Più voce e rappresentatività all’Africa sulla scena diplomatica internazionale: è il tema centrale della quinta sessione ordinaria del Parlamento panafricano in corso a Midrand, in Sudafrica.
Agenzia Misna - Apertasi lunedì, la riunione ha visto l’insediamento di 28 nuovi membri provenienti da otto paesi africani in questa assemblea per ora con poteri soltanto consultativi. Durante la sessione di lavori, i parlamentari hanno a lungo dibattuto sul fatto che gli Stati membri dell’Unione africana (Ua) non hanno ancora concesso la modifica del Protocollo istitutivo del Parlamento panafricano per attribuirgli poteri legislativi da tempo richiesti, sottolineando che “la tutela della sovranità nazionale sta bloccando il passaggio da organo consultativo a legislativo”.
Finora i partecipanti hanno tracciato il quadro politico del continente dopo la recente “primavera araba” del Nord Africa, “che ha visto molti africani spettatori di cambiamenti epocali” secondo Ibrahim Hassan Mayaki, rappresentante del presidente della commissione Ua, Jean Ping. Molti interventi hanno condannato l’intervento di forze militari straniere, ad esempio in Libia, mentre altri hanno criticato la “passività dell’Ua che non riesce a risolvere i problemi africani”.
Nel nuovo scenario creatosi nel continente, i parlamentari hanno chiesto al Consiglio nazionale di transizione (Cnt) di Tripoli “maggiore tutela nei confronti dei lavoratori e residenti africani in Libia, scambiati a torto per mercenari” e all’Unione africana di monitorare il “caso Aqmi (Al Qaeda nel Maghreb) in Niger, Mali e Mauritania”. I parlamentari hanno poi espresso soddisfazione per la nascita, lo scorso luglio, dello Stato del Sud Sudan e per il ritorno alla legalità costituzionale in Niger e Guinea.
Sulla scena diplomatica e politica internazionale è stato evidenziato che “purtroppo l’immagine negativa dell’Africa data dai media occidentali viene spesso ripresa in modo universale, influenzando negativamente anche le giovani generazioni africane”. Inoltre la mancanza di mezzi a disposizione della Commissione Ua rispetto ad altre organizzazioni regionali, hanno sottolineato i parlamentari, “ne limita molto le attività e la visibilità”.
Sul versante socio-economico è stato fatto notare che “la crescita economica di più paesi africani negli ultimi anni non deve suscitare troppo ottimismo in quanto la situazione delle famiglie non ne ha finora risentito in modo positivo”. Alcuni rappresentanti hanno ribadito la necessità di investire nell’agricoltura visto che a oggi solo il sette per cento dei paesi africani ha raggiunto la quota del 10% del bilancio pubblico destinato allo sviluppo del settore primario. L’ex presidente del parlamento panafricano Gertrude Mongella ha invece invitato il “popolo africano a unirsi per la pace e lo sviluppo sostenibile dell’Africa ma anche per la salvaguardia di un continente ricco di culture e risorse”. Mayaki ha invece sottolineato che “l’alta densità di risorse umane e la forte proporzione di giovani rappresentano una vera opportunità ma anche una sfida”.
Costituito nel marzo del 2004, il Parlamento panafricano riunisce deputati in rappresentanza di 47 paesi, nominati dai rispettivi parlamenti. Un emendamento del protocollo istitutivo approvato lunedì stabilisce nel numero di due, invece di uno, la componente femminile in ogni delegazione dei parlamenti nazionali.
Agenzia Misna - Apertasi lunedì, la riunione ha visto l’insediamento di 28 nuovi membri provenienti da otto paesi africani in questa assemblea per ora con poteri soltanto consultativi. Durante la sessione di lavori, i parlamentari hanno a lungo dibattuto sul fatto che gli Stati membri dell’Unione africana (Ua) non hanno ancora concesso la modifica del Protocollo istitutivo del Parlamento panafricano per attribuirgli poteri legislativi da tempo richiesti, sottolineando che “la tutela della sovranità nazionale sta bloccando il passaggio da organo consultativo a legislativo”.
Finora i partecipanti hanno tracciato il quadro politico del continente dopo la recente “primavera araba” del Nord Africa, “che ha visto molti africani spettatori di cambiamenti epocali” secondo Ibrahim Hassan Mayaki, rappresentante del presidente della commissione Ua, Jean Ping. Molti interventi hanno condannato l’intervento di forze militari straniere, ad esempio in Libia, mentre altri hanno criticato la “passività dell’Ua che non riesce a risolvere i problemi africani”.
Nel nuovo scenario creatosi nel continente, i parlamentari hanno chiesto al Consiglio nazionale di transizione (Cnt) di Tripoli “maggiore tutela nei confronti dei lavoratori e residenti africani in Libia, scambiati a torto per mercenari” e all’Unione africana di monitorare il “caso Aqmi (Al Qaeda nel Maghreb) in Niger, Mali e Mauritania”. I parlamentari hanno poi espresso soddisfazione per la nascita, lo scorso luglio, dello Stato del Sud Sudan e per il ritorno alla legalità costituzionale in Niger e Guinea.
Sulla scena diplomatica e politica internazionale è stato evidenziato che “purtroppo l’immagine negativa dell’Africa data dai media occidentali viene spesso ripresa in modo universale, influenzando negativamente anche le giovani generazioni africane”. Inoltre la mancanza di mezzi a disposizione della Commissione Ua rispetto ad altre organizzazioni regionali, hanno sottolineato i parlamentari, “ne limita molto le attività e la visibilità”.
Sul versante socio-economico è stato fatto notare che “la crescita economica di più paesi africani negli ultimi anni non deve suscitare troppo ottimismo in quanto la situazione delle famiglie non ne ha finora risentito in modo positivo”. Alcuni rappresentanti hanno ribadito la necessità di investire nell’agricoltura visto che a oggi solo il sette per cento dei paesi africani ha raggiunto la quota del 10% del bilancio pubblico destinato allo sviluppo del settore primario. L’ex presidente del parlamento panafricano Gertrude Mongella ha invece invitato il “popolo africano a unirsi per la pace e lo sviluppo sostenibile dell’Africa ma anche per la salvaguardia di un continente ricco di culture e risorse”. Mayaki ha invece sottolineato che “l’alta densità di risorse umane e la forte proporzione di giovani rappresentano una vera opportunità ma anche una sfida”.
Costituito nel marzo del 2004, il Parlamento panafricano riunisce deputati in rappresentanza di 47 paesi, nominati dai rispettivi parlamenti. Un emendamento del protocollo istitutivo approvato lunedì stabilisce nel numero di due, invece di uno, la componente femminile in ogni delegazione dei parlamenti nazionali.
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