Messaggio per la ricorrenza di San Francesco, co-patrono d’Italia e dell’Azione Cattolica Italiana
Roma - È sempre il momento giusto, opportuno e favorevole, per educarsi e per educare. Non c’è stagione della vita che non abbia bisogno di attenzione educativa; ugualmente, ogni fase della storia dell’umanità richiede che le migliori risorse sociali e culturali siano investite nel compito educativo. L’Azione Cattolica Italiana - associazione ecclesiale per cui l’educazione umana e cristiana è la scelta che sta all’origine di tutte le altre - si interroga nuovamente dinanzi alla delicata transizione che investe il Paese.
E in occasione della festività di San Francesco d’Assisi, co-patrono d’Italia e anche dell’ACI, essa intende ribadire il proprio impegno formativo, svolto in migliaia di realtà parrocchiali e diocesane in tutte le regioni, avendo a cuore la costruzione di coscienze individuali orientate al bene comune, pronte a porsi al servizio della Chiesa e della Comunità nazionale in spirito di dialogo, di collaborazione, di solidarietà, portando nella vita pubblica il contributo motivato e fattivo di chi crede nel Vangelo.
Dalla rassegnazione alla speranza. Il momento presente pone molteplici sfide all’Italia: dalla crisi economica all’emergere di preoccupanti forme di egoismo sociale e di populismo, dai cambiamenti demografici (invecchiamento della popolazione, migrazioni) alla disgregazione morale che intacca le fibra della convivenza civile. Ugualmente gli scenari internazionali - in una dimensione di accresciuta interdipendenza globale - pongono in evidenza le medesime sfide.
Al contempo non vanno trascurate, e tanto meno sottovalutate, le risorse di cui il Paese stesso dispone, che invocano semmai maggiori attenzioni, cure, sostegni, investimenti: la famiglia, i giovani, la scuola, il lavoro e il volontariato devono essere idealmente poste in cima a questa lista.
In tale scenario, ciascuno di noi è chiamato a compiere un’opzione di fondo tra rassegnazione e speranza; tra l’attesa passiva di tempi migliori e il lavorio incessante per costruire una nuova stagione sociale, civile, culturale, economica, politica. L’Azione Cattolica Italiana conferma pertanto la propria fiducia nel futuro e il proprio impegno in questa direzione.
Politica e questione morale. Riteniamo opportuno sottolineare due specifiche priorità, strettamente legati fra loro, anche in relazione alle cronache quotidiane che turbano la serenità degli italiani.
Di fronte alle sfide che si profilano, occorre anzitutto un rinnovato e concreto impegno della politica per dare futuro al Paese; per far crescere l’occupazione; per offrire nuove speranze ai giovani; per garantire lo sviluppo del mezzogiorno; per dare un segnale forte sulla strada della legalità; per promuovere la giustizia sociale. I mali dell’Italia, primi fra tutti la disoccupazione e il precariato, sono anche figli di una diffusa mancanza di giustizia e di solidarietà. In una parola, occorre un’attenzione non distorta alla promozione del bene comune.
In secondo luogo non è più rinviabile una riflessione - e un cambio di passo - comune e trasversale tra politica, economia e società, sul nodo della questione morale. Sull’Italia intera pesano nuovamente vicende giudiziarie che riguardano anche i vertici delle Istituzioni, oltre che ampi settori della classe dirigente. Come ha sottolineato il cardinale Angelo Bagnasco, nella prolusione alla recente sessione del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana, «la questione morale, quando intacca la politica, ha innegabili incidenze culturali ed educative», contribuendo «a propagare la cultura di un’esistenza facile e gaudente, quando questa dovrebbe lasciare il passo alla cultura della serietà e del sacrificio, fondamentale per imparare a prendere responsabilmente la vita». Si tratta, ha aggiunto il presidente della CEI, «non solo di fare in maniera diversa, ma di pensare diversamente: c’è da purificare l’aria, perché le nuove generazioni - crescendo - non restino avvelenate».
