Nelle aree rurali oltre il 60% non termina gli studi primari. Le famiglie inviano le figlie a scuola solo per accedere ai programmi di sussidio.
Kathmandu (AsiaNews) – Oltre il 60% delle bambine nepalesi residenti nelle aree rurali abbandona la scuola a causa della povertà e delle rigide tradizioni indù che discriminano le donne. È quanto emerge da un recente studio dello United Nation World Food Program (Unwfp). Secondo lo studio, molti genitori mandano a scuola le proprie figlie per usufruire degli incentivi economici distribuiti da Onu e ong.
Gangadhar Joshi, coordinatore dell’Unwfp nel distretto di Darchula (Nepal occidentale), spiega che in molti villaggi i genitori portano le bambine solo nei giorni di distribuzione degli aiuti. Una volta terminato il ciclo di aiuti, ritirano le bambine.
In Nepal circa il 70% della popolazione è di religione indù. Tale cultura è stata promossa per secoli da una monarchia confessionale e a tutt’oggi influenza tutta la società. La popolazione è divisa in 60 caste e sotto-caste e circa 100 etnie, che nelle aree più povere non tengono conto della differenza di credo religioso. L’accesso alla scuola pubblica o gestita da organizzazioni non governative risente della divisione di casta, gruppo e genere. Le bambine di origine Dalit o tribali hanno poche possibilità di completare il ciclo primario, che invece è consentito ai maschi. Per guadagnare la propria indipendenza centinaia di donne hanno aderito alla rivoluzione maoista (1996 – 2006). Essa è iniziata dai distretti occidentali del Paese, più soggetti alla discriminazione per casta e genere, e nel 2006 ha fatto cadere la monarchia indù.
Manprasad Wagle, esperto di educazione, sottolinea che nelle aree rurali la donna è considerata un soggetto di seconda classe. La sua vita dipende ancora dal marito e dai maschi della famiglia. A ciò si aggiungono le credenze indù. Molti padri fanno sposare le loro figlie ancora bambine perché secondo la tradizione se una donna si sposa prima delle mestruazioni farà guadagnare l’entrata in paradiso alla famiglia. Per i genitori la scuola fa perdere loro questa opportunità. Molte bambine a 8-9 anni vivono già in casa con il proprio marito.
Con la proclamazione dello Starto laico nel 2006 la situazione è migliorata. Tuttavia mancano strutture adeguate ad accogliere studenti di entrambi i sessi. La maggior parte degli istituti è pensata per i maschi, non hanno bagni divisi per sesso, oppure sono a cielo aperto. Alle bambine spesso non è permesso lavarsi o toccare l’acqua perché potrebbero renderla impura. Ciò spinge le giovani a rinunciare a leggere e a scrivere. La loro unica alternativa è ricominciare la scuola da adulte.
Kathmandu (AsiaNews) – Oltre il 60% delle bambine nepalesi residenti nelle aree rurali abbandona la scuola a causa della povertà e delle rigide tradizioni indù che discriminano le donne. È quanto emerge da un recente studio dello United Nation World Food Program (Unwfp). Secondo lo studio, molti genitori mandano a scuola le proprie figlie per usufruire degli incentivi economici distribuiti da Onu e ong.
Gangadhar Joshi, coordinatore dell’Unwfp nel distretto di Darchula (Nepal occidentale), spiega che in molti villaggi i genitori portano le bambine solo nei giorni di distribuzione degli aiuti. Una volta terminato il ciclo di aiuti, ritirano le bambine.
In Nepal circa il 70% della popolazione è di religione indù. Tale cultura è stata promossa per secoli da una monarchia confessionale e a tutt’oggi influenza tutta la società. La popolazione è divisa in 60 caste e sotto-caste e circa 100 etnie, che nelle aree più povere non tengono conto della differenza di credo religioso. L’accesso alla scuola pubblica o gestita da organizzazioni non governative risente della divisione di casta, gruppo e genere. Le bambine di origine Dalit o tribali hanno poche possibilità di completare il ciclo primario, che invece è consentito ai maschi. Per guadagnare la propria indipendenza centinaia di donne hanno aderito alla rivoluzione maoista (1996 – 2006). Essa è iniziata dai distretti occidentali del Paese, più soggetti alla discriminazione per casta e genere, e nel 2006 ha fatto cadere la monarchia indù.
Manprasad Wagle, esperto di educazione, sottolinea che nelle aree rurali la donna è considerata un soggetto di seconda classe. La sua vita dipende ancora dal marito e dai maschi della famiglia. A ciò si aggiungono le credenze indù. Molti padri fanno sposare le loro figlie ancora bambine perché secondo la tradizione se una donna si sposa prima delle mestruazioni farà guadagnare l’entrata in paradiso alla famiglia. Per i genitori la scuola fa perdere loro questa opportunità. Molte bambine a 8-9 anni vivono già in casa con il proprio marito.
Con la proclamazione dello Starto laico nel 2006 la situazione è migliorata. Tuttavia mancano strutture adeguate ad accogliere studenti di entrambi i sessi. La maggior parte degli istituti è pensata per i maschi, non hanno bagni divisi per sesso, oppure sono a cielo aperto. Alle bambine spesso non è permesso lavarsi o toccare l’acqua perché potrebbero renderla impura. Ciò spinge le giovani a rinunciare a leggere e a scrivere. La loro unica alternativa è ricominciare la scuola da adulte.
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