Uno studio sull'importanza che l'aspetto fisico ha nell'ambito dei colloqui di lavoro
di Irene Poli
Si tratta di un semplice - si fa per dire - esperimento, ma i risultati a cui ha condotto lasciano quanto meno perplessi, visto che confermano una carezza di attenzione verso le reali capacità in favore della pura e semplice apparenza. A chi è giovane e inizia a guardarsi intorno nel mondo del lavoro, il consiglio che giunge puntuale è sempre lo stesso: presentarsi a colloquio al meglio, fisicamente parlando. Ben vestiti, taglio di capelli curato, volto pulito, trucco adeguato alla situazione per le donne e barba ben rasata per gli uomini. Questo è il primo impatto col candidato per chi offre il lavoro e, a quanto pare, anche il più significativo, soprattutto se non è all'altezza delle aspettative. Pare infatti che avere segni sulla pelle, cicatrici o nei particolarmente vistosi svii l'attenzione dalle effettive risposte di chi si propone.
Mikki Hebl e Juan Madera, due psicologi dell'Università di Houston, hanno infatti dimostrato nei loro studi pubblicati sul Journal of Applied Psychology come vengono perpetrate evidenti discriminazioni nei colloqui di lavoro. Per dimostrarlo, hanno seguito in videoconferenza dei colloqui, controllando dove andasse lo sguardo di quanti si sono prestati alla prova. Si è così evidenziato che più l'attenzione si discostava dagli occhi e la bocca del colloquiato (punti solitamente di maggiore interesse quando si parla con qualcuno), meno i selezionatori erano in grado di ricordarne le parole.
L'esperimento si è poi spinto oltre mettendo alla prova 38 manager che hanno maturato esperienza nella selezione del personale, facendoli colloquiare con persone con evidenti segni sulla pelle. Nonostante le loro conoscenze, i manager sono stati messi in difficoltà da queste imperfezioni fisiche, dando così conferma dell'idea che a contare sia davvero più l'apparenza della sostanza e di come in tal senso persone con qualche tipo di problematica - non necessariamente imputabile ad un atteggiamento trascurato - siano di fatte penalizzate nella selezione di posti di lavoro, a prescindere dalla loro effettiva preparazione.
Non una rivelazione molto incoraggiante, soprattutto per i giovani che devono già fare i conti con le numerose difficoltà nel mondo del lavoro. E da oggi le aziende sanno che fare recruitment non è poi così facile…
di Irene Poli
Si tratta di un semplice - si fa per dire - esperimento, ma i risultati a cui ha condotto lasciano quanto meno perplessi, visto che confermano una carezza di attenzione verso le reali capacità in favore della pura e semplice apparenza. A chi è giovane e inizia a guardarsi intorno nel mondo del lavoro, il consiglio che giunge puntuale è sempre lo stesso: presentarsi a colloquio al meglio, fisicamente parlando. Ben vestiti, taglio di capelli curato, volto pulito, trucco adeguato alla situazione per le donne e barba ben rasata per gli uomini. Questo è il primo impatto col candidato per chi offre il lavoro e, a quanto pare, anche il più significativo, soprattutto se non è all'altezza delle aspettative. Pare infatti che avere segni sulla pelle, cicatrici o nei particolarmente vistosi svii l'attenzione dalle effettive risposte di chi si propone.
Mikki Hebl e Juan Madera, due psicologi dell'Università di Houston, hanno infatti dimostrato nei loro studi pubblicati sul Journal of Applied Psychology come vengono perpetrate evidenti discriminazioni nei colloqui di lavoro. Per dimostrarlo, hanno seguito in videoconferenza dei colloqui, controllando dove andasse lo sguardo di quanti si sono prestati alla prova. Si è così evidenziato che più l'attenzione si discostava dagli occhi e la bocca del colloquiato (punti solitamente di maggiore interesse quando si parla con qualcuno), meno i selezionatori erano in grado di ricordarne le parole.
L'esperimento si è poi spinto oltre mettendo alla prova 38 manager che hanno maturato esperienza nella selezione del personale, facendoli colloquiare con persone con evidenti segni sulla pelle. Nonostante le loro conoscenze, i manager sono stati messi in difficoltà da queste imperfezioni fisiche, dando così conferma dell'idea che a contare sia davvero più l'apparenza della sostanza e di come in tal senso persone con qualche tipo di problematica - non necessariamente imputabile ad un atteggiamento trascurato - siano di fatte penalizzate nella selezione di posti di lavoro, a prescindere dalla loro effettiva preparazione.
Non una rivelazione molto incoraggiante, soprattutto per i giovani che devono già fare i conti con le numerose difficoltà nel mondo del lavoro. E da oggi le aziende sanno che fare recruitment non è poi così facile…
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