giovedì, novembre 17, 2011
Cnel e Istat definiscono nuovi criteri di valutazione del livello di benessere di un Paese. La ricerca avviata a livello internazionale richiede scelte di equità e rigore

Città Nuova - Proprio mentre l’opinione pubblica è sempre più martellata dai numeri della crisi economica, che si materializza in mancanza di denaro circolante, in Italia si stanno muovendo due realtà di primo piano per arrivare a definire il reale livello di benessere di una società. E questo non coincide esclusivamente con il Pil (Prodotto interno lordo). Non vale forse più del petrolio, una delle principali unità di misura, l’enorme giacimento di paesaggi e patrimoni culturali presenti in Italia? E questo valore non è definito per essere svenduto al miglior offerente e buttare poi il ricavato nella fornace di un debito che si autoalimenta per la speculazione dei mercati.

Il Pil è un indicatore importante perché esprime il valore dei beni e servizi prodotti in un Paese, ma come già diceva Robert Kennedy «misura tutto eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani». Quello che è in gioco quindi è proprio il peso effettivo del Pil che da misura quantitativa dell’attività macroeconomica ha assunto il ruolo improprio di indicatore dell'intero sviluppo economico-sociale di una comunità nazionale.

La consapevolezza di questa riduttiva lettura, diffusa nella conferenza del 2007 Beyond Gdp (Oltre il Pil), organizzata da Commissione e Parlamento europei, Club di Roma, WWF e Ocse; è diventata ora una raccomandazione: “Pil e oltre: misurare il progresso in un mondo in evoluzione”.
In questo quadro assume particolare valore l’iniziativa istituzionale congiunta dell’Istat (Istituto nazionale di statistica), e del Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) di adottare un criterio ufficiale di misurazione della ricchezza e del benessere conforme a quanto stanno già elaborando a livello internazionale con un gruppo crescente di Paesi come Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Australia, Irlanda, Messico, Svizzera e Olanda. La Francia ha affidato questo lavoro alla Commissione sulla misura della performance economica e del progresso sociale, diretta dai premi nobel Joseph Stiglitz e Amartya Sen e da Jean-Paul Fitoussi I risultati italiani dovrebbe essere pronti a maggio del 2012.

Il percorso italiano prevede, accanto alla commissione scientifica, la diretta partecipazione popolare per definire i criteri di misurazione del benessere e su un apposito sito web interattivo www.misuredelbenessere.it con relativo spazio blog, tutti potranno esprimersi. Si parte da dodici ambiti di valutazione, chiamati domìni, che sono stati individuati tramite un lavoro comune tra parti sociali e società civile. Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, ambiente, salute, paesaggio e patrimonio culturale, sono alcuni di questi indicatori, che mettono in gioco la valutazione sulle diseguaglianze (non solo di reddito) e la sostenibilità economica, sociale e ambientale.

L’iniziativa risponde anche al pressing della crisi economica su scelte di equità e rigore. Il Cnel, l’Istat e l’Ocse, con questi nuovi criteri potranno dare una risposta adeguata e congiunta.

Carlo Cefaloni

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