Coscienza personale, coscienza comune. In tale contesto, una realtà educativa come l’Azione Cattolica ha dunque il dovere non solo di denunciare senza omissioni, ma anche di indicare un sentiero di crescita della coscienza comune, che non può prescindere dal paziente e costante rafforzamento di quella personale. L’Azione Cattolica Italiana, fedele a se stessa e alla propria missione, vissuta nell’ordinarietà della vita associativa e delle sue molteplici attività, crede che esista una singolare sinergia tra le scelte personali e il sentire collettivo, e che dai territori, dalle comunità, possa nascere uno stile nuovo di cittadinanza e di convergenza tra le forze sane della nazione, capace di rinnovare nelle fondamenta l’intero Paese.
Occorre - l’ACI non si stancherà mai di ripeterlo - un nuovo patto educativo che leghi in modo indissolubile e verificabile i comportamenti dei cittadini con quelli dei responsabili della cosa pubblica.
Un terreno comune di valori. Da un lato si avverte l’esigenza di una grande stagione di riforme, a partire dalla legge elettorale (che va urgentemente modificata, attribuendo di nuovo al cittadino la facoltà di designare i propri rappresentanti) e dal sistema dei partiti, che renda più controllabile e meno esoso l’agire politico, che favorisca la gratuità del servizio pubblico e premi chi ha motivazioni autentiche, che alimenti la partecipazione diretta dei cittadini alle scelte che riguardano il bene di tutti, che si apra all’impegno personale degli uomini e delle donne “normali”.
Dall’altro istituzioni, famiglia, scuola, Chiesa, associazionismo, terzo settore, imprese, sindacati, mondo della comunicazione e della politica hanno il dovere di ritrovarsi in un terreno comune di valori e regole a sostegno della dignità della persona e della convivenza civile.
Anche in questo senso, il “decennio dell’educazione” proposto al Paese dalla Chiesa italiana viene ad essere un’occasione propizia, provvidenziale, da non perdere se davvero si ha a cuore il futuro dell’Italia.
Roma - È sempre il momento giusto, opportuno e favorevole, per educarsi e per educare. Non c’è stagione della vita che non abbia bisogno di attenzione educativa; ugualmente, ogni fase della storia dell’umanità richiede che le migliori risorse sociali e culturali siano investite nel compito educativo. L’Azione Cattolica Italiana - associazione ecclesiale per cui l’educazione umana e cristiana è la scelta che sta all’origine di tutte le altre - si interroga nuovamente dinanzi alla delicata transizione che investe il Paese.
E in occasione della festività di San Francesco d’Assisi, co-patrono d’Italia e anche dell’ACI, essa intende ribadire il proprio impegno formativo, svolto in migliaia di realtà parrocchiali e diocesane in tutte le regioni, avendo a cuore la costruzione di coscienze individuali orientate al bene comune, pronte a porsi al servizio della Chiesa e della Comunità nazionale in spirito di dialogo, di collaborazione, di solidarietà, portando nella vita pubblica il contributo motivato e fattivo di chi crede nel Vangelo.
Dalla rassegnazione alla speranza. Il momento presente pone molteplici sfide all’Italia: dalla crisi economica all’emergere di preoccupanti forme di egoismo sociale e di populismo, dai cambiamenti demografici (invecchiamento della popolazione, migrazioni) alla disgregazione morale che intacca le fibra della convivenza civile. Ugualmente gli scenari internazionali - in una dimensione di accresciuta interdipendenza globale - pongono in evidenza le medesime sfide.
Al contempo non vanno trascurate, e tanto meno sottovalutate, le risorse di cui il Paese stesso dispone, che invocano semmai maggiori attenzioni, cure, sostegni, investimenti: la famiglia, i giovani, la scuola, il lavoro e il volontariato devono essere idealmente poste in cima a questa lista.
