In un epoca dove allignava prepotentemente il giudizio e il pregiudizio egli contemplò la misteriosa e abissale realtà divina della Misericordia e la portò agli altri (autore Jean-Marie Gueullette – Edizioni Paoline 2011)
Se c’è un sacerdote che ha interpretato più di tutti e nel senso più profondo la dottrina cristiana circa la misericordia di Dio, questi è Padre Jean Joseph Lataste (1832-1869). Infatti la mentalità dei suoi contemporanei sembrava rifiutare l'idea della misericordia, anzi mostrava allergia alla stessa parola, preferendo quella della giustizia. Non dimentichiamo che in Francia c’era il forte retaggio del giansenismo, una dottrina secondo cui a causa del peccato l'uomo è trascinato al male; la grazia salvatrice è concessa da Dio solo ai predestinati dalla sua volontà; l'uomo non ha quindi libertà di scelta e la sua libertà è solo libertà da coazione fisica. L'uomo di allora, come quello di oggi, viveva un momento di grande trasformazione che conteneva allo stesso tempo la speranza di un futuro migliore e nello stesso tempo oscure minacce che attentavano alla sua stessa esistenza e dignità. Il rifiuto della misericordia sembrava tradire una presunta autosufficienza che nascondeva profonde angosce, debolezze, contraddizioni e ingiustizie, di fronte alle quali si sentiva sprovveduto e impreparato.
Ed allora la nascita di un santo come Padre Lataste cadeva provvi¬denziale e più che mai utile per rispondere all'appello alla misericor¬dia divina che assicurava la benevola vicinanza di Dio. Padre Lataste è proprio un precursore delle idee circa l’amore di Dio propugnate dal grande Papa Giovanni Paolo II nell’enciclica ’Dives in Misericordia‘, dalla quale è bene mettere in evidenza un significativo passaggio per comprendere meglio l’azione dell’apostolo delle carceri: “L'amore divino è superiore alla sua giustizia perché Dio perdona e il suo perdono è una nuova creazione; non è un rifacimento o una restaurazione dopo che abbiamo scontato tutto; il peccato provoca un intervento divino dettato da un amore più grande ancora. L'amore divino appunto perché misericordioso è superiore alla giustizia … Infatti la giustizia di Dio, appunto perché di Dio, «esclude l'odio e il desiderio del male nei riguardi di colui, al quale una volta ha dato in dono se stesso: nulla tu disprezzi di quanto hai creato» (DM, ivi). La giustizia entra nella prospettiva dell'amore; da questo è guidata e diretta”.
La protagonista di questo libro è proprio la Misericordia divina, che però ha bisogno di qualcuno che la testimoni e la renda visibile. Padre Lataste ha incarnato fedelmente questo ruolo sposando profeticamente il pensiero di Giovanni Paolo II sulla Misericordia. In un’epoca dove allignava prepotentemente il giudizio e il pregiudizio, duri ancora oggi a morire anche in ambienti cattolici, egli contemplò questa misteriosa e abissale realtà divina e la portò agli altri, come ben veniva messo in evidenza nel celebre motto domenicano ’Contemplata aliis tradere‘.
Come afferma l’autore di questa splendida agiografia, il teologo Jean Marie Guellette: ”E’ nell’atto di trasmissione che egli contempla le meraviglie di Dio, constatando il dono della salvezza ai più disprezzati e vedendo le conseguenze di questo dono nella loro vita”. Per Padre Lataste la devozione a Santa Caterina e a Santa Maria Maddalena fu un passaggio fondamentale per portare a conoscenza l’amore di Dio alle donne più sfortunate. Jean Marie Guellette scrive infatti: ”Ciò che poteva dire Caterina dopo aver contemplato il volto del suo salvatore, padre Lataste lo dice contemplando quanto è avvenuto nel cuore delle detenute. E come Caterina, egli non può che instancabilmente ripetere: «Ho visto meraviglie». Questa espressione in tali circostanze è molto più di un’esclamazione di gioia di fronte a un bello spettacolo: è l’affermazione della salvezza offerta alle detenute. Potendo entrare nell’intimità del loro cuore Padre Lataste aveva la convinzione di essere nell’intimità di Dio”. Predicando e toccando con mano i risultati della sua predicazione, l’apostolo delle carceri venne immesso nella stessa estasi di Santa Caterina: la sua impressione fu quella di aver visto il paradiso sulla terra e di aver incontrato Dio stesso.
