Le indagini svolte da ministero dell'ambiente del Giappone dimostrano che i livelli di radiazioni sono aumentati nei fiumi della prefettura di Fukushima
GreenReport - Il ministero ha monitorato i fiumi che scorrono nei dintorni della centrale nucleare di Fukushima Daiichi per valutare l'impatto del disastro e del fallout nucleare sull'ambiente fluviale e sulle acque. A settembre i tecnici hanno prelevato campioni di sabbia da due fiumi nel nord della prefettura di Fukushima e i livelli di cesio radioattivo sono stati di 3 . 200 bequerel per kg nel fiume Niida , nel punto che attraversa un quartiere del villaggio di Iitate, uno dei centri più colpiti dal fallout radioattivo della centrale nucleare, mentre i livelli dello stesso fiume più a valle,nell'attraversamento della città di Soma, erano addirittura di 13.000 bequerel.
Il ministero dell'ambiente sottolinea che i livelli di radioattività a monte erano scesi ad un quinto di quelli osservati a maggio, ma a valle il valore della contaminazione radioattiva si è triplicato.
I livelli di cesio registrati alla foce del fiume Mano, in un'altra zona di Soma, sono il doppio rispetto a quelli trovati a maggio.
Hideo Yamazaki, della Kinki University, ha detto al network televisivo Nhk che «Le sostanze radioattive nell'alveo a valle sono probabilmente in movimento e i livelli di radiazioni vanno monitorati nei pressi delle foci dei fiumi».
Sempre oggi la direttrice dell'International energy agency (iea), Maria van der Hoeven, ha detto che «E' probabile che il Giappone affronti entro il 2035 un forte aumento della spesa per le importazioni di gas naturale se si ferma la costruzione di nuove centrali nucleari dopo l'incidente nucleare di Fukushima».
In una conferenza stampa a Tokyo, la van der Hoeven ha reso note alcune stime sul fabbisogno energetico giapponese ed ha spiegato che «Il Giappone nel 2035 pagherà 66 miliardi di dollari per il gas naturale importato, in quanto la domanda di energia da parte delle economie emergenti farà aumentare i prezzi del gas», Una cifra che quasi il doppio dell'attuale livello in un Paese che si è affidato quasi totalmente al nucleare per produrre elettricità.
Secondo la direttrice dell'Iea, «Se il Giappone dovesse smettere di costruire nuovi reattori nucleari, il costo delle importazioni di gas potrebbero aumentare di circa ulteriori 13 miliardi di dollari. Nel 2035, il Giappone spenderà 40 miliardi di dollari in più all'anno per il gas naturale di quanto non faccia adesso. Questo potrebbe avere un impatto sostanziale sul bilancio commerciale del Giappone. I costi energetici più elevati potrebbero provocare un forte aumento dei prezzi dell'energia elettrica, che colpirebbe l'industria giapponese. La van der Hoeven è però convinta che si possa uscire dal nucleare: «il governo giapponese dovrebbe trovare una soluzione a questi problemi se sceglie di ridurre la sua dipendenza dall'energia nucleare, attraverso misure alternative, come l'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, dato che il risparmio energetico avrà un impatto limitato».
GreenReport - Il ministero ha monitorato i fiumi che scorrono nei dintorni della centrale nucleare di Fukushima Daiichi per valutare l'impatto del disastro e del fallout nucleare sull'ambiente fluviale e sulle acque. A settembre i tecnici hanno prelevato campioni di sabbia da due fiumi nel nord della prefettura di Fukushima e i livelli di cesio radioattivo sono stati di 3 . 200 bequerel per kg nel fiume Niida , nel punto che attraversa un quartiere del villaggio di Iitate, uno dei centri più colpiti dal fallout radioattivo della centrale nucleare, mentre i livelli dello stesso fiume più a valle,nell'attraversamento della città di Soma, erano addirittura di 13.000 bequerel.
Il ministero dell'ambiente sottolinea che i livelli di radioattività a monte erano scesi ad un quinto di quelli osservati a maggio, ma a valle il valore della contaminazione radioattiva si è triplicato.
I livelli di cesio registrati alla foce del fiume Mano, in un'altra zona di Soma, sono il doppio rispetto a quelli trovati a maggio.
Hideo Yamazaki, della Kinki University, ha detto al network televisivo Nhk che «Le sostanze radioattive nell'alveo a valle sono probabilmente in movimento e i livelli di radiazioni vanno monitorati nei pressi delle foci dei fiumi».
Sempre oggi la direttrice dell'International energy agency (iea), Maria van der Hoeven, ha detto che «E' probabile che il Giappone affronti entro il 2035 un forte aumento della spesa per le importazioni di gas naturale se si ferma la costruzione di nuove centrali nucleari dopo l'incidente nucleare di Fukushima».
In una conferenza stampa a Tokyo, la van der Hoeven ha reso note alcune stime sul fabbisogno energetico giapponese ed ha spiegato che «Il Giappone nel 2035 pagherà 66 miliardi di dollari per il gas naturale importato, in quanto la domanda di energia da parte delle economie emergenti farà aumentare i prezzi del gas», Una cifra che quasi il doppio dell'attuale livello in un Paese che si è affidato quasi totalmente al nucleare per produrre elettricità.
Secondo la direttrice dell'Iea, «Se il Giappone dovesse smettere di costruire nuovi reattori nucleari, il costo delle importazioni di gas potrebbero aumentare di circa ulteriori 13 miliardi di dollari. Nel 2035, il Giappone spenderà 40 miliardi di dollari in più all'anno per il gas naturale di quanto non faccia adesso. Questo potrebbe avere un impatto sostanziale sul bilancio commerciale del Giappone. I costi energetici più elevati potrebbero provocare un forte aumento dei prezzi dell'energia elettrica, che colpirebbe l'industria giapponese. La van der Hoeven è però convinta che si possa uscire dal nucleare: «il governo giapponese dovrebbe trovare una soluzione a questi problemi se sceglie di ridurre la sua dipendenza dall'energia nucleare, attraverso misure alternative, come l'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, dato che il risparmio energetico avrà un impatto limitato».
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