I Pm chiedono il fallimento dell'ospedale gravato da 1,5 miliardi di debiti
Il caso San Raffaele non si è ancora concluso. Dopo le dichiarazioni del 14 settembre di Vittorio Malacalza, imprenditore genovese entrato a far parte del nuovo Cda dell'Ospedale, sembrava intravedersi una soluzione all'orizzonte. Al termine del Cda l'imprenditore aveva infatti ammesso che sarebbe intervenuto personalmente, insieme allo Ior (Istituto per le Opere di Religione), al piano di salvataggio dell'Istituto. Tale soluzione però non si è mai concretizzata e i Pm denunciano lo stato di insolvenza della fondazione. Non sembra possibile colmare il buco finanziario, il cambio di rotta al vertice non ha portato risultati e la morte di Mario Cal, braccio destro di Luigi Verzè, padre del San Raffaele, rimane un mistero da chiarire.
Tanti, troppi i problemi che ruotano intorno al San Raffaele. Non c'è più tempo: la procura non è più disposta ad aspettare e il 23 settembre ha depositato la richiesta di fallimento. In un comunicato stampa Edmondo Bruti Liberati, procuratore della Repubblica di Milano, scrive: «Questa iniziativa è innanzitutto finalizzata all'intento di arrestare ulteriori dissipazioni patrimoniali, ma è altresì orientata a perseguire l'interesse pubblico». La richiesta di fallimento nasce dalla necessità di tutelare tutti i fornitori che stanno subendo inevitabili discriminazioni nei pagamenti e di chiarire le cause del crac dell'eccellente ospedale. Già, perché come riportato in un nostro precedente articolo la procura vuole vederci chiaro: si è parlato addirittura di tangenti e di fondi neri in Svizzera.
Nel frattempo Lamanna, Presidente della sezione fallimentare del Tribunale di Milano, ha fissato per il 12 ottobre l'udienza sull'istanza di fallimento presentata dalla procura.
Il caso San Raffaele non si è ancora concluso. Dopo le dichiarazioni del 14 settembre di Vittorio Malacalza, imprenditore genovese entrato a far parte del nuovo Cda dell'Ospedale, sembrava intravedersi una soluzione all'orizzonte. Al termine del Cda l'imprenditore aveva infatti ammesso che sarebbe intervenuto personalmente, insieme allo Ior (Istituto per le Opere di Religione), al piano di salvataggio dell'Istituto. Tale soluzione però non si è mai concretizzata e i Pm denunciano lo stato di insolvenza della fondazione. Non sembra possibile colmare il buco finanziario, il cambio di rotta al vertice non ha portato risultati e la morte di Mario Cal, braccio destro di Luigi Verzè, padre del San Raffaele, rimane un mistero da chiarire.
Tanti, troppi i problemi che ruotano intorno al San Raffaele. Non c'è più tempo: la procura non è più disposta ad aspettare e il 23 settembre ha depositato la richiesta di fallimento. In un comunicato stampa Edmondo Bruti Liberati, procuratore della Repubblica di Milano, scrive: «Questa iniziativa è innanzitutto finalizzata all'intento di arrestare ulteriori dissipazioni patrimoniali, ma è altresì orientata a perseguire l'interesse pubblico». La richiesta di fallimento nasce dalla necessità di tutelare tutti i fornitori che stanno subendo inevitabili discriminazioni nei pagamenti e di chiarire le cause del crac dell'eccellente ospedale. Già, perché come riportato in un nostro precedente articolo la procura vuole vederci chiaro: si è parlato addirittura di tangenti e di fondi neri in Svizzera.
Nel frattempo Lamanna, Presidente della sezione fallimentare del Tribunale di Milano, ha fissato per il 12 ottobre l'udienza sull'istanza di fallimento presentata dalla procura.
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