Il racconto della nostra inviata Sagida Syed
L’alessandrino non ha vissuto scene di panico come quelle che hanno avuto per protagonista (ancora una volta) Genova e, (ancora una volta), la Liguria ma certamente sono riaffiorati i ricordi della disastrosa inondazione del Tanaro nel 1994. E cosi’il sindaco Piercarlo Fabbio, più fortunato della sua collega genovese Marta Vincenzi, avendo avuto tempo di organizzarsi in base allo spostamento del diluvio dalla costa all’entroterra ha dato l’allarme alluvione in tempo, 250 persone sono state sfollate a scopo cautelativo (insieme ad altre famiglie su tutto il territorio limitrofo e più a rischio) e le scuole per precauzione sono rimaste chiuse lunedì. E tuttavia il Basso Piemonte, una zona ricca di fiumi torrenti e rii, rimane sotto osservazione e come conseguenza dell’alluvione del 4 novembre, alcuni comuni a sud della provincia sono rimasti senz’acqua per circa 24 ore a causa del danneggiamento di un acquedotto. I numerosi ponti ritenuti più a rischio (sul Tanaro, sul Bormida e sullo Scrivia) sono stati chiusi già da sabato pomeriggio quando la pioggia torrenziale ha riversato in poche ore circa 50 centimetri di acqua. Gli argini ai lati delle strade sono quasi subito straripati e hanno allagato ampi tratti di strade comunali rendendo difficile la circolazione, però trattandosi di un prefestivo, molti hanno rinunciato a spostarsi in auto (ma l’Outlet Serravalle, il più grande villaggio commerciale d’Italia, era affollato come sempre). La risposta della protezione civile che ha monitorato la situazione praticamente dall’inizio del maltempo ha evitato il peggio e senz’altro la zona è stata colpita meno aggressivamente rispetto a Genova. Tuttavia i principali fiumi restano al di sopra dei livelli di normale piena autunnale e come cadaveri trasportati dalla corrente impetuosa delle acque sporche di fango, galleggiano tronchi, rami spezzati, spazzatura varia e qualche carcassa di animale trovatosi impreparato al risveglio violento della natura. Qualcuno accusa le nutrie che con le loro tane bucherellano gli argini dei fiumi rendendoli colabrodi pronti a far passare l’acqua in eccesso: a noi ricordano un po’ quelli che accusavano le mucche di aver causato il buco nell’ozono con le loro flatulenze a base di metano...La verità è che i fiumi si stanno riconquistando quello che è stato loro tolto. Non che in passato, ogni tanto, essi non reclamassero molte vite trascinandole via come giocattoli attraverso la loro velocissima e irrefrenabile corsa verso il mare, ma oggi accade regolarmente. Ed è un monito che la cementificazione ed il taglio selvaggio di alberi, che con le proprie radici tengono la terra ferma ai lati del fiume, ha portato alle tragedie che leggiamo sulle pagine di cronaca nera dei giornali. Milioni di danni e milioni di lacrime, specialmente per quelle povere vittime. Tre delle quali erano donne che andavano a prendere i propri figli o fratelli a scuola, il cui unico ‘torto’ era di trovarsi vicino ad un fiume considerato innocuo. Il Comune ad agosto aveva risposto ad una cittadina preoccupata che non vi era nessun pericolo di straripamento per il Ferreggiano che invece ha scatenato la sua furia omicida in pochi secondi portandosi via vite, sogni e speranze.
L’alessandrino non ha vissuto scene di panico come quelle che hanno avuto per protagonista (ancora una volta) Genova e, (ancora una volta), la Liguria ma certamente sono riaffiorati i ricordi della disastrosa inondazione del Tanaro nel 1994. E cosi’il sindaco Piercarlo Fabbio, più fortunato della sua collega genovese Marta Vincenzi, avendo avuto tempo di organizzarsi in base allo spostamento del diluvio dalla costa all’entroterra ha dato l’allarme alluvione in tempo, 250 persone sono state sfollate a scopo cautelativo (insieme ad altre famiglie su tutto il territorio limitrofo e più a rischio) e le scuole per precauzione sono rimaste chiuse lunedì. E tuttavia il Basso Piemonte, una zona ricca di fiumi torrenti e rii, rimane sotto osservazione e come conseguenza dell’alluvione del 4 novembre, alcuni comuni a sud della provincia sono rimasti senz’acqua per circa 24 ore a causa del danneggiamento di un acquedotto. I numerosi ponti ritenuti più a rischio (sul Tanaro, sul Bormida e sullo Scrivia) sono stati chiusi già da sabato pomeriggio quando la pioggia torrenziale ha riversato in poche ore circa 50 centimetri di acqua. Gli argini ai lati delle strade sono quasi subito straripati e hanno allagato ampi tratti di strade comunali rendendo difficile la circolazione, però trattandosi di un prefestivo, molti hanno rinunciato a spostarsi in auto (ma l’Outlet Serravalle, il più grande villaggio commerciale d’Italia, era affollato come sempre). La risposta della protezione civile che ha monitorato la situazione praticamente dall’inizio del maltempo ha evitato il peggio e senz’altro la zona è stata colpita meno aggressivamente rispetto a Genova. Tuttavia i principali fiumi restano al di sopra dei livelli di normale piena autunnale e come cadaveri trasportati dalla corrente impetuosa delle acque sporche di fango, galleggiano tronchi, rami spezzati, spazzatura varia e qualche carcassa di animale trovatosi impreparato al risveglio violento della natura. Qualcuno accusa le nutrie che con le loro tane bucherellano gli argini dei fiumi rendendoli colabrodi pronti a far passare l’acqua in eccesso: a noi ricordano un po’ quelli che accusavano le mucche di aver causato il buco nell’ozono con le loro flatulenze a base di metano...La verità è che i fiumi si stanno riconquistando quello che è stato loro tolto. Non che in passato, ogni tanto, essi non reclamassero molte vite trascinandole via come giocattoli attraverso la loro velocissima e irrefrenabile corsa verso il mare, ma oggi accade regolarmente. Ed è un monito che la cementificazione ed il taglio selvaggio di alberi, che con le proprie radici tengono la terra ferma ai lati del fiume, ha portato alle tragedie che leggiamo sulle pagine di cronaca nera dei giornali. Milioni di danni e milioni di lacrime, specialmente per quelle povere vittime. Tre delle quali erano donne che andavano a prendere i propri figli o fratelli a scuola, il cui unico ‘torto’ era di trovarsi vicino ad un fiume considerato innocuo. Il Comune ad agosto aveva risposto ad una cittadina preoccupata che non vi era nessun pericolo di straripamento per il Ferreggiano che invece ha scatenato la sua furia omicida in pochi secondi portandosi via vite, sogni e speranze.
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