giovedì, settembre 22, 2011
Pubblichiamo il discorso "We the Peoples", con il quale il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha aperto l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

GreenReport - Verso la fine del prossimo mese nascerà un bambino: il settemiliardesimo cittadino del nostro pianeta Terra. Supponiamo che questo bambino sia una femmina. Molto probabilmente sarà povera. Può essere che crescerà fino ad essere sana e forte, ma può essere anche di no. Se lei sarà particolarmente fortunata, andrà a scuola e partirà alla scoperta del mondo, piena di speranze e sogni. Sappiamo solo una Cosa con certezza: il mondo nel quale arriverà è segnato da cambiamenti immensi e imprevedibili: ambientali, demografici, economici, geopolitici, tecnologici.
La popolazione mondiale è triplicata da quando le Nazioni Unite sono state create. E il nostro numero continua a crescere. Così premiamo su territorio, energia, cibo e acqua. La crisi economica globale continua a scuotere business, governi e famiglie in tutto il mondo. La disoccupazione è in aumento. L'ineguaglianze sociali crescono sempre più. Troppe persone vivono nella paura.
Le Nazioni Unite esistono per servire coloro nel cui nome sono state concepite: "We the Peoples". Nel corso degli ultimi cinque anni, come segretario generale delle Nazioni Unite ho girato il mondo per incontrare le persone dove vivono, per ascoltare le loro speranze e paure. Due settimane fa ho visitato Kiribati e le Isole Salomone. Gli abitanti dei villaggi mi ha detto della loro paura per il cambiamento climatico. Il mare che sale allaga le loro case. Un giorno, potrebbero essere spazzate via del tutto. Una giovane ragazza chiamata Tamauri si è fece coraggio ed ha parlato:"Che ne sarà di noi? - ha chiesto - Che cosa possono fare le Nazioni Unite per noi?"
Oggi, pongo la domanda a tutti voi, Illustri Capi di Stato e di governo e leader del mondo. Che cosa possiamo fare? Come possiamo aiutare la nostra gente a trovare maggiore pace, prosperità e giustizia in un mondo di crisi?
Mentre rifletto sul periodo in cui sono stato in carica negli ultimi cinque anni, sono colmo di un'appassionata convinzione: la fede incrollabile nella importanza che continuino ed esistere queste nobili Nazioni Unite. Oggi vorrei condividere con voi la mia prospettiva sulla via da seguire. Per come la vedo io, abbiamo cinque imperativi, cinque opportunità generazionali, per plasmare il mondo di domani, con le decisioni che prendiamo oggi.
Il primo e più grande di questi è lo sviluppo sostenibile: l'imperativo del XXI secolo. Salvare il nostro pianeta, sollevare le persone dalla povertà, promuovere la crescita economica, questo fa parte della stessa lotta. Dobbiamo collegare i punti tra il cambiamento climatico, scarsità d'acqua, scarsità di energia, salute globale, sicurezza alimentare e l'aumento di potere delle donne. Le soluzioni per un problema devono essere le soluzioni per tutti.
"Rio +20" deve essere un successo. Dobbiamo fare progressi determinanti in materia di cambiamento climatico. Non possiamo bruciare la nostra strada verso il futuro. Non possiamo far finta che il pericolo non esista o scansarlo perché colpisca qualcun altro. Oggi vi invito a raggiungere un accordo vincolante sul cambiamento climatico: un accordo con più ambiziosi obiettivi nazionali e per le emissioni globali. Abbiamo bisogno di un'azione sul campo, ora, su taglio emissioni ed adattamento.
L'energia è fondamentale, per il nostro pianeta e per il nostro stile di vita. È per questo che abbiamo lanciato una nuova pionieristica iniziativa, "Sustainable Energy for All". Dobbiamo investire nelle persone, in particolare nel campo dell'istruzione e nella salute delle donne e dei bambini. Lo sviluppo non è sostenibile se non è equo e serve a tutte le persone. Dobbiamo intensificare i nostri sforzi per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio ed oltre. Oggi vi invito a pensare ancora più in grande ed oltre la scadenza del 2015. Cerchiamo di sviluppare una nuova generazione di obiettivi dello sviluppo sostenibile, per riprendere da dove terminano gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Mettiamoci d'accordo sui mezzi per raggiungerli.
La seconda grande opportunità è la prevenzione. Quest'anno, bilancio totale delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace è di 8 miliardi di dollari. Dobbiamo prendere in considerazione il risparmio, se agiamo prima che i conflitti scoppino, schierando missioni di mediazione politica, per esempio, piuttosto che le truppe. Noi sappiamo come farlo. I nostri dati lo provano, in Guinea, Kenya, Kirghizistan. Per prevenire violazioni dei diritti umani, dobbiamo lavorare di più per lo Stato di diritto ed essere contro l'impunità. Abbiamo realizzato la nuova dimensione della "responsibility to protect", continueremo.
