L’attesa sembra destinata a finire: fra poche ore potremmo conoscere la lista dei ministri e capire meglio la composizione del nascente governo Monti. Solo tecnici, alcuni politici… cosa ci aspetta?
Dopo due giorni sono finite le consultazioni del premier in pectore: domani alle ore 11 è fissato un colloquio al Quirinale, segno che le consultazioni sono andate a buon fine e Mario Monti è riuscito a trovare un ampio consenso tra le forze politiche. Per il neo-senatore sono stati due giorni davvero densi e incerti: i politici come al solito hanno dato l’impressione di interpretare in modo sbagliato il momento che sta attraversando il nostro paese, continuando il solito ‘teatrino’ della politica e non riuscendo nemmeno per un attimo a superare divisioni, personalismi e tatticismi. Ma tant’è: se fossero stati davvero interessati al bene del nostro paese, forse non ci troveremmo in questa situazione.
Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire cosa è successo in questi due giorni. Interessante per ribadire un certo distaccamento dalla realtà di questa classe politica è la decisione della Lega Nord, che prima di conoscere tempi, modalità e nomi si è già dichiarata all’opposizione. Impossibilità morale di partecipare all’ammucchiata secondo loro, ricerca di consensi dopo una disastrosa alleanza con il Pdl secondo molti.
Poi è stato il turno del Terzo Polo, che da subito ha dimostrato di essere coerente: pieno appoggio al governo Monti, incondizionato, non a termine. La popolazione sembrava quasi incredula davanti ad una scelta così repentina e coesa. Ma come ogni cosa bella, l’illusione di un partito finalmente interessato a risolvere la questione politica per il bene del Paese è svanita (e dopo solo un giorno!). Le parole di Bocchino, definite provocazioni da molti colleghi di partito, lasciano alquanto perplessi: “Il Fli, insieme al terzo polo e al centrosinistra, potrebbe presentare Monti come presidente del consiglio alle prossime elezioni”. Quale sia il vero intento di queste parole non è molto chiaro, ma risultano sicuramente fuori luogo e fuori tempo, e l’unico effetto che sembrano produrre è aggiungere confusione alla confusione, tanto che addirittura il presidente della camera Fini ha dovuto ammettere l’errore del suo collega di partito.
Oggi è stato il turno di Pd e Pdl, oltre che delle parti sociali. Anche qui le parole dei vari rappresentanti-delegazione sembrano poco chiare e molto coerenti invece con ciò che è stata la politica italiana fino ad adesso: nulla di serio. Il Pd prova a fare la voce grossa, si oppone a nomi politici nel governo (come Gianni Letta) ma si deve subito arrendere alla realtà dei fatti: Monti sembra volere dei politici al suo interno e Napolitano gli dà il massimo della fiducia. Così Bersani si vede costretto a risalire al Quirinale per ribadire che il Pd non vede di buon occhio l’ingresso di politici nel governo, ma non pone nessun veto: la voce grossa si ridimensiona subito.
Piaccia o non piaccia, alla fine c’è da convincere il Pdl, che ha ancora dei numeri importanti alle camere. Ma anche qui i politici non riescono a farsi proprio da parte. Le parole di Berlusconi si commentano da sole: “Se Letta non avrà un ruolo nel nuovo governo, il Pdl non accetterà nessun altro nome politico”, con buona pace di Amato, persona molto gradita al Quirinale.
Gli unici che forse si stanno rendendo conto, davvero, delle condizioni di rischio in cui versa il nostro paese sembrano le parti sociali, forse perché vivono nella realtà, in mezzo alla gente e lontano dai palazzi. La Presidente di Confindustria è di poche parole ma molto chiare: ”Ultima opportunità per il nostro paese”. Della serie: smettetela di fare il solito teatrino, abbandonate i tatticismi e trovate delle soluzioni.
Cosa accadrà domani? Con ogni probabilità, e come già accennato, Monti scioglierà la riserva. È quindi certo di avere un ampio consenso tra i politici. Nessuno sa quali saranno i nomi di questo nuovo governo, nonostante il totoministri sembra diventato il nuovo gioco dei giornali e delle trasmissioni tv. Dalle poche indiscrezioni di questo ‘blindato’ senatore, sembra che ci sia la volontà da parte sua di assumere, oltre al ruolo di Presidente del Consiglio, il dicastero di via XX Settembre: quello economico.
È chiaro che se ci sarà Letta, nel ruolo di vice premier, ci sarà anche Giuliano Amato. Il resto è solo fantasia, totopolitica. Ci auguriamo solamente che continui questa voglia di dare una svolta, almeno da parte del Quirinale. I tempi sono stretti, le borse ancora incerte. Forse ha ragione Oscar Giannino: “I mercati non si fidano dei nomi, ma di fatti certi”. Cosa ne sarà dello spread nel giorno della fiducia al governo nessun sa dirlo, ma sembra chiaro che fino ad allora l’altalena della borsa non si placherà, aumentando la pressione già esasperante che viviamo da settembre.
