“Call of Duty Modern Warfare 3” è uscito l'8 novembre scorso sulla piattaforma Xbox 360 (ma disponibile anche per le principali console rivali, Playstation 3 in primis) e ha già fatto incetta di record: incassi stellari e un'utenza spaventosamente vasta già nei primi giorni di vendita
Debutto da “favola” per la famosissima saga di “sparatutto in prima persona” Call of Duty Modern Warfare 3: 6,5 milioni di copie in USA e UK nel giorno di debutto, per un volume d'affari di 400 milioni, e, nel giro di cinque giorni, qualcosa come 775 milioni di dollari. Per dare un'idea di quanto siano impressionanti queste cifre, basti pensare che un film di fama mondiale come Avatar, fiore all'occhiello di Hollywood, raggiunse "solo" i 242 milioni nel primo weekend.
Per chi non segue il mondo videoludico è difficile spiegarsi un fenomeno di questa portata, così come l'idea che nel giorno di lancio 3,3 milioni di utenti si siano collegati in simultanea col server Xbox 360 per giocare a questo gioco. Se un tempo i videogiochi restavano il divertimento occasionale di ragazzini annoiati nelle giornate di pioggia, al giorno d'oggi non è raro trovare anche trentenni o padri di famiglia contagiati dalla mania e perfettamente in grado di discutere di questo o quel gioco, dei loro punti di forza e di debolezza, mostrando una vera e propria cultura da videogiocatore incallito.
Il successo sempre maggiore, e che va di pari passo con l'incremento dei costi sia delle console che dei singoli giochi, si intreccia ad una cura e ad un'attenzione sempre maggiori nella costruzione di realtà alternative non solo divertenti, ma sempre più realistiche e sfaccettate. Ambienti grafici e animazioni hanno raggiunto un livello tale di sviluppo da non avere nulla da invidiare alle grandi produzioni cinematografiche, anzi in certi casi le superano per trama e sceneggiatura. I personaggi creati al computer diventano così sempre più complessi e reali, grazie anche a voci di doppiatori professionisti, dettagli sempre più minuziosi, musiche che non sono più motivetti banali ma lavori complessi, opera di professionisti, che contribuiscono a creare l'atmosfera nel gioco.
Ci si trova così di fronte un prodotto tanto complesso quanto qualitativamente pregevole, almeno per quanto riguarda le produzioni maggiori, che hanno messo su un vero e proprio business con serie di successo e loro seguiti: da Call of Duty ad Assassin's Creed, passando per saghe ancora più articolate come Final Fantasy o Kingdom Hearts. Che sia su console fisse o portatili, diventa così possibile ritrovare il proprio eroe su ogni piattaforma, imparando a conoscerne tutte le caratteristiche. Da qui alla produzione di gadget, pupazzetti, magliette, tazze e quant'altro si possa immaginare il passo è veramente breve. I personaggi dei videogiochi raggiungono così una fama che non ha nulla da invidiare a quella delle star hollywoodiane.
La sfida tra i due mondi è quindi aperta, con pro e contro: demonizzare i videogiochi è una tendenza controproducente, così come sarebbe errato valutare secondo analoghi parametri il cinema. Sono due mezzi profondamente diversi e che nonostante ciò hanno molti punti in comune. Un domani si riuscirà forse a trovare il modo di integrarli più di quanto non avvenga già ora, creando una forma di intrattenimento e di interazione il cui realismo sarà paragonabile all'esperienza di tutti i giorni, o che forse si spingerà ancora oltre…
Debutto da “favola” per la famosissima saga di “sparatutto in prima persona” Call of Duty Modern Warfare 3: 6,5 milioni di copie in USA e UK nel giorno di debutto, per un volume d'affari di 400 milioni, e, nel giro di cinque giorni, qualcosa come 775 milioni di dollari. Per dare un'idea di quanto siano impressionanti queste cifre, basti pensare che un film di fama mondiale come Avatar, fiore all'occhiello di Hollywood, raggiunse "solo" i 242 milioni nel primo weekend.
Per chi non segue il mondo videoludico è difficile spiegarsi un fenomeno di questa portata, così come l'idea che nel giorno di lancio 3,3 milioni di utenti si siano collegati in simultanea col server Xbox 360 per giocare a questo gioco. Se un tempo i videogiochi restavano il divertimento occasionale di ragazzini annoiati nelle giornate di pioggia, al giorno d'oggi non è raro trovare anche trentenni o padri di famiglia contagiati dalla mania e perfettamente in grado di discutere di questo o quel gioco, dei loro punti di forza e di debolezza, mostrando una vera e propria cultura da videogiocatore incallito.
Il successo sempre maggiore, e che va di pari passo con l'incremento dei costi sia delle console che dei singoli giochi, si intreccia ad una cura e ad un'attenzione sempre maggiori nella costruzione di realtà alternative non solo divertenti, ma sempre più realistiche e sfaccettate. Ambienti grafici e animazioni hanno raggiunto un livello tale di sviluppo da non avere nulla da invidiare alle grandi produzioni cinematografiche, anzi in certi casi le superano per trama e sceneggiatura. I personaggi creati al computer diventano così sempre più complessi e reali, grazie anche a voci di doppiatori professionisti, dettagli sempre più minuziosi, musiche che non sono più motivetti banali ma lavori complessi, opera di professionisti, che contribuiscono a creare l'atmosfera nel gioco.
Ci si trova così di fronte un prodotto tanto complesso quanto qualitativamente pregevole, almeno per quanto riguarda le produzioni maggiori, che hanno messo su un vero e proprio business con serie di successo e loro seguiti: da Call of Duty ad Assassin's Creed, passando per saghe ancora più articolate come Final Fantasy o Kingdom Hearts. Che sia su console fisse o portatili, diventa così possibile ritrovare il proprio eroe su ogni piattaforma, imparando a conoscerne tutte le caratteristiche. Da qui alla produzione di gadget, pupazzetti, magliette, tazze e quant'altro si possa immaginare il passo è veramente breve. I personaggi dei videogiochi raggiungono così una fama che non ha nulla da invidiare a quella delle star hollywoodiane.
La sfida tra i due mondi è quindi aperta, con pro e contro: demonizzare i videogiochi è una tendenza controproducente, così come sarebbe errato valutare secondo analoghi parametri il cinema. Sono due mezzi profondamente diversi e che nonostante ciò hanno molti punti in comune. Un domani si riuscirà forse a trovare il modo di integrarli più di quanto non avvenga già ora, creando una forma di intrattenimento e di interazione il cui realismo sarà paragonabile all'esperienza di tutti i giorni, o che forse si spingerà ancora oltre…
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