Ma all’inizio Padre Lataste non credeva tanto a questo apostolato. Entrò nel carcere, il 15 settembre 1864, solo per obbedienza. Confidò infatti il sentimento di rifiuto e di ribrezzo che provò varcando la porta di questa casa della disperazione. Ma nel suo cuore c’erano due amori, uno incommensurabile per Dio ed un doppio amore per la donna: sia per quella pura e innocente, com’era la sua fidanzata, morta anche prima del fidanzamento ufficiale, quando ancora era laico, sia per la donna peccatrice, ma redenta al punto di diventare santa, come l’aveva scoperta in Maria Maddalena durante il suo noviziato nell’Ordine domenicano. Non a caso ai piedi della Croce Gesù ha voluto sia Maria, Sua madre, espressione della massima purezza, ma anche Maria Maddalena, espressione della purezza acquisita per i meriti della redenzione. Tale avvenimento, lo Stabat Mater, riveste, in un certo qual modo, i connotati del Big Bang, si è ritrasmesso cioè per secoli e ha avuto profonde ripercussioni che hanno avuto compimento nell’istituzione, da parte di Padre Lataste, di una congregazione femminile che rispecchiasse quell’emblematico episodio. Le Domenicane di Betania, che ancor oggi vivono una dimensione di vita contemplativa, realizzano al loro interno la piena fraternità tra le suore che provengono da un percorso sereno e quelle che invece hanno conosciuto la sofferenza del carcere.
Jean-Marie Guellette racconta tutto ciò in questo libro in modo semplice e allo stesso tempo profondo, mettendo in evidenza i vari collegamenti con i grandi della storia della spiritualità, quale acuto conoscitore di questa materia e in particolare dell’influsso di Maestro Eckart nella Francia del XVII secolo.
Se c’è un sacerdote che ha interpretato più di tutti e nel senso più profondo la dottrina cristiana circa la misericordia di Dio, questi è Padre Jean Joseph Lataste (1832-1869). Infatti la mentalità dei suoi contemporanei sembrava rifiutare l'idea della misericordia, anzi mostrava allergia alla stessa parola, preferendo quella della giustizia. Non dimentichiamo che in Francia c’era il forte retaggio del giansenismo, una dottrina secondo cui a causa del peccato l'uomo è trascinato al male; la grazia salvatrice è concessa da Dio solo ai predestinati dalla sua volontà; l'uomo non ha quindi libertà di scelta e la sua libertà è solo libertà da coazione fisica. L'uomo di allora, come quello di oggi, viveva un momento di grande trasformazione che conteneva allo stesso tempo la speranza di un futuro migliore e nello stesso tempo oscure minacce che attentavano alla sua stessa esistenza e dignità. Il rifiuto della misericordia sembrava tradire una presunta autosufficienza che nascondeva profonde angosce, debolezze, contraddizioni e ingiustizie, di fronte alle quali si sentiva sprovveduto e impreparato.
Ed allora la nascita di un santo come Padre Lataste cadeva provvi¬denziale e più che mai utile per rispondere all'appello alla misericor¬dia divina che assicurava la benevola vicinanza di Dio. Padre Lataste è proprio un precursore delle idee circa l’amore di Dio propugnate dal grande Papa Giovanni Paolo II nell’enciclica ’Dives in Misericordia‘, dalla quale è bene mettere in evidenza un significativo passaggio per comprendere meglio l’azione dell’apostolo delle carceri: “L'amore divino è superiore alla sua giustizia perché Dio perdona e il suo perdono è una nuova creazione; non è un rifacimento o una restaurazione dopo che abbiamo scontato tutto; il peccato provoca un intervento divino dettato da un amore più grande ancora. L'amore divino appunto perché misericordioso è superiore alla giustizia … Infatti la giustizia di Dio, appunto perché di Dio, «esclude l'odio e il desiderio del male nei riguardi di colui, al quale una volta ha dato in dono se stesso: nulla tu disprezzi di quanto hai creato» (DM, ivi). La giustizia entra nella prospettiva dell'amore; da questo è guidata e diretta”.