Per prevenire i danni derivanti dalle catastrofi naturali, dobbiamo lavorare per una migliore preparazione riduzione del rischio di disastri e ricordarci che lo sviluppo è in definitiva la migliore prevenzione. Oggi chiedo il vostro sostegno. Cerchiamo di impegnare le risorse necessarie. Innalziamo la "prevenzione" da un concetto astratto ad un principio operativo di base, attraverso l'intero spettro del nostro lavoro.
Il terzo imperativo è: costruire un mondo più sicuro: la nostra responsabilità primaria come Nazioni Unite. Quest'anno siamo stati messi a dura prova. In Costa d'Avorio, che era rimasta bloccata per quanto riguarda la democrazia e i diritti umani. Lavorando a stretto contatto con i nostri partner regionali, abbiamo fatto la differenza nella vita di milioni di persone. In Afghanistan e in Iraq, abbiamo effettuato le nostre missioni con determinazione e impegno verso la popolazione di queste orgogliose nazioni. In Darfur, continuiamo a salvare vite umane e aiutiamo a mantenere la pace in condizioni difficili. Il nostro successo richiede la cooperazione e il pieno sostegno della comunità internazionale, delle parti sul territorio e del governo sudanese. In Sudan, le parti del Comprehensive Peace Agreement devono lavorare di più insieme per prevenire i conflitti e risolvere le questioni pendenti. In Medio Oriente, dobbiamo sbloccare la situazione. Abbiamo a lungo concordato che i palestinesi meritano uno Stato. Israele ha bisogno di sicurezza. Entrambi vogliono la pace. Ci impegniamo a fare sforzi incessanti per contribuire a realizzare che la pace attraverso una soluzione negoziata.
Dobbiamo essere più innovativi nel massimizzare un'unica forza per quel patrimonio che è il peacekeeping Nazioni Unite. Essere pionieri di nuovi approcci. Abbiamo rafforzato la nostra assistenza sul campo e riconfigurato l'architettura delle operazioni di peacekeeping. In luoghi come la Repubblica democratica del Congo e la Sierra Leone, stiamo costruendo la pace facendo avanzare la società civile, la promozione dello Stato di diritto e la creazione di istituzioni governative oneste ed efficaci. Oggi siamo in grado di dare una risposta più rapida ed efficace che mai, e continueremo. Restiamo il primo soccorritore di emergenza al mondo: in Pakistan, Haiti e altrove. È essenziale che continuiamo a costruire il nostro strumento più innovativo ed efficace per gli aiuti umanitari: il Central Emergency Response Fund, o Cerf. La fame in Somalia continua a diffondersi. Mi appello a voi: contribuire a salvare i bambini del Corno d'Africa.
Come abbiamo imparato a Fukushima e altrove, gli incidenti nucleari non rispettano i confini nazionali. Abbiamo bisogno di un'azione globale. Abbiamo bisogno di forti standard internazionali di sicurezza per prevenire futuri disastri. Cerchiamo di continuare a spingere sul disarmo e la non proliferazione. Cerchiamo di realizzare il sogno: un mondo libero dalle armi nucleari.
La quarta grande opportunità è: sostenere i Paesi in transizione. I drammatici eventi di quest'anno in Nord Africa e del Medio Oriente ci hanno ispirato. Cerchiamo di contribuire a rendere la primavera araba una stagione di speranza per tutti. In Libia stiamo dispiegando una nuova missione di sostegno delle Nazioni Unite per assistere le autorità libiche ad istituire un nuovo Governo ed ordinamento giuridico, in linea con le aspirazioni del popolo libico. La Siria è una preoccupazione speciale. Per 6 mesi abbiamo assistito ad un'escalation di violenza e repressione. Il governo ha ripetutamente promesso di intraprendere riforme e di ascoltare la sua gente. Non l'ha fatto. Il momento di agire è adesso. La violenza deve cessare.
Anche altri guardano a noi. Può essere un Paese uscito dalla guerra, può trattarsi di un altro in transizione dall'autocrazia alla democrazia, dalla povertà ad una nuova prosperità. Le Nazioni Unite devono aiutare quel Paese a trovare la strada giusta. Questo può riguardare il sostegno per ripristinare la giustizia o costruire la spina dorsale dei servizi pubblici. Può significare aiutare a organizzare le elezioni o a scrivere una costituzione. La nostra sfida oggi è quella di concretizzare questi progressi ed applicare le lezioni apprese. In nessun luogo questo sfida risulta più chiara che nei nostri sforzi per aiutare il Sud Sudan a costruire uno Stato funzionante dopo decenni di conflitti.
Quinto e ultimo: possiamo far avanzare eccezionalmente i nostri sforzi in ogni ambito, lavorando con e lavorando per le donne e i giovani.
