martedì, ottobre 25, 2011
…e per chi si interessa di migrazioni

di Carlo Brusa, Presidente dell'Associazione dei Geografi Italiani

Londra offre una serie ricchissima di luoghi degni di essere visitati dal turista. Molti sono i must inseriti nei “pacchetti” delle agenzie per le visite di gruppo e una gamma ancor più ricca di proposte è contenuta nelle guide o nei siti specializzati utilizzati anche dagli italiani trasferitisi, per un periodo di tempo più o meno, lungo nella capitale britannica. Senza rinunciare a questo tipo di visite, chi volesse capire meglio la grande città dovrebbe recarsi al Centro Interculturale Scalabrini (20 Brixton Road, fermata dalla metropolitana “Oval”, Northern Line). Per saperne di più potrebbe acquistare, a soli 9 euro, l’interessante libro di padre Renato Zilio intitolato “Vangelo dei migranti. Con gli italiani in terra inglese” (Bologna, Emi, 2010). L’autore è uno scalabriniano, originario del Veneto, che vanta una lunga esperienza di missione tra i nostri connazionali all’estero: oltre che a Londra, nella regione parigina e a Ginevra. Questo libro è di grande utilità anche per chi non pensa di recarsi a Londra ma vuol capire meglio l’esperienza vissuta dai migranti, italiani e non, in terra straniera.

Dal 1966, anno in cui è stato fondato, al Centro Scalabrini si ritrova settimanalmente una comunità di nostri connazionali. Inoltre, per venire incontro alle nuovissime generazioni di giovani a Londra è stato aperto un ostello femminile. Come noto le “nuovissime generazioni” dei nostri migranti non sono più costituite soprattutto da lavoratori manuali poco istruiti e originari dal mondo contadino, ma principalmente da studenti universitari e da giovani laureati o diplomati che, purtroppo, non riescono a trovare lavoro nel nostro Paese, in questi periodi di crisi

Alla comunità italiana si sono aggiunte, negli anni, le comunità filippina e portoghese. Padre Zilio acutamente nota che, al di là della lingua con la quale viene celebrata, “ogni liturgia ha un tocco differente” in rapporto alla cultura di chi vi partecipa. Ovviamente anche le devozioni cambiano a seconda dell’origine dei fedeli; tutte trovano la loro “casa” nel tempio di Brixton Road. La chiesa - pur a poche fermate di metropolitana dal cuore sfavillante della Londra più conosciuta da turisti - è già in una zona popolare: “Ampia, larga, bassissima, ti si presenta davanti tra una fitta cascata di appartamenti tutt’intorno… Non è la solita chiesa che si inerpica su in lato ben in vista, sotto l’occhio di tutto il paese, ma esattamente il contrario. Qui siamo all’estero in Inghilterra…”. Con queste parole lo scalabriniano descrive il paesaggio e anche la percezione degli italiani che, come tutti gli altri i migranti, hanno dovuto “combattere con una nuova identità” - venendo spesso considerati di “razza inferiore” solo perché provenienti da altrove - per non parlare dei combattimenti “contro un clima maledetto”, “con una lingua incomprensibile” e “con un nuovo status: dovevano diventare operai da contadini che si era prima”.

Molti nostri connazionali vivono in Inghilterra da decenni e si sono sottoposti a fatiche pesantissime per mantenere se stessi e la famiglia. Là sono nati i loro figli e i loro nipoti. Non per niente Zilio, iniziando il capitolo “Emigrare Oltremanica”, scrive: “Per tutti era appena terminata la guerra. Per loro, però ne cominciava un’altra: l’emigrazione” e sottolinea: “Emigrare è sempre una lotta. Lo è per il pane e per la dignità: ambedue esigenze vitali di ogni essere che emigra” .

L’autore ci fa cogliere il modo di vita e lembi di paesaggio etnico costruito dai nostri connazionali che vivono a Londra da decenni: “L’orgoglio italiano si nota in tante cose. Le più comuni sono la cucina, il vino fatto in casa, il proprio orto-giardino – una delizia da vedere – con il fico, la vigna, il limone, l’olivo, i peperoni… Così la ristorazione e il buon gusto a tavola sono stati appannaggio dei tantissimi italiani a Londra, che iniziavano dai gradini inferiori dell’aiuto in cucina, delle pulizie e del lavare i piatti, e in seguito aprivano ristorantini e pizzerie”.

Dopo aver partecipato nella capitale britannica, tra la fine di agosto e i primi di settembre 2011, al III Congresso di Eugeo e all’Annual International Conference della Royal Geographical Society, seguendo con vivo interesse i lavori delle numerose sessioni in cui venivano presentati contributi sui problemi delle migrazioni e della mobilità geografica, la visita al Centro Culturale Scalabrini è stata una degna conclusione di queste esperienze, anche dal punto di vista del geografo. Per questo la propongo a tutti, almeno indirettamente, tramite la lettura del libro di Renato Zilio.

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