martedì, novembre 08, 2011
La frequenza di molti eventi meteorologici estremi è aumentata negli ultimi decenni

Agenzia Misna - La frequenza di molti eventi meteorologici estremi - come uragani oppure "onde di calore" - è aumentata, negli ultimi decenni. Gli scienziati ritengono che il fenomeno sia associato ai cambiamenti del clima, accelerati dall'uomo attraverso le emissioni di gas serra e la deforestazione. Ma i cambiamenti del clima a scala globale non sono l'unico modo con cui l'uomo sta facendo aumentare i fenomeni meteorologici estremi. Ci sono alcune cause antropiche che sono "locali".

Per esempio sono le attività umane a scala regionale che hanno fatto aumentare la frequenza dei cicloni intorno al Mar Arabico e all'Oceano Indiano. Questo è, almeno, quanto sostiene Amato Evan, ricercatore della University of Virginia, che, con un gruppo di collaboratori, ha firmato un articolo sulla rivista scientifica Nature in cui si dimostra sia che la frequenza dei cicloni tropicali nel Mar Arabico è aumentata negli ultimi anni, sia che la causa di questa accelerazione è associata all'aumento regionale delle emissioni di carbon black e di altri aerosol. Insomma, è lo smog che genera cicloni.

È noto, agli studiosi del clima, che i cicloni nascono in presenza di precise condizioni atmosferiche. Un fattore decisivo è la differenza tra le velocità dei venti che spirano alla superficie terrestre e quella dei venti che spirano più in altro nell'atmosfera (vertical wind shear la chiamano gli esperti) nella regione di spazio intorno al sito dove sta nascendo la tempesta. Se la differenza di velocità tra i venti che spirano in alto e quelli in basso nel luogo dove si sta formando, la parte superiore del ciclone può essere separata dalla parte inferiore e il fenomeno si interrompe o perde di intensità.

Questa condizione è quella che si verificava in genere intorno al Mar Arabico, soprattutto durante la stagione monsonica estiva boreale, cosicché i cicloni tropicali nell'area erano eventi piuttosto rari. Negli ultimi 15 anni, invece, la frequenza dei cicloni è aumentata. Nel 1998, per esempio, un forte ciclone causò 1.100 mori lungo le coste occidentali dell'India. E nel 2007 il Ciclone Gonu si è abbattuto su Oman, Emirati Arabi e Iran causando danni per almeno 4 miliardi di dollari.

Il motivo di questa accelerazione, secondo Evan e colleghi, va ricercata nelle "nubi marroni" di carbon nero e di altri aerosol che sono generate dalle emissioni crescenti dei paesi asiatici e sovrastano, ormai, gran parte del continente, dalla Cina all'Arabia, appunto.

Il meccanismo fisico attraverso cui lo smog fa aumentare la frequenza dei cicloni è il seguente: lo strato di polvere in sospensione (le "nubi marrone", appunto) bloccano la luce proveniente dal sole è fanno sì che le acque del Mar Arabico si riscaldino meno delle acque dell'Oceano Indiano. Le piccole differenze di temperature tra i due mari riducono la differenza verticale della velocità dei venti. I cicloni in formazione non vengono più sfilacciati all'origine e possono, così, crescere e svilupparsi. Con tutte le conseguenze del caso.

L'articolo di Evan e dei suoi colleghi è una nuova dimostrazione della complessità del sistema clima. In cui cause globali e cause locali si intrecciano, generando fenomeni difficili da prevedere.

Sarebbe interessante studiare se anche nel Mediterraneo si sta verificando un aumento dei fenomeni meteorologici estremi come quelli che hanno colpito la Liguria nelle ultime due settimane. E se tra le cause dell'eventuale aumento ce ne siano sia di natura globale, sia di natura regionale.

Una maggiore conoscenza delle cause potrebbe rendere più mirate le azioni di prevenzione (ovvero di eliminazione delle cause, appunto), senza per questo far venir meno l'esigenza di un migliore adattamento, ovvero delle opere necessarie a minimizzare gli effetti degli eventi meteorologici estremi.

Pietro Greco


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