mercoledì, novembre 09, 2011
Dopo Francesco Vella inizia a collaborare anche Giuseppe Giovanni Laurino, coinvolto nel processo ai vertici siciliani della Calcestruzzi

Liberainformazione - Dopo la scelta assunta, due giorni fa, da Francesco Vella, per anni tra i principali esponenti del clan di Cosa Nostra a Gela, un nuovo collaboratore ha deciso di sostenere il lavoro dei magistrati nisseni. Si tratta del cinquantatreenne Giovanni Giuseppe Laurino, ex componente del gruppo mafioso dei Cammarata a Riesi, piccolo centro della provincia di Caltanissetta.

La decisione è stata comunicata, questa mattina, durante un’udienza del processo che vede alla sbarra anche gli ex vertici siciliani della Calcestruzzi s.p.a., società appartenente alla multinazionale bergamasca Italcementi.

Laurino è stato per decenni una pedina importante nello scacchiere economico costruito da Cosa Nostra in provincia di Caltanissetta. Sarebbe stato lui, infatti, all’interno della Calcestruzzi s.p.a., dove ricopriva l’incarico di capo area per l’intera Sicilia, ad assicurare il mantenimento del meccanismo dei fondi neri che, attraverso le forniture di cemento depotenziato, avrebbero rimpinguato le casse di cosa nostra nissena. L’uomo, molto vicino ai fratelli Cammarata, reggenti del clan di Cosa Nostra a Riesi, centro divenuto teatro di una violenta guerra di mafia che, per buona parte degli anni ’90, li contrappose agli scissionisti condotti da Giuseppe Tardanico, era già stato condannato per le estorsioni messe in atto contro il gruppo vitivinicolo Zonin.

Ma la vicenda giudiziaria di Giovanni Giuseppe Laurino si lega soprattutto all’epopea della Calcestruzzi s.p.a. in provincia di Caltanissetta. Le operazioni “Doppio Colpo”, coordinate dalla Dda nissena, hanno consentito, negli ultimi anni, di tracciare la linea economica che ha legato criminalità organizzata e aziende, anche del nord Italia. Compito di Laurino, infatti, sarebbe stato quello di bilanciare gli interessi dei capi di Cosa Nostra, in provincia, e quelli di società il cui unico interesse sarebbe stato quello di operare, quasi in regime di monopolio, senza avere problemi. La scelta assunta dal cinquantatreenne, così, potrebbe dare ulteriori spunti ai magistrati nisseni e mettere, ancor più in crisi, il sistema mafia – economia.

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