«L'economia è essenzialmente un meccanismo per fare il miglior uso delle risorse». E' una frase così, semplice, così ovvia e banalmente inequivocabile, che fa strano ritrovarla sulle pagine che il Sole24Ore dedica ai ragazzi (junior 24), quando prova a spiegare ai più piccoli come funziona l'economia.
Greenreport - Eppure Fabrizio Galimberti parte proprio da questo assioma per spiegare ai giovanissimi lettori del Sole24Ore - e non bisogna credere che sian pochi, perché scorrendo su internet si trovano in rete i progetti di diverse scuole che stanno raccogliendo questi inserti - cosa sono le cosiddette esternalità, facendo due esempi, uno in positivo, l'altro in negativo. Quello in positivo riguarda l'istruzione: paghiamo meno di quanto costerebbe il servizio perché a beneficiarne non siamo solo noi, ma tutto il paese, perché un paese più istruito è in teoria anche più competitivo. Le esternalità negative invece sono per esempio le piogge acide causate da processi produttivi che si traducono in costi non per le imprese ma per la collettività. E per riparare questo costo nascosto nascono le tasse e/o i divieti. Da lì al protocollo di Kyoto il passo è breve.
Peccato che tutte queste nozioni di base che vengono insegnate ai ragazzi sono chirurgicamente ignorate dai decisori e dalle imprese e molto spesso perfino dagli stessi giornalisti, quando diventano megafono delle lamentele per i lacci e lacciuoli ambientali che affliggerebbero le imprese! Da non confondere, ovviamente, con le queste sì giuste imprecazioni contro le inutili complicazioni delle leggi. Un conto è dire, infatti, che rispettare il codice ambientale è un'impresa anche per i supervirtuosi per colpa di incredibili pasticci e di articoli che si contraddicono l'uno con l'altro. Diverso ritenere l'ambiente un ostacolo tout court da bypassare in tutti i modi se si vuol davvero fare il business.
Partendo da queste considerazioni invece, si insegna giustamente ai bambini magari a non amarle le tasse, ma almeno a comprenderne l'utilità, soprattutto quando queste sono finalizzate e non vengono buttate nel calderone generale. Anche le tasse devono rispondere all'esigenza di equità e di sostenibilità, perché una delle più grandi zavorre dell'economia italiana è stata proprio quella, ad esempio, di aver privilegiato la rendita rispetto al reddito dal lavoro ed è su questo punto che si dovrebbe lavorare spostando un po' alla volta il peso impositivo verso il reddito improduttivo, che è quello delle seconde case, di cui in questo autunno stiamo pagando un pesantissimo obolo anche in termini di vite umane, sepolte sotto il fango della dissesto idrogeologico causato dalla cementificazione del nostro territorio. Ed è per questo, ad esempio, che una reintroduzione dell'ici, magari ripescando e migliorando l'ultima versione varata da Prodi, non sarebbe poi così folle.
Tornando alle lezioni di economia, per governare e fare il miglior uso delle risorse dunque - ovvero fare economia, semplicemente - basterebbe seguire queste nozioni di base e introdurre la contabilità ambientale, in grado di evidenziare l'impronta ecologica di ciascun prodotto, in tutte le sue fasi di vita, e di rispondere ad un'altra delle domande che stanno alla base dell'economia ecologica e che il Sole 24 junior cerca di spiegare ai lettori: «Quando le cose non hanno prezzo, come l'aria, l'acqua o le bellezze del paesaggio, come fa l'economia a funzionare»?
In realtà oggi tutto sembra andare in direzione contraria. La finanziarizzazione crescente dell'economia ha completamente ribaltato questo abc e il risultato è una situazione ormai non più governabile e anche razionalmente incomprensibile: lo stesso Galimberti su un altro inserto del Sole24Ore, Plus, evidenziava che «il mondo è in surplus con sé stesso: l'export complessivo è maggiore dell'import per un importo che l'Fmi stima per quest'anno a 460 miliardi di dollari». La discrepanza potrebbe essere dovuta ad errori di misurazione, certo. Ma nella situazione data diventa impossibile misurare i beni, figurarsi i servizi. Per questo una contabilità ambientale è quanto mai improcrastinabile. L'augurio è che il nuovo governo Monti possa riprendere in mano la questione, che nel nostro Paese ha una storia ormai decennale: con quattro proposte di legge in Senato riunite poi in un testo unico bipartisan arrivato fino all'approvazione della legge delega in materia nel 2007. Prima che l'esecutivo Berlusconi affondasse la contabilità ambientale nell'oblio.
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.