Un comunicato di ACS-Aiuto alla Chiesa che Soffre sulle recenti violenze nel Nord della Nigeria. Il testo contiene dichiarazioni del vescovo di Maiduguri, monsignor Oliver Dashe Doeme, e del nunzio apostolico monsignor Augustine Kasujja.
«I veri responsabili delle violenze e degli spargimenti di sangue nel Nord della Nigeria sono alcuni politici corrotti che istigano all’odio religioso». A dichiararlo ad Aiuto alla Chiesa che Soffre è monsignor Oliver Dashe Doeme, vescovo di Maiduguri, capitale dello Stato nigeriano del Borno, che punta il dito anche contro le forze dell’ordine, «incapaci di difendere i cittadini». In una conversazione telefonica con ACS, il presule ha accusato le autorità locali di sfruttare le divisioni religiose interne per destabilizzare il clima e spodestare il governo. «L’amministrazione locale ha fortemente deluso la popolazione – racconta – consentendo gravi violazioni e minando la sicurezza stessa dei cittadini».
Nell’ultimo fine settimana, la serie di attentati del gruppo islamista «Boko Haram» ha provocato più di 100 morti. Epicentro delle violenze sono state la città di Damaturu e il vicino villaggio di Patiskum, in cui gli estremisti si sono scontrati con la polizia e hanno fatto esplodere numerosi ordigni in diverse moschee e chiese. Tra queste, quella di S. Mary a Damaturu, che venerdì è stata colpita da una bomba e ridotta in macerie. Il parroco e il vice-parroco, don James John e don Allan, hanno raccontato a monsignor Doeme di essersi messi in salvo appena prima dell’esplosione. «Era una delle chiese più grandi della nostra diocesi – ha detto il presule - capace di contenere migliaia di persone. Ed ora è rimasta solo la cenere». Domenica scorsa la comunità si è dovuta riunire per la Messa in una sala parrocchiale.
Quella di S. Mary è il quinto edificio religioso colpito in soli otto mesi. Ad aprile è stata attaccata la cattedrale di Maiduguri e tre mesi dopo alcuni uffici della curia e l’alloggio dei sacerdoti. Il quarto episodio tre settimane quando una chiesa è stata incendiata da alcuni giovani.
«I giovani della regione sono reclutati con facilità dai gruppi estremisti – spiega il vescovo ad ACS - a causa della grave condizione di povertà e di disoccupazione e del basso livello d’istruzione».
Molti estremisti riescono ad infiltrarsi anche nei corpi di polizia, aggravando la criticità della situazione. «Se le forze dell’ordine fossero intervenute prima, molte persone avrebbero potuto salvarsi – afferma monsignor Dome – ma molti degli attentatori erano proprio membri della sicurezza». Il presule chiama in causa la responsabilità di alcuni politici – «di cui non posso fare i nomi» – che si servono dei Boko Haram per perseguire i propri interessi. «Le autorità permettono ai fondamentalisti islamici di comprare le armi e fomentano l’odio interconfessionale. La religione – conclude – è un argomento molto delicato in Nigeria ed è molto facile scatenare nuove tensioni». Secondo il presule, il fine ultimo è quello di cacciare i cristiani dal Paese – oppure convertirli con la forza – per riuscire a imporre la legge coranica.
Dopo gli scontri dei giorni scorsi e le minacce di nuovi attentati da parte dei Boko Haram, la Chiesa chiede al Governo maggiore sicurezza. E il nunzio apostolico, monsignor Augustine Kasujja, in una recente intervista ha espresso ad ACS-Italia estrema preoccupazione per le violazioni alla libertà religiosa che si verificano frequentemente in Nigeria, specie nel Nord del Paese. «La comunità internazionale – ha detto il rappresentante pontificio – deve incoraggiare il governo nigeriano ad accogliere nell’ordinamento interno le norme e le convenzioni internazionali, facendole aderire alla Costituzione».
«I veri responsabili delle violenze e degli spargimenti di sangue nel Nord della Nigeria sono alcuni politici corrotti che istigano all’odio religioso». A dichiararlo ad Aiuto alla Chiesa che Soffre è monsignor Oliver Dashe Doeme, vescovo di Maiduguri, capitale dello Stato nigeriano del Borno, che punta il dito anche contro le forze dell’ordine, «incapaci di difendere i cittadini». In una conversazione telefonica con ACS, il presule ha accusato le autorità locali di sfruttare le divisioni religiose interne per destabilizzare il clima e spodestare il governo. «L’amministrazione locale ha fortemente deluso la popolazione – racconta – consentendo gravi violazioni e minando la sicurezza stessa dei cittadini».
Nell’ultimo fine settimana, la serie di attentati del gruppo islamista «Boko Haram» ha provocato più di 100 morti. Epicentro delle violenze sono state la città di Damaturu e il vicino villaggio di Patiskum, in cui gli estremisti si sono scontrati con la polizia e hanno fatto esplodere numerosi ordigni in diverse moschee e chiese. Tra queste, quella di S. Mary a Damaturu, che venerdì è stata colpita da una bomba e ridotta in macerie. Il parroco e il vice-parroco, don James John e don Allan, hanno raccontato a monsignor Doeme di essersi messi in salvo appena prima dell’esplosione. «Era una delle chiese più grandi della nostra diocesi – ha detto il presule - capace di contenere migliaia di persone. Ed ora è rimasta solo la cenere». Domenica scorsa la comunità si è dovuta riunire per la Messa in una sala parrocchiale.
Quella di S. Mary è il quinto edificio religioso colpito in soli otto mesi. Ad aprile è stata attaccata la cattedrale di Maiduguri e tre mesi dopo alcuni uffici della curia e l’alloggio dei sacerdoti. Il quarto episodio tre settimane quando una chiesa è stata incendiata da alcuni giovani.
«I giovani della regione sono reclutati con facilità dai gruppi estremisti – spiega il vescovo ad ACS - a causa della grave condizione di povertà e di disoccupazione e del basso livello d’istruzione».
Molti estremisti riescono ad infiltrarsi anche nei corpi di polizia, aggravando la criticità della situazione. «Se le forze dell’ordine fossero intervenute prima, molte persone avrebbero potuto salvarsi – afferma monsignor Dome – ma molti degli attentatori erano proprio membri della sicurezza». Il presule chiama in causa la responsabilità di alcuni politici – «di cui non posso fare i nomi» – che si servono dei Boko Haram per perseguire i propri interessi. «Le autorità permettono ai fondamentalisti islamici di comprare le armi e fomentano l’odio interconfessionale. La religione – conclude – è un argomento molto delicato in Nigeria ed è molto facile scatenare nuove tensioni». Secondo il presule, il fine ultimo è quello di cacciare i cristiani dal Paese – oppure convertirli con la forza – per riuscire a imporre la legge coranica.
Dopo gli scontri dei giorni scorsi e le minacce di nuovi attentati da parte dei Boko Haram, la Chiesa chiede al Governo maggiore sicurezza. E il nunzio apostolico, monsignor Augustine Kasujja, in una recente intervista ha espresso ad ACS-Italia estrema preoccupazione per le violazioni alla libertà religiosa che si verificano frequentemente in Nigeria, specie nel Nord del Paese. «La comunità internazionale – ha detto il rappresentante pontificio – deve incoraggiare il governo nigeriano ad accogliere nell’ordinamento interno le norme e le convenzioni internazionali, facendole aderire alla Costituzione».
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