A Riad, capitale dell'Arabia Saudita e uno dei centri più rigidi con l'universo femminile, si assiste a una nuova apertura da parte del re Abdullah: dopo la storica concessione dei diritti politici di tre giorni fa il re ha infatti annullato la condanna a dieci frustate inflitta a Sheima, una donna che aveva sfidato il divieto di guidare l'auto.
di Claudia Zichi
La notizia si è diffusa grazie a Twitter, dove la principessa Basma bint Abdelaziz Al Saud ha reso partecipe il mondo del web: "Grazie al cielo la flagellazione di Sheima è stata annullata. Grazie al nostro re beneamato. Sono sicura che tutte le donne saudite saranno felici. Di sicuro è così che mi sento". Il divieto per le donne di guidare un'automobile è in vigore dal 1990 e si inserisce in una serie di dure limitazioni che rendono problematica la condizione della donna in questi luoghi: le donne infatti, senza il permesso di un familiare maschio, non possono lavorare, viaggiare e neppure recarsi dal medico.
Tuttavia a giugno hanno combattuto per una grande conquista: munite di una bandiera saudita per manifestare la loro fedeltà alla patria e di una patente internazionale, coperte dal Niqab e preferibilmente con un uomo in macchina per scoraggiare aggressioni da parte degli ultraconservatori, si sono messe in auto per andare a portare i figli a scuola o per fare la spesa al supermercato. Il tutto è stato documentato da video subito postati sulla rete, simbolo del "noi ci stiamo". Alcune di loro sono state multate, altre arrestate, tra cui le due più famose militanti per i diritti delle donne Najila Hariri e Manal al-Sharif, fino alla condanna a dieci frustate inflitta ieri da un tribunale di Gedda a Sheima. L'annullamento della condanna da parte del re Abdullah fa ben sperare che possano realizzarsi altre concessioni.
Il re aveva anche annunciato che avrebbe restituito alle donne i diritti politici, dal voto alla possibilità di candidarsi, ma questo richiede tempi lunghi e modalità graduali. La rivoluzione non si fa in quattro giorni (data delle prossime elezioni): tutto è rimandato alle municipali del 2015. L'apporto di Twitter e social network sarà fondamentale anche in questo processo, suscitando risposte inattese e accelerando il ritmo del cambiamento più di quanto non si immagini.
In Arabia Saudita il totale di iscritti a Twitter è infatti cresciuto del 240% nel 2010, percentuale elevatissima rispetto alla media mondiale. I tweets hanno raggiunto un incremento del 440% contro il 95% nel resto del globo, dimostrando come Twitter stia crescendo di giorno in giorno e anche in paesi tradizionalmente (ed erroneamente) ritenuti meno tecnologici.
Per non correre troppi rischi il regno ha annunciato future restrizioni proprio nel campo del web: blog e media on-line dovranno avere un editore approvato direttamente dal Ministero della Cultura e ottenere una licenza prima di poter aprire i battenti. Questo "lasciapassare" sarà concesso solamente a chi dimostrerà di avere tali requisiti: cittadinanza saudita, più di 20 anni di età, un titolo scolastico e "documenti che attestino" un comportamento adeguato. Ma questi "paletti" non impediranno al mondo del web e dell'informazione on line di continuare la propria espansione.
di Claudia Zichi
La notizia si è diffusa grazie a Twitter, dove la principessa Basma bint Abdelaziz Al Saud ha reso partecipe il mondo del web: "Grazie al cielo la flagellazione di Sheima è stata annullata. Grazie al nostro re beneamato. Sono sicura che tutte le donne saudite saranno felici. Di sicuro è così che mi sento". Il divieto per le donne di guidare un'automobile è in vigore dal 1990 e si inserisce in una serie di dure limitazioni che rendono problematica la condizione della donna in questi luoghi: le donne infatti, senza il permesso di un familiare maschio, non possono lavorare, viaggiare e neppure recarsi dal medico.
Tuttavia a giugno hanno combattuto per una grande conquista: munite di una bandiera saudita per manifestare la loro fedeltà alla patria e di una patente internazionale, coperte dal Niqab e preferibilmente con un uomo in macchina per scoraggiare aggressioni da parte degli ultraconservatori, si sono messe in auto per andare a portare i figli a scuola o per fare la spesa al supermercato. Il tutto è stato documentato da video subito postati sulla rete, simbolo del "noi ci stiamo". Alcune di loro sono state multate, altre arrestate, tra cui le due più famose militanti per i diritti delle donne Najila Hariri e Manal al-Sharif, fino alla condanna a dieci frustate inflitta ieri da un tribunale di Gedda a Sheima. L'annullamento della condanna da parte del re Abdullah fa ben sperare che possano realizzarsi altre concessioni.
Il re aveva anche annunciato che avrebbe restituito alle donne i diritti politici, dal voto alla possibilità di candidarsi, ma questo richiede tempi lunghi e modalità graduali. La rivoluzione non si fa in quattro giorni (data delle prossime elezioni): tutto è rimandato alle municipali del 2015. L'apporto di Twitter e social network sarà fondamentale anche in questo processo, suscitando risposte inattese e accelerando il ritmo del cambiamento più di quanto non si immagini.
In Arabia Saudita il totale di iscritti a Twitter è infatti cresciuto del 240% nel 2010, percentuale elevatissima rispetto alla media mondiale. I tweets hanno raggiunto un incremento del 440% contro il 95% nel resto del globo, dimostrando come Twitter stia crescendo di giorno in giorno e anche in paesi tradizionalmente (ed erroneamente) ritenuti meno tecnologici.
Per non correre troppi rischi il regno ha annunciato future restrizioni proprio nel campo del web: blog e media on-line dovranno avere un editore approvato direttamente dal Ministero della Cultura e ottenere una licenza prima di poter aprire i battenti. Questo "lasciapassare" sarà concesso solamente a chi dimostrerà di avere tali requisiti: cittadinanza saudita, più di 20 anni di età, un titolo scolastico e "documenti che attestino" un comportamento adeguato. Ma questi "paletti" non impediranno al mondo del web e dell'informazione on line di continuare la propria espansione.
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