martedì, settembre 20, 2011
Il casolare dove fu ucciso il giornalista abbandonato al degrado. L'appello della famiglia.

Liberainformazione - "Salviamo il casolare e tutto ciò che conserva l'ultimo respiro di Peppino..", questo il cuore, nel senso letterale della parola, dell'appello lanciato in queste ore da radio Centopassi e da Giovanni Impastato, fratello di Peppino, morto ammazzato dalla mafia, affinchè quel luogo sia trasformato in una sorta di museo all'aperto. Del resto, già da anni, centinaia e centinaia di perone si recano lì per onorare la memoria di chi è morto per difendere la legalità contro la mafia.


Gli amministratori del comune di Cinisi, Palermo, si erano impegnati ad espropriare l'area e ad utilizzarla per realizzare una sorta di museo a cielo aperto, un luogo dove recarsi non solo per deporre un fiore o per recitare una preghiera, ma anche un punto di incontro per scuole, gruppi, assoiazioni che non vogliono dimenticare, ma soprattutto desiderano progettare un futuro libero dalle cosche, dagli amici degli amici, dalle istituzioni deboli o conniventi.

Attualmente il luogo dove Peppino fu ammazzato, in località Feudi, a pochi chilometri da Cinisi, è ridotto in condizioni pietose, mancano i soldi, almeno così dicono gli amministratori, per realizzare la struttura prevista, forse potrebbe persino essere cancellato il ricordo di quell'agguato assassino. Forse per trovarli basterebbe chiedere al governo di tassare i capitali mafiosi rientrati in Italia, grazie "al provvidenziale scudo", protetti dal più totale e amichevole degli anonimati.

Per questo Giovanni Impastato, la radio Centopassi, tanti altri amici ed associazioni hanno rivolto un appello al comune, e a tutte le istituzioni, locali e nazionali, affinchè ci sia una grande e convinta mobilitazione civile e popolare, per impedire che si consumi, anche involontariamente , un nuovo sfregio, una sorta di oltraggio alla e della memoria di Peppino. Mai come oggi Peppino merita di essere onorato per la sua indomita battaglia contro le mafie, ma anche perchè lo fece a mani nude, usando la penna e il microfono, senza mai piegarsi alle minacce di chi gli chiedeva di autoimbavagliarsi o di autocensurarsi.

Ricordare la sua memoria e il suo coraggio ci sembra ancora più attuale in queste ore, dove il senso della dignità individuale e collettiva sembra essere stato sepolto da quintali di fango, politico ed etico. Per ripartire ci sarà bisogno anche di coltivare la memoria dei tanti Peppino Impastato che hanno davvero onorato la Costituzione e la legalità repubblicana. Per queste ragioni Articolo 21 tutta, a cominiare dal presidente Federico Orlando e dal segretario Tommaso Fulfaro, non solo aderice all'appello, ma ha anche deciso di promuovere la raccolto di firme sul sito della associaione.

Se i familiari lo vorranno, a cominciare dal fratello Giovanni, noi saremmo onorati di assegnare proprio alla radio Centopassi il tradizionale premio che Articolo 21 consegna a chi si batte per la libertà di informazione e contro ogni bavaglio.

Nei prossimi giorni, inevitabilmente, saremo costretti ad indire una grande manifestazione nazionale per opporci al tentativo dichiarato di far calare la notte sull'Italia, di far calare un immenso bavaglio sulle redazioni e di accecare la pubblica opinione, affinchè nulla veda e nulla sappia sul degrado politico, etico e sociale che ci ha ormai ridotto ad una sorta di fogna a cielo aperto. In quella occasione sarà doveroso dare la parola a chi i bavagli li ha contrastati a costo della vita e non vi è dubbio che Peppino Impastato, e non solo lui, dovrà essere non solo ricordato per il suo sacrificio, ma anche perchè, ancora oggi, rappresenta una riserva di dignità e di senso civico alla quale attingere per sperare nella rinascita nazionale.

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