Elisabetta Lo Iacono ci parla del libro di Lucio Brunelli e Alver Metalli edito da Fazi Editore
“Il rumore s’era fatto assordante. Attorno a sé udiva le voci smarrite dei confratelli. Tutti, adesso, s’erano alzati in piedi, la testa verso la volta, protesi a decifrare quel rumore strano e minaccioso che incombeva sulle loro teste”. Sono gli istanti febbrili, intrisi di incredulità, vissuti dai cardinali riuniti nella Cappella Sistina per l’elezione del nuovo pontefice. Gli attimi che precedono il momento in cui un aereo di linea precipita sul conclave, smembrando gli affreschi capolavoro di Michelangelo, sotto ai quali rimarranno sepolti i cardinali elettori. È questo il momento cruciale da cui si dipana l’accattivante thriller “Il giorno del giudizio” (Fazi editore) scritto a quattro mani da Lucio Brunelli, vaticanista del Tg2, e da Alver Metalli, giornalista e scrittore. Un libro dove finzione e realtà si legano in forma inestricabile, anche per il ricco realismo descrittivo derivante dalla diretta conoscenza dell’ambiente vaticano.
La fedele descrizione dei luoghi, dei rituali, dei documenti e della recente storia della Chiesa scivola impercettibilmente nell’ambito della ricostruzione fantastica, in un futuro che, proprio perché tanto legato all’oggi, sembra consumarsi nel momento esatto in cui si leggono febbrilmente quelle pagine. È, dunque, come se il romanzo stesso si trasformasse in cronaca, in una cronaca che odora di apocalisse.
La prima regola quando si parla di un thriller è di svelare il meno possibile per non intaccare l’affascinante viaggio che il lettore compirà tra le pagine di Brunelli e Metalli con i tanti e inattesi colpi di scena ma anche con rilevanti spunti di riflessione. Il taglio romanzesco si lega strettamente all’attualità, affrontando le problematiche legate a una Chiesa che si ritrova, all’improvviso e per la prima volta nella sua storia, senza il papa e con il collegio cardinalizio azzerato. Con la scomparsa di papa Leone XIV, figlio di un operaio della Fiat (l’ultimo reale pontefice con questo nome è stato Leone XIII, autore dell’enciclica Rerum Novarum, pietra miliare della dottrina sociale della Chiesa), si vivono i soliti momenti concitati per l’elezione di un nuovo pontefice, in un clima di fede ma anche sotto l’influenza di logiche politiche.
La storia di duemila anni della Chiesa sembra infrangersi all’improvviso in un fatto gravissimo che suscita lo sgomento del mondo intero: innanzitutto per le perdite umane, con la morte di tutti i cardinali riuniti in conclave eccetto uno, per il danno al patrimonio artistico tanto da far rabbrividire il Paolucci del tempo, ma anche per il fatto di schiudere una prospettiva di incertezza sulle dinamiche per l’elezione del nuovo pontefice. Un aspetto questo realmente non contemplato nelle procedure per eleggere il successore di Pietro. Cosa può – e potrebbe accadere – nel momento in cui il collegio dei cardinali elettori viene sterminato da un aereo che precipita sulla Sistina? Come gestire una vicenda tanto complessa dove non mancano persino un cardinale rapito dai guerriglieri delle Farc e uno moribondo?
E poi, quali le cause? Si è trattato di un attentato? Tutto riporta alla storia degli ultimi anni, all’automatismo con cui, troppo spesso, si riconducono le responsabilità a cittadini islamici, ricercando facili chiavi di lettura nelle moderne guerre di religione e di culture.
Il racconto si sviluppa nell’incalzante successione dei protagonisti, presentati con uno stile che sa di cronaca, con finestre che si aprono sull’attualità, su passioni, limiti e convinzioni dei nostri tempi, su profezie e personaggi che vendono verità a piene mani, giocando sul fatto che - come scrivono Brunelli e Metalli citando Gilbert Chesterton - “quando la gente smette di credere in Dio, non è vero che non crede più in niente. Crede a tutto”. Ma ecco che viene eletto il nuovo papa e chissà quali orizzonti potrà schiudere alla Chiesa del futuro...