La protagonista di questo libro è proprio la Misericordia divina, che però ha bisogno di qualcuno che la testimoni e la renda visibile. Padre Lataste ha incarnato fedelmente questo ruolo sposando profeticamente il pensiero di Giovanni Paolo II sulla Misericordia. In un’epoca dove allignava prepotentemente il giudizio e il pregiudizio, duri ancora oggi a morire anche in ambienti cattolici, egli contemplò questa misteriosa e abissale realtà divina e la portò agli altri, come ben veniva messo in evidenza nel celebre motto domenicano ’Contemplata aliis tradere‘.
Come afferma l’autore di questa splendida agiografia, il teologo Jean Marie Guellette: ”E’ nell’atto di trasmissione che egli contempla le meraviglie di Dio, constatando il dono della salvezza ai più disprezzati e vedendo le conseguenze di questo dono nella loro vita”. Per Padre Lataste la devozione a Santa Caterina e a Santa Maria Maddalena fu un passaggio fondamentale per portare a conoscenza l’amore di Dio alle donne più sfortunate. Jean Marie Guellette scrive infatti: ”Ciò che poteva dire Caterina dopo aver contemplato il volto del suo salvatore, padre Lataste lo dice contemplando quanto è avvenuto nel cuore delle detenute. E come Caterina, egli non può che instancabilmente ripetere: «Ho visto meraviglie». Questa espressione in tali circostanze è molto più di un’esclamazione di gioia di fronte a un bello spettacolo: è l’affermazione della salvezza offerta alle detenute. Potendo entrare nell’intimità del loro cuore Padre Lataste aveva la convinzione di essere nell’intimità di Dio”. Predicando e toccando con mano i risultati della sua predicazione, l’apostolo delle carceri venne immesso nella stessa estasi di Santa Caterina: la sua impressione fu quella di aver visto il paradiso sulla terra e di aver incontrato Dio stesso.
Ma all’inizio Padre Lataste non credeva tanto a questo apostolato. Entrò nel carcere, il 15 settembre 1864, solo per obbedienza. Confidò infatti il sentimento di rifiuto e di ribrezzo che provò varcando la porta di questa casa della disperazione. Ma nel suo cuore c’erano due amori, uno incommensurabile per Dio ed un doppio amore per la donna: sia per quella pura e innocente, com’era la sua fidanzata, morta anche prima del fidanzamento ufficiale, quando ancora era laico, sia per la donna peccatrice, ma redenta al punto di diventare santa, come l’aveva scoperta in Maria Maddalena durante il suo noviziato nell’Ordine domenicano. Non a caso ai piedi della Croce Gesù ha voluto sia Maria, Sua madre, espressione della massima purezza, ma anche Maria Maddalena, espressione della purezza acquisita per i meriti della redenzione. Tale avvenimento, lo Stabat Mater, riveste, in un certo qual modo, i connotati del Big Bang, si è ritrasmesso cioè per secoli e ha avuto profonde ripercussioni che hanno avuto compimento nell’istituzione, da parte di Padre Lataste, di una congregazione femminile che rispecchiasse quell’emblematico episodio. Le Domenicane di Betania, che ancor oggi vivono una dimensione di vita contemplativa, realizzano al loro interno la piena fraternità tra le suore che provengono da un percorso sereno e quelle che invece hanno conosciuto la sofferenza del carcere.
Jean-Marie Guellette racconta tutto ciò in questo libro in modo semplice e allo stesso tempo profondo, mettendo in evidenza i vari collegamenti con i grandi della storia della spiritualità, quale acuto conoscitore di questa materia e in particolare dell’influsso di Maestro Eckart nella Francia del XVII secolo.
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