sabato, settembre 17, 2011
Dopo mesi le indagini ritornano al punto di partenza. Tutti gli indizi portano al cantiere di Mapello e sulla morte di Yara Gambirasio si riapre il capitolo Mohamed Fikri, l’unico indagato di questo di delitto, poi rilasciato e tornato in patria.

di Federica Scorpo

E’ il 26 novembre quando la piccola Yara Gambirasio esce da casa a Brembate per dirigersi in palestra. Alle 18.30, secondo la ricostruzione, esce dalla palestra ed è lì che scompare: di lei nessuna traccia. L’unico riscontro vuole che alle 18:49 agganci una cella di Mapello, dove si trova il cantiere al centro adesso delle indagini. Anche i cani molecolari durante le prime ricerche avevano fiutato in quei luoghi tracce della ragazzina scomparsa. Sul percorso che avrebbe fatto Yara c’è qualche testimonianza, di cui una che vede passare un furgone bianco sospetto. Mentre, assodato dai riscontri sul corpo che si possa trattare di un delitto a sfondo sessuale, nei suoi polmoni è stata trovata polvere compatibile con quella dei pavimenti lavorati proprio nel cantiere di Mapello.

“L’assassino è tra noi”, una frase spesso pronunciata soprattutto dal parroco di Brembate, sembra così aver perso di credibilità: l’assassino a questo punto potrebbe essere anche una persona di passaggio, persino straniera, e che non conosceva Yara. Adesso infatti c’è una lista di 130 persone, molti extracomunitari, che avrebbero lavorato in quel cantiere , alcuni dei quali rientrati nei loro paesi d’origine proprio nei primi giorni delle ricerche di Yara. Gli investigatori stanno valutando se far rientrare queste persone in Italia per prelevare il loro Dna, come conferma il Pm Letizia Ruggeri intervistata a Quarto Grado. Stranamente non si è pensato prima di fare accertamenti: la pista del cantiere infatti fu la prima ad emergere e sfumò velocemente, tanto che l’unico indagato fu poi rilasciato.
Mohamed Fikri entrò nel delitto a causa di alcune intercettazioni che lo vedevano fare, in lingua araba, alcune dichiarazioni sospette. In particolare al telefono Fikri avrebbe detto alla sua ragazza: “Allah mi perdoni, non l’ho uccisa io”, e ancora ”l’hanno uccisa davanti al cancello”. Tramite diversi traduttori si arrivò a capire che si trattava appunto solo di un problema di traduzione. Fikri fu così rilasciato, anche se il suo fascicolo non è chiuso ma in attesa: forse proprio queste nuove ipotesi potrebbero riaprire tutto.
Ieri sera Mohamed Fikri è stato intervistato da una giornalista di Quarto Grado. Tanti “non lo so” alle domande sul perché avesse detto quelle frasi. Un comportamento che sicuramente alimenta sospetti: Fikri sa qualcosa o semplicemente si è trovato in una posizione scomoda?

Le indagini sul caso di Yara sono strettamente riservate: nessuno a quanto pare ha mai potuto leggere gli atti dell’inchiesta né mai sono stati resi noti. Tutto quello che emerge è frutto di ricostruzioni e notizie trapelate, ma delle indagini si sa ben poco. Così come della morte della piccola Yara, in cui ci sono ancora molti punti oscuri su cui far luce.

Sono presenti 2 commenti

Anonimo ha detto...

Purtroppo Letizia non è perfetta, anzi sarebbe da licenziare!

Anonimo ha detto...

Daccordo con il commento precedente, non se ne può più di incompetenti così come il pm Ruggeri, è ora di spedirli a lavorare seriamente, vergogna!

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