Dopo due giorni sono finite le consultazioni del premier in pectore: domani alle ore 11 è fissato un colloquio al Quirinale, segno che le consultazioni sono andate a buon fine e Mario Monti è riuscito a trovare un ampio consenso tra le forze politiche. Per il neo-senatore sono stati due giorni davvero densi e incerti: i politici come al solito hanno dato l’impressione di interpretare in modo sbagliato il momento che sta attraversando il nostro paese, continuando il solito ‘teatrino’ della politica e non riuscendo nemmeno per un attimo a superare divisioni, personalismi e tatticismi. Ma tant’è: se fossero stati davvero interessati al bene del nostro paese, forse non ci troveremmo in questa situazione.
Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire cosa è successo in questi due giorni. Interessante per ribadire un certo distaccamento dalla realtà di questa classe politica è la decisione della Lega Nord, che prima di conoscere tempi, modalità e nomi si è già dichiarata all’opposizione. Impossibilità morale di partecipare all’ammucchiata secondo loro, ricerca di consensi dopo una disastrosa alleanza con il Pdl secondo molti.
Poi è stato il turno del Terzo Polo, che da subito ha dimostrato di essere coerente: pieno appoggio al governo Monti, incondizionato, non a termine. La popolazione sembrava quasi incredula davanti ad una scelta così repentina e coesa. Ma come ogni cosa bella, l’illusione di un partito finalmente interessato a risolvere la questione politica per il bene del Paese è svanita (e dopo solo un giorno!). Le parole di Bocchino, definite provocazioni da molti colleghi di partito, lasciano alquanto perplessi: “Il Fli, insieme al terzo polo e al centrosinistra, potrebbe presentare Monti come presidente del consiglio alle prossime elezioni”. Quale sia il vero intento di queste parole non è molto chiaro, ma risultano sicuramente fuori luogo e fuori tempo, e l’unico effetto che sembrano produrre è aggiungere confusione alla confusione, tanto che addirittura il presidente della camera Fini ha dovuto ammettere l’errore del suo collega di partito.
Oggi è stato il turno di Pd e Pdl, oltre che delle parti sociali. Anche qui le parole dei vari rappresentanti-delegazione sembrano poco chiare e molto coerenti invece con ciò che è stata la politica italiana fino ad adesso: nulla di serio. Il Pd prova a fare la voce grossa, si oppone a nomi politici nel governo (come Gianni Letta) ma si deve subito arrendere alla realtà dei fatti: Monti sembra volere dei politici al suo interno e Napolitano gli dà il massimo della fiducia. Così Bersani si vede costretto a risalire al Quirinale per ribadire che il Pd non vede di buon occhio l’ingresso di politici nel governo, ma non pone nessun veto: la voce grossa si ridimensiona subito.
Piaccia o non piaccia, alla fine c’è da convincere il Pdl, che ha ancora dei numeri importanti alle camere. Ma anche qui i politici non riescono a farsi proprio da parte. Le parole di Berlusconi si commentano da sole: “Se Letta non avrà un ruolo nel nuovo governo, il Pdl non accetterà nessun altro nome politico”, con buona pace di Amato, persona molto gradita al Quirinale.
Gli unici che forse si stanno rendendo conto, davvero, delle condizioni di rischio in cui versa il nostro paese sembrano le parti sociali, forse perché vivono nella realtà, in mezzo alla gente e lontano dai palazzi. La Presidente di Confindustria è di poche parole ma molto chiare: ”Ultima opportunità per il nostro paese”. Della serie: smettetela di fare il solito teatrino, abbandonate i tatticismi e trovate delle soluzioni.
Cosa accadrà domani? Con ogni probabilità, e come già accennato, Monti scioglierà la riserva. È quindi certo di avere un ampio consenso tra i politici. Nessuno sa quali saranno i nomi di questo nuovo governo, nonostante il totoministri sembra diventato il nuovo gioco dei giornali e delle trasmissioni tv. Dalle poche indiscrezioni di questo ‘blindato’ senatore, sembra che ci sia la volontà da parte sua di assumere, oltre al ruolo di Presidente del Consiglio, il dicastero di via XX Settembre: quello economico.
È chiaro che se ci sarà Letta, nel ruolo di vice premier, ci sarà anche Giuliano Amato. Il resto è solo fantasia, totopolitica. Ci auguriamo solamente che continui questa voglia di dare una svolta, almeno da parte del Quirinale. I tempi sono stretti, le borse ancora incerte. Forse ha ragione Oscar Giannino: “I mercati non si fidano dei nomi, ma di fatti certi”. Cosa ne sarà dello spread nel giorno della fiducia al governo nessun sa dirlo, ma sembra chiaro che fino ad allora l’altalena della borsa non si placherà, aumentando la pressione già esasperante che viviamo da settembre.
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