“Il rumore s’era fatto assordante. Attorno a sé udiva le voci smarrite dei confratelli. Tutti, adesso, s’erano alzati in piedi, la testa verso la volta, protesi a decifrare quel rumore strano e minaccioso che incombeva sulle loro teste”. Sono gli istanti febbrili, intrisi di incredulità, vissuti dai cardinali riuniti nella Cappella Sistina per l’elezione del nuovo pontefice. Gli attimi che precedono il momento in cui un aereo di linea precipita sul conclave, smembrando gli affreschi capolavoro di Michelangelo, sotto ai quali rimarranno sepolti i cardinali elettori. È questo il momento cruciale da cui si dipana l’accattivante thriller “Il giorno del giudizio” (Fazi editore) scritto a quattro mani da Lucio Brunelli, vaticanista del Tg2, e da Alver Metalli, giornalista e scrittore. Un libro dove finzione e realtà si legano in forma inestricabile, anche per il ricco realismo descrittivo derivante dalla diretta conoscenza dell’ambiente vaticano.
La fedele descrizione dei luoghi, dei rituali, dei documenti e della recente storia della Chiesa scivola impercettibilmente nell’ambito della ricostruzione fantastica, in un futuro che, proprio perché tanto legato all’oggi, sembra consumarsi nel momento esatto in cui si leggono febbrilmente quelle pagine. È, dunque, come se il romanzo stesso si trasformasse in cronaca, in una cronaca che odora di apocalisse.
La prima regola quando si parla di un thriller è di svelare il meno possibile per non intaccare l’affascinante viaggio che il lettore compirà tra le pagine di Brunelli e Metalli con i tanti e inattesi colpi di scena ma anche con rilevanti spunti di riflessione. Il taglio romanzesco si lega strettamente all’attualità, affrontando le problematiche legate a una Chiesa che si ritrova, all’improvviso e per la prima volta nella sua storia, senza il papa e con il collegio cardinalizio azzerato. Con la scomparsa di papa Leone XIV, figlio di un operaio della Fiat (l’ultimo reale pontefice con questo nome è stato Leone XIII, autore dell’enciclica Rerum Novarum, pietra miliare della dottrina sociale della Chiesa), si vivono i soliti momenti concitati per l’elezione di un nuovo pontefice, in un clima di fede ma anche sotto l’influenza di logiche politiche.
La storia di duemila anni della Chiesa sembra infrangersi all’improvviso in un fatto gravissimo che suscita lo sgomento del mondo intero: innanzitutto per le perdite umane, con la morte di tutti i cardinali riuniti in conclave eccetto uno, per il danno al patrimonio artistico tanto da far rabbrividire il Paolucci del tempo, ma anche per il fatto di schiudere una prospettiva di incertezza sulle dinamiche per l’elezione del nuovo pontefice. Un aspetto questo realmente non contemplato nelle procedure per eleggere il successore di Pietro. Cosa può – e potrebbe accadere – nel momento in cui il collegio dei cardinali elettori viene sterminato da un aereo che precipita sulla Sistina? Come gestire una vicenda tanto complessa dove non mancano persino un cardinale rapito dai guerriglieri delle Farc e uno moribondo?
E poi, quali le cause? Si è trattato di un attentato? Tutto riporta alla storia degli ultimi anni, all’automatismo con cui, troppo spesso, si riconducono le responsabilità a cittadini islamici, ricercando facili chiavi di lettura nelle moderne guerre di religione e di culture.
Il racconto si sviluppa nell’incalzante successione dei protagonisti, presentati con uno stile che sa di cronaca, con finestre che si aprono sull’attualità, su passioni, limiti e convinzioni dei nostri tempi, su profezie e personaggi che vendono verità a piene mani, giocando sul fatto che - come scrivono Brunelli e Metalli citando Gilbert Chesterton - “quando la gente smette di credere in Dio, non è vero che non crede più in niente. Crede a tutto”. Ma ecco che viene eletto il nuovo papa e chissà quali orizzonti potrà schiudere alla Chiesa del futuro...
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