiamo riducendo in misura preoccupante la superficie agricola utilizzabile”. La natura, sostiene Settis, è un bene comune e non può essere sfruttata a nostro piacimento perché “distruggere il paesaggio significa distruggere la nostra memoria collettiva”.
Da Remo Bodei il monito: “Sprechiamo troppa intelligenza e vita, mentre serve rispetto verso la natura. […] Le risorse naturali sono state saccheggiate dall’uomo sin dalla nascita della società industriale che ha posto e continua a porre delle nuove sfide alla biosfera. La natura è stata violentata e oggi è un po’ come una “mater dolorosa”.
Nel discorso di Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose, la natura assume le sembianze del pane: “Il pane ci arriva dalla natura che è frutto della cultura, ovvero del lavoro dell’uomo”. Siamo tutti coinquilini della terra, aggiunge in uno degli interventi più significativi del festival, che ha lasciato a bocca aperta credenti e atei, cristiani e non: “Oggi si fa urgente un comandamento: ama la terra come te stesso. Sulle nostre sementi selezionate da generazioni incombe una minaccia: su questa opera anonima e grandiosa dei contadini dell’umanità si vorrebbe delineare una storia futura di privatizzazione, in cui questo patrimonio universale fatto di semi e acqua potrebbe finire nelle mani di poche multinazionali”. “Diventare umani” è l’appello finale del priore.
Nonostante gli interventi siano stati molto diversi tra di loro, il messaggio del festival è stato chiaro e diretto: la natura è un bene comune e come tale deve essere difeso, tutelato e curato da ognuno di noi. E soprattutto i giovani, attraverso la cooperazione e la valorizzazione dell’interesse collettivo, possono guardare con speranza al futuro facendo tesoro degli errori del passato.
della nostra inviata Benedetta Biasci
Si è concluso ieri il Festival della Filosofia, l’unica manifestazione italiana entrata a far parte del Programma Cultura dell’Unione Europea. Come salvare la natura dall’uso indiscriminato che ne sta facendo l’uomo? Quali politiche ed economie attualizzare per difendere l’ambiente e il mondo che ci circonda? Come evitare il consumo eccessivo della natura? Problematiche attualissime che, alla luce dei progressi delle scienze naturali e della biologia, hanno coinvolto molteplici riflessioni, spaziando dalla questione bioetica a quella politica ed economica.
In migliaia hanno assistito alle lezioni filosofiche: piazze piene fino all’orlo, nelle quali i veri protagonisti erano i giovani, così attenti in un silenzio quasi surreale, apparentemente incompatibile con l’immensa folla di persone. Molti gli interventi di filosofi italiani e stranieri che, con punti di vista diversi, hanno affrontato la questione “natura”. I filosofi greci non sono poi così lontani da noi, sostiene Giovanni Ghiselli, che per anni si è occupato di Didattica della letteratura greca: dalle letture classiche possiamo imparare l’attenzione verso la natura e uno stile di vita che sia in armonia con essa.
Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte tra i più autorevoli, ci riporta all’oggi, evidenziando uno dei paradossi che affligge l’Italia: “L’Italia è il paese con il minor tasso demografico in Europa, eppure è il paese con il più alto uso del suolo […]. Stiamo riducendo in misura preoccupante la superficie agricola utilizzabile”. La natura, sostiene Settis, è un bene comune e non può essere sfruttata a nostro piacimento perché “distruggere il paesaggio significa distruggere la nostra memoria collettiva”.
Da Remo Bodei il monito: “Sprechiamo troppa intelligenza e vita, mentre serve rispetto verso la natura. […] Le risorse naturali sono state saccheggiate dall’uomo sin dalla nascita della società industriale che ha posto e continua a porre delle nuove sfide alla biosfera. La natura è stata violentata e oggi è un po’ come una “mater dolorosa”.
Nel discorso di Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose, la natura assume le sembianze del pane: “Il pane ci arriva dalla natura che è frutto della cultura, ovvero del lavoro dell’uomo”. Siamo tutti coinquilini della terra, aggiunge in uno degli interventi più significativi del festival, che ha lasciato a bocca aperta credenti e atei, cristiani e non: “Oggi si fa urgente un comandamento: ama la terra come te stesso. Sulle nostre sementi selezionate da generazioni incombe una minaccia: su questa opera anonima e grandiosa dei contadini dell’umanità si vorrebbe delineare una storia futura di privatizzazione, in cui questo patrimonio universale fatto di semi e acqua potrebbe finire nelle mani di poche multinazionali”. “Diventare umani” è l’appello finale del priore.
Nonostante gli interventi siano stati molto diversi tra di loro, il messaggio del festival è stato chiaro e diretto: la natura è un bene comune e come tale deve essere difeso, tutelato e curato da ognuno di noi. E soprattutto i giovani, attraverso la cooperazione e la valorizzazione dell’interesse collettivo, possono guardare con speranza al futuro facendo tesoro degli errori del passato.
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