giovedì, novembre 03, 2011
Preceduto da una serie di bilaterali e di pre-vertici della zona Euro e dei Brics, tra le minacce di un'uscita della Grecia dalla moneta unica e i timori e le pressioni sull'Italia, si è aperto a Cannes il summit del G20.

Radio Vaticana - Ed una notizia importante già c’è, e riguarda Francia e Stati Uniti, che avrebbero raggiunto un "punto comune" sull'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie che potrebbe essere inserito nel comunicato finale del vertice. Sulla mattinata di incontri a Cannes, ci riferisce Salvatore Sabatino (ascolta). Il presidente Obama è giunto stamattina sulla Costa Azzurra, e appena sbarcato ha immediatamente incontrato Sarkozy, al quale ha ribadito il proprio impegno per rilanciare la crescita economica a livello globale, ammettendo inoltre che l'Europa ha compiuto passi in avanti per una soluzione alla crisi dell'area Euro; subito dopo il faccia a faccia con il cancelliere tedesco, Angela Merkel, alla quale Obama ha riconosciuto la leadership, senza la quale – ha detto – "non avremmo avuto i progressi che abbiamo visto". Passi avanti, però, non certo sufficienti, visto che al G20 l’Europa è giunta in una situazione drammatica, causata ancora una volta dalla Grecia. Tanto drammatica da rivoluzionare la stessa agenda dei lavori, tutti incentrati, ora, sulla crisi ellenica e sulle possibili ricadute sull’economia globale. Argomento, questo, al centro di una riunione dei Paesi dell’Eurozona, che si è protratta oltre i tempi previsti, tanto da far saltare numerosi incontri bilaterali in programma per oggi. Prof. Angelo Baglioni, docente di Economia Politica presso l’Università Cattolica di Milano:

R. - Siamo in una fase drammatica, dove l’eventuale disgregazione dell’area Euro potrebbe portare a una forte svalutazione delle attività finanziarie detenute anche da tanti altri operatori nel resto del mondo, da banche internazionali, da banche centrali. Quindi credo che giustamente gli americani, i cinesi ed anche altri investitori internazionali siano molto preoccupati.

D. - Il vertice di Cannes è stato anticipato da un incontro molto teso - dicono gli osservatori - tra Papandreu, Merkel e Sarkozy, con un messaggio chiaro: la Grecia deve restare nell’area Euro, garantendo però la stabilità alla moneta. Ma se dal referendum uscisse un “no” al piano europeo di aiuti, cosa accadrebbe?

R. - Finora tutta la costruzione dell'Euro era basata sul fatto che non si potesse uscire dall’Euro: se un Paese ad alto debito, come la Grecia, comincia ad uscire, questo naturalmente comincerà a creare l’aspettativa che in una fase successiva anche altri Paesi ad alto debito, come l’Italia, la Spagna e il Portogallo, possano prevedibilmente uscire dall’Euro. Questo farebbe fare un grosso balzo indietro alla storia dell’Europa. Quindi è una prospettiva molto negativa.

E proprio Spagna e Italia sono state chiamate a raccolta prima dell’inizio ufficiale del summit. I due premier, Berlusconi e Zapatero, hanno incontrato gli omologhi tedesco e francese, Merkel e Sarkozy; gli stessi che avevano accolto, insieme ai rappresentanti del Fondo monetario internazionale e delle istituzioni comunitarie, il premier greco Papandreu. Sulle posizioni di Roma e Madrid, ancora Angelo Baglioni:

R. - L’Italia non sta facendo la sua parte. La sua parte vorrebbe dire proporre dei provvedimenti concreti, cominciare a far vedere che si attuano gli impegni che sono stati elencati in quella famosa lettera presentata al vertice della settimana scorsa.

D. - E, invece, per quanto riguarda la Spagna?

R. - La Spagna si presenta in una situazione un po’ migliore dell’Italia, nel senso che ha fatto alcune riforme importanti, relative alla finanza pubblica e al mercato del lavoro. Vi è anche da dire che ha, d’altra parte, un sistema bancario più debole dell’Italia. E’ anche vero, però, che sul fronte bancario ha preso dei provvedimenti importanti di ricapitalizzazione del sistema bancario. L’ultima differenza importante, rispetto all’Italia, è che un governo come quello di Zapatero, indebolito dalla crisi economica, ha deciso ad un certo punto di farsi da parte per cercare di sbloccare la situazione e dare una prospettiva diversa al Paese. Questo in Italia, al momento non sta succedendo; viceversa la situazione si sta proprio bloccando su questo punto, mi sembra: sulla mancanza di un ricambio di governo.

Intanto i Paesi "Brics", Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, hanno deciso di elaborare una posizione comune sulla crisi dell'Eurozona. Ne hanno parlato stamattina, sempre a Cannes, il presidente russo Dmitri Medvedev e l'omologo cinese Hu Jinato. Un’analisi su questi Paesi, ce la fornisce sempre Angelo Baglioni, docente di Economia Politica presso l’Università Cattolica di Milano:

R. - Questi Paesi hanno capacità di sviluppo e sistemi economici in parte diversi. Diciamo che non tutti poi vanno così bene: insomma anche i "Brics" hanno i loro problemi. E’ chiaro, però, che in generale Paesi che partono da livelli di sviluppo più bassi è possibile e facile che abbiano tassi di crescita più alti che non i Paesi occidentali.

Ed oggi pomeriggio lavori ufficiali al via; due giorni intensi in cui i 20 Paesi più industrializzati della Terra dovranno disegnare il profilo della nuova economia, risolvendo quei problemi che continuano a rovinare il sonno soprattutto dei leader del Vecchio Continente. (mg)

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