domenica, novembre 13, 2011
Continua il nostro appuntamento con il teatrino della politica italiana

di Silvio Foini

Silvio, rimembri ancora
quel tempo della tua vita parlamentare,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, senza capelli, il limitare
d’anzianità salivi?
Sonavan le quiete
stanze, e le vie d'intorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all'opre femminili intento
sedevi, assai contento
sul gran letton che Putin avea mandato.
Era il funebre novembre: e tu solevi
così menar per l’aia il can.

Che pensieri soavi,
che speranze, che cori da stadio o Silvio!
Quale allor ti apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e consolato: ma ormai t’hanno cannato!

Tu pria che l’erbe inaridisse l’Euro,
da PD morbo combattuto e vinto,
ti dimettesti, o garzoncello scherzoso.
La dolce lode or delle negre chiome finte
or degli sguardi innamorati e schivi;
né più teco le orfanelle ai dì festivi.

Ahi come passato sei,
caro compagno dell’età più bella.
Questo è il mondo? questi
i diletti, l’amor, il ponte, gli eventi,
onde con Bossi cotanto ragionaste insieme?
E mò quelle donnine chi mai se le tiene?

All’apparir di Monti
tu, misero, cadesti: e con la mano
la Merkel finalmente ignuda mostravi di lontano
mentre il gesto dell’ombrello ella faceati mostrando il largo deretano.

Anche il poeta, al fin, smacchiò Bersani
con la mania di veder se li Leopardi sian pur essi nani.
Ora stia attento però che ancor non è finita:
pure gli zombi tornano alla vita!

È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

Questa me la stampo. Bestiale!!!

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