Sempre meno lavoro e sempre più immigrati in arrivo costringono gli italiani a emigrare essi stessi
di Silvio Foini
Nelle province del nord tanto care alla Lega di Bossi, comasco e varesotto, si assiste alla lenta migrazione verso la Svizzera di forza lavoro nostrana del settore edile. Questo non perché nei nostri territori non vi siano più opportunità di impiego di risorse, quanto per il giungere in forma massiva di manodopera extracomunitaria, assolutamente non idonea a sostituire i nostri operai edili ma con la peculiarità di costare meno, quando non addirittura la metà, alle imprese.
Ecco verificarsi allora, a fronte di una non professionalità settoriale, costruzioni di edifici non proprio a regola d’arte, ma con i “prezzi a metro quadrato regolari”, diciamo così. Tutto a vantaggio di coloro che in questi ultimi anni hanno avviato imprese di costruzioni non avendone titolo, se non sulla carta. Si preferisce, almeno per quanto riguarda alcuni, servirsi di “muratori” che sino a prima dello sbarco sulle nostre coste al massimo impastavano mota e che ovviamente sono ben felici di lavorare in nero e a salari irrisori anche senza le necessarie misure di sicurezza.
Gli impresari svizzeri sono ben felici quindi di offrire lavoro ai nostri mastri edili che hanno grande talento e professionalità altissima. Così, alle prime ore del mattino, in molti valicano i vicini confini e si recano sui cantieri. Sono anche ottimamente remunerati e rispettati come valide maestranze.
Ora non siamo certo noi a voler eccepire su quanto accade, ma crediamo che accoglienza voglia dire quello che solamente dice la parola stessa, cioè aiuto e carità cristiana, ma se questo si tramuta in danno per il territorio allora il discorso cambia. Stiamo andando in recessione e quindi la povertà bussa già alle porte di molte famiglie di quel territorio che una volta era definito “il ricco e prosperoso Nord”. Va da sé che questo stato di fatto vada a beneficio della Lega Nord, vista come l’ultimo baluardo dai residenti di queste zone confinali… e, se ce lo consentite, non è che si possa dar loro torto. Certo il problema si sta presentando in tutta la propria gravità e sarebbe da pretendere un freno o almeno una regolamentazione per questa onda che dai barconi giunti dall’Africa sale su fin all’estremo lembo dell’Italia, sospingendo a forza italiani fuori dal territorio.
di Silvio Foini
Nelle province del nord tanto care alla Lega di Bossi, comasco e varesotto, si assiste alla lenta migrazione verso la Svizzera di forza lavoro nostrana del settore edile. Questo non perché nei nostri territori non vi siano più opportunità di impiego di risorse, quanto per il giungere in forma massiva di manodopera extracomunitaria, assolutamente non idonea a sostituire i nostri operai edili ma con la peculiarità di costare meno, quando non addirittura la metà, alle imprese.
Ecco verificarsi allora, a fronte di una non professionalità settoriale, costruzioni di edifici non proprio a regola d’arte, ma con i “prezzi a metro quadrato regolari”, diciamo così. Tutto a vantaggio di coloro che in questi ultimi anni hanno avviato imprese di costruzioni non avendone titolo, se non sulla carta. Si preferisce, almeno per quanto riguarda alcuni, servirsi di “muratori” che sino a prima dello sbarco sulle nostre coste al massimo impastavano mota e che ovviamente sono ben felici di lavorare in nero e a salari irrisori anche senza le necessarie misure di sicurezza.
Gli impresari svizzeri sono ben felici quindi di offrire lavoro ai nostri mastri edili che hanno grande talento e professionalità altissima. Così, alle prime ore del mattino, in molti valicano i vicini confini e si recano sui cantieri. Sono anche ottimamente remunerati e rispettati come valide maestranze.
Ora non siamo certo noi a voler eccepire su quanto accade, ma crediamo che accoglienza voglia dire quello che solamente dice la parola stessa, cioè aiuto e carità cristiana, ma se questo si tramuta in danno per il territorio allora il discorso cambia. Stiamo andando in recessione e quindi la povertà bussa già alle porte di molte famiglie di quel territorio che una volta era definito “il ricco e prosperoso Nord”. Va da sé che questo stato di fatto vada a beneficio della Lega Nord, vista come l’ultimo baluardo dai residenti di queste zone confinali… e, se ce lo consentite, non è che si possa dar loro torto. Certo il problema si sta presentando in tutta la propria gravità e sarebbe da pretendere un freno o almeno una regolamentazione per questa onda che dai barconi giunti dall’Africa sale su fin all’estremo lembo dell’Italia, sospingendo a forza italiani fuori dal territorio.
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