In tale scenario, ciascuno di noi è chiamato a compiere un’opzione di fondo tra rassegnazione e speranza; tra l’attesa passiva di tempi migliori e il lavorio incessante per costruire una nuova stagione sociale, civile, culturale, economica, politica. L’Azione Cattolica Italiana conferma pertanto la propria fiducia nel futuro e il proprio impegno in questa direzione.
Politica e questione morale. Riteniamo opportuno sottolineare due specifiche priorità, strettamente legati fra loro, anche in relazione alle cronache quotidiane che turbano la serenità degli italiani.
Di fronte alle sfide che si profilano, occorre anzitutto un rinnovato e concreto impegno della politica per dare futuro al Paese; per far crescere l’occupazione; per offrire nuove speranze ai giovani; per garantire lo sviluppo del mezzogiorno; per dare un segnale forte sulla strada della legalità; per promuovere la giustizia sociale. I mali dell’Italia, primi fra tutti la disoccupazione e il precariato, sono anche figli di una diffusa mancanza di giustizia e di solidarietà. In una parola, occorre un’attenzione non distorta alla promozione del bene comune.
In secondo luogo non è più rinviabile una riflessione - e un cambio di passo - comune e trasversale tra politica, economia e società, sul nodo della questione morale. Sull’Italia intera pesano nuovamente vicende giudiziarie che riguardano anche i vertici delle Istituzioni, oltre che ampi settori della classe dirigente. Come ha sottolineato il cardinale Angelo Bagnasco, nella prolusione alla recente sessione del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana, «la questione morale, quando intacca la politica, ha innegabili incidenze culturali ed educative», contribuendo «a propagare la cultura di un’esistenza facile e gaudente, quando questa dovrebbe lasciare il passo alla cultura della serietà e del sacrificio, fondamentale per imparare a prendere responsabilmente la vita». Si tratta, ha aggiunto il presidente della CEI, «non solo di fare in maniera diversa, ma di pensare diversamente: c’è da purificare l’aria, perché le nuove generazioni - crescendo - non restino avvelenate».
Coscienza personale, coscienza comune. In tale contesto, una realtà educativa come l’Azione Cattolica ha dunque il dovere non solo di denunciare senza omissioni, ma anche di indicare un sentiero di crescita della coscienza comune, che non può prescindere dal paziente e costante rafforzamento di quella personale. L’Azione Cattolica Italiana, fedele a se stessa e alla propria missione, vissuta nell’ordinarietà della vita associativa e delle sue molteplici attività, crede che esista una singolare sinergia tra le scelte personali e il sentire collettivo, e che dai territori, dalle comunità, possa nascere uno stile nuovo di cittadinanza e di convergenza tra le forze sane della nazione, capace di rinnovare nelle fondamenta l’intero Paese.
Occorre - l’ACI non si stancherà mai di ripeterlo - un nuovo patto educativo che leghi in modo indissolubile e verificabile i comportamenti dei cittadini con quelli dei responsabili della cosa pubblica.
Un terreno comune di valori. Da un lato si avverte l’esigenza di una grande stagione di riforme, a partire dalla legge elettorale (che va urgentemente modificata, attribuendo di nuovo al cittadino la facoltà di designare i propri rappresentanti) e dal sistema dei partiti, che renda più controllabile e meno esoso l’agire politico, che favorisca la gratuità del servizio pubblico e premi chi ha motivazioni autentiche, che alimenti la partecipazione diretta dei cittadini alle scelte che riguardano il bene di tutti, che si apra all’impegno personale degli uomini e delle donne “normali”.
Dall’altro istituzioni, famiglia, scuola, Chiesa, associazionismo, terzo settore, imprese, sindacati, mondo della comunicazione e della politica hanno il dovere di ritrovarsi in un terreno comune di valori e regole a sostegno della dignità della persona e della convivenza civile.
Anche in questo senso, il “decennio dell’educazione” proposto al Paese dalla Chiesa italiana viene ad essere un’occasione propizia, provvidenziale, da non perdere se davvero si ha a cuore il futuro dell’Italia.
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