Le donne reggono più della metà del cielo e rappresentano gran parte del potenziale non realizzato del mondo. Sono le educatrici. Crescono i bambini, tengono insieme le famiglie e sempre più stimolano le economie. Sono leader naturali. Abbiamo bisogno del loro pieno impegno: nel governo, nelle imprese e nella società civile. E quest'anno, per la prima volta, abbiamo l'UN Women, il nostro motore unico e potente per un cambiamento dinamico.
Sono particolarmente lieto di vedere tante donne all'Assemblea Generale di quest'anno. Accolgo con favore, in particolare, il prossimo speaker, il presidente brasiliano Dilma Rousseff, prima donna nella storia delle Nazioni Unite ad aprire il nostro dibattito generale. Possiamo essere orgogliosi delle molte donne leader che abbiamo alle Nazioni Unite. Continueremo la nostra politica di promozione delle donne a tutti i livelli dell'organizzazione. E ci concentreremo sulla nuova generazione. I giovani sono più del nostro futuro: sono anche il nostro presente, sia per numero che per come guidano il cambiamento politico e sociale. Dobbiamo trovare nuovi modi per creare posti di lavoro dignitosi e opportunità per loro, in tutto il mondo.
Queste sono sfide straordinarie. Non siamo in grado di rispondere loro in modo ordinario. Abbiamo bisogno di una cosa sopra ogni altra cosa: la solidarietà. Che inizia con una cosa ovvia: senza risorse, non possiamo riuscirci. Oggi chiedo che i Governi che hanno tradizionalmente sostenuto la parte del leone dei costi non ammaino la bandiera della loro generosità. I budget sono limitati, ma sappiamo anche che investire attraverso le Nazioni Unite è la politica intelligente. La ripartizione degli oneri rende il carico più leggero. Tornare ad un ridimensionamento non è la risposta.
Tra di voi ci sono delle Potenze in crescita, il cui dinamismo è sempre più un driver crescente dell'economia globale: con il potere arriva la responsabilità. A voi tutti, chiedo che diate quel che potete: competenze, caschi blu, elicotteri. Mai sottovalutare il potere della vostra leadership. Ancora e ancora, ho visto come le nazioni più piccole diano alcuni dei più grandi contributi al nostro lavoro. I governi non possono fare tutto il lavoro da soli. Per offrire a chi è nel bisogno, dobbiamo allargare la nostra base ed estendere la nostra portata. Dobbiamo sfruttare tutta la potenza della partnership in tutta l'organizzazione. I nostri successi contro la malaria indicano la strada. Vediamo il potere di trasformazione della società nella nostra iniziativa "Every Woman, Every Child", con impegni di finanziamento per più di 40 miliardi di dollari, quattro volte il bilancio annuale delle Nazioni Unite. Quando uniamo a quelle delle Nazioni Unite le risorse senza precedenti provenienti da authority e risorse tecniche, con i vari punti di forza di governi, settore privato e società civile, siamo una forza formidabile per il bene.
Infine, bisogna adattarsi ai tempi che cambiano. In questo periodo di austerità, dobbiamo fare di più con meno. Dobbiamo investire saggiamente i soldi dei contribuenti globali, eliminare gli sprechi ed evitare la duplicazione di "Delivering as One". Responsabilità e trasparenza rimangono la nostra parole d'ordine. Siamo responsabili nei confronti degli Stati membri, eppure non possiamo diventare più efficienti senza il loro sostegno forte e coerente. Abbiamo bisogno di semplificare il processo di bilancio e di aiutare le Nazioni Unite a fornire ad un costo nessuna nazione può eguagliare per conto suo. Dobbiamo continuare a spingere per realizzare una forza lavoro più moderna e mobile: Nazioni Unite che siano più veloci e più flessibili, Nazioni Unite che innovano e si avvalgono del potere dei social media e delle nuove tecnologie, Nazioni Unite che aiutano a risolvere i problemi del mondo reale in tempo reale.
Infine, ma certo non meno importante, cerchiamo di fare tutto il possibile per proteggere il nostro staff delle Nazioni Unite. Abbiamo perso tante vite, le Nazioni Unite sono diventato un bersaglio troppo soft. Oggi ricordiamo con gratitudine coloro che servono con tanta dedizione in tanti luoghi pericolosi.
Qui, in questa grande sala, le isole in erosione nel vasto Pacifico possono sembrare molto lontane. Eppure ho risentito l'appello di quella giovane ragazza così chiaramente, come se fosse accanto a me. Forse è perché, 60 anni fa, ero quel bambino. Le Nazioni Unite sono la risposta, come lo erano allora. In piedi qui, oggi, ho sentito molti milioni di altri ragazzi e ragazze, che chiedono il nostro aiuto, in cerca di speranza.
"We the peoples"; 7 miliardi guardano a noi, i leader del mondo. Hanno bisogno di soluzioni. Chiedono leadership. Vogliono farci agire. Agire con compassione, coraggio e convinzione. Agire di concerto: nazioni unite con le Nazioni Unite. Cerchiamo di portare avanti questo cammino insieme.

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