domenica, ottobre 02, 2011
Il Wwf ha presentato a Londra il secondo capitolo del "Living Forests Report" (il rapporto sullo stato di conservazione delle foreste nel mondo) in cui vengono anche esplicitati i dubbi sulle bioenergie.

Greenreport - Secondo lo studio presentato presso il seminario "New Generation Plantations - Mercati responsabili", una nascente minaccia per le foreste è data dallo sviluppo incontrollato delle coltivazioni usate per la produzione di bioenergia, tratta da materiali come legno, mais, canna da zucchero, olio di palma e alghe. «Una fonte energetica spesso pubblicizzata come alternativa ecologica ai combustibili fossili, come petrolio e carbone, ma che, se non gestita responsabilmente, rischia di diventare una pratica insostenibile per i polmoni verdi della Terra»

La necessità di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, con obiettivi ambiziosi (quanto necessari), ha fatto scegliere ai governi la strada delle bioenergie che presenta anche aspetti negativi evidenziati dal Wwf: un loro sviluppo incontrollato potrebbe innescare prelievi insostenibili di legno nelle foreste e favorire l'espansione delle colture bioenergetiche e di piantagioni di legname a crescita veloce con il serio rischio che queste sostituiscano quelle colture dedicate alla produzione alimentare o le ultime foreste e praterie di alto valore naturale.

«In un momento così delicato per la salute del pianeta e le difficoltà di approvvigionamento energetico, la bioenergia si trova a un bivio - ha dichiarato Massimiliano Rocco, responsabile Foreste del Wwf - Sotto le giuste condizioni di sviluppo e di pianificazione può contribuire a mitigare i cambiamenti climatici. Ma in assenza una gestione responsabile aggrava il problema dell'uso sconsiderato delle risorse, e diventa una grave minaccia per le foreste e altri preziosi habitat naturali. Sarebbe paradossale promuovere il taglio delle foreste tropicali e la distruzione di tutta la loro ricca biodiversità per sostituirle con piantagioni di canna da zucchero o mais, per alimentare le nostre centrali verdi o produrre bioplastiche. Questo rapporto rafforza il messaggio che la bioenergia non è intrinsecamente buona o cattiva: è l'uso e sviluppo che se ne fa a fare la differenza».

Secondo il Wwf, che nel capitolo "Foreste ed Energia" del rapporto utilizza il modello realizzato in collaborazione con l'Istituto Internazionale per l'Analisi dei sistemi applicati, per studiare l'uso del suolo, si devono aumentare gli sforzi per ridurre il consumo di energia, ridurre la deforestazione e degradazione delle foreste quasi a zero entro il 2020 e fornire all'umanità il 100% di energia con fonti rinnovabili entro il 2050. «Il modello elaborato mostra che siamo in grado di proteggere le foreste e passare a energie rinnovabili, ma non se andiamo avanti sulla strada ad oggi intrapresa - ha aggiunto László Mathé, coordinatore del Programma bioenergia del Wwf International - La bioenergia deve arrivare effettivamente a sostituire i combustibili fossili. Ma faremo più male che bene se pensiamo che sia sufficiente aggiungere la bioenergia al mix energetico attuale».

Per salvare le foreste del pianeta inoltre è indispensabile una pianificazione sostenibile e che le aziende che si occupano di bioenergie operino in un contesto trasparente. Secondo il Wwf il settore delle bioenergie dovrebbe adottare delle norme volontarie come quelle della Tavola rotonda sui biocarburanti sostenibili e lo schema di certificazione Fsc (Forest stewardship council), che consentono di affrontare i più importanti impatti diretti. Inoltre secondo gli obiettivi indicati dal "New Generation Plantations", le piantagioni di nuova generazione dovranno aderire ai principi della salvaguardia dell'integrità dell'ecosistema, tutela e valorizzazione dei principi della conservazione, assicurando l'effettiva partecipazione delle parti interessate nello sviluppo di piantagioni e contribuire allo sviluppo economico.

«Il Wwf sta chiedendo all'intero settore forestale di raddoppiare gli sforzi per porre fine al disboscamento illegale e mettere in atto una gestione responsabile delle foreste e del commercio dei prodotti legnosi - ha continuato Rocco- E non possiamo condividere lo sviluppo della produzione e del consumo delle bioenergie senza una seria pianificazione. Concetti come la tracciabilità, la verifica, la certificazione della gestione e della catena di custodia devono essere patrimonio di tutti ed essere promossi con impegno dal nostro settore privato».

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