giovedì, novembre 24, 2011
Il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy assicurano pieno sostegno all'Italia, mentre il neo premier Mario Monti ribadisce il deciso impegno dell’Italia per uscire dalla crisi.

Radio Vaticana - Nel vertice trilaterale di Strasburgo i leader di Germania, Francia e Italia hanno rilanciato l’euro: “Le prime economie dell'Europa sono determinate a fare di tutto per sostenere e garantire la solidità dell'euro” dice Sarkzoy. E Monti afferma: “abbiamo espresso tutti e tre insieme che la priorità principale è una buona salute dell'eurozona e la salda tenuta dell'euro”. Il premier italiano si dice anche favorevole a sanzioni per chi non rispetta il patto di stabilità. La Merkel da parte sua definisce “molto impressionante” vedere le misure anche “strutturali” che il governo italiano è intenzionato ad adottare. I tre leader si sono espressi in modo diverso sul tema degli eurobond. “Non sono necessari” dice la Merkel, mentre per Monti potrebbero dare un contributo significativo nel contesto di una unione fiscale. Per Sarkozy è invece”pericoloso parlare di eurobond senza parlare, insieme, di governance e di sanzioni: è un pacchetto complessivo che presenteremo insieme”. Ad Antonio Villafranca, responsabile del programma Europa dell’Ispi di Milano, Stefano Leszczynski ha chiesto come mai Berlino teme così tanto gli Eurobond. ascolta

R. – Innanzitutto va detto che la Germania non ha mai opposto un ‘no’ preconcetto all’idea degli eurobond o, come la Commissione adesso li chiama, gli “stability bond”, e fa un ragionamento molto chiaro, al limite si potrebbe definire anche rigido, cioè dice: fare gli eurobond significa condividere le garanzie e quindi vuol dire essenzialmente che i Paesi tripla A, i Paesi più solidi dell’eurozona dovrebbero condividere questa loro solidità anche con i Paesi periferici di cui però non possono controllare i comportamenti, soprattutto per quanto riguarda le politiche di bilancio. Allora la Germania dice: è troppo presto per attivare eurobond se prima non abbiamo definito una nuova governance economica europea che permetta uno strettissimo coordinamento delle politiche di bilancio. Se si farà questo, allora ci potrà essere un “ok” all’emissione di eurobond.

D. - Tuttavia quando l’Europa parla di eurobond non parla di un’unica soluzione: ci sono varie alternative in mezzo …

R. – Sì: nel libro verde che ha presentato proprio ieri, la Commissione individua tre possibili soluzioni. La prima soluzione è quella più radicale, cioè quella in cui c’è un’unica emissione di titoli da parte dell’Unione europea che coprirebbe tutto il fabbisogno di tutti i Paesi dell’eurozona. La seconda ipotesi è quella di dire: condividiamo le garanzie a livello di eurozona, però solo su una percentuale relativamente piccola di debito di ciascuno Stato membro; per la parte eccedente, ciascuno Stato continuerebbe ad emettere le proprie obbligazioni. Però, il problema è che anche in questo caso bisognerebbe riformare i Trattati; questo potrebbe prendere anni. Noi abbiamo un problema urgente e quindi, in realtà, non è una soluzione percorribile. La terza opzione della Commissione è quella di una parziale sostituzione delle obbligazioni nazionali, però ciascuno Stato sarebbe garante della propria emissione.

D. – Si è sentito spesso e tanto parlare di speculazione sui mercati nei confronti dei titoli dei vari Paesi …

R. - Più che parlare di speculazione, io preferirei parlare in generale di reazioni da parte dei mercati finanziari. Ci si è resi conto che in realtà non è un problema che riguarda solo i Paesi periferici dell’eurozona, ma riguarda l’eurozona in sé. Ecco perché i titoli stessi della Germania non sono stati venduti totalmente nell’asta di ieri e ecco perché c’è un certa tensione anche sui Paesi tripla A; lo abbiamo visto già sulla Francia e adesso addirittura sulla Germania. Infatti, è l’intero progetto dell’eurozona che rischia di traballare e non si vedono vie d’uscita da un punto di vista di iniziativa politica. Non ci si può limitare ad una visione contabile della risoluzione di questa crisi: c’è anche un deficit di iniziativa politica in Europa. (bf)

Del momento di forte crisi Fausta Speranza ha parlato con il presidente del Parlamento Europeo Jerzy Buzek: ascolta

R. – I’m repeating each time…
Ogni volta ripeto, quando ho la possibilità di dire qualcosa, che i valori sono importanti quanto l’economia e qualche volta anche più importanti. La nostra crisi economica è anche una crisi di valori, specialmente una crisi di fiducia, di sicurezza e solidarietà. Ci sono i veri valori cristiani su cui l’Europa è stata costruita. Quindi, dovremmo tornare a quei valori fondamentali, valori cristiani, nelle nostre attività oggi, quando pensiamo alle istituzioni, ai programmi e ai progetti. Abbiamo ancora bisogno di cambiare molto nelle nostre istituzioni, con programmi e progetti. Ma non possiamo fare solo questo senza ricordare le fondamenta di tutto. Mi lasci sottolineare che quei valori sono sempre i più importanti per l’Unione Europa, per l’Europa nel suo insieme e per il mondo. E noi vogliamo cooperare a livello globale e dovremmo fondare la nostra cooperazione sui valori: altrimenti non ce la possiamo fare.

D. – Come avere più valori nella politica?

R. – I’m quite sure that this is...
Sono abbastanza certo che c’è la possibilità di avere più politica. E abbiamo bisogno per questo dell’impegno di politici cristiani. (ap)


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