giovedì, novembre 24, 2011
E’ autunno, stagione propizia per tutte le operazioni di potatura di ciò che può rallentare o fermare la crescita e la prosperità: anche nel giardino di casa Google è tempo di prepararsi per il prossimo anno e fare pulizia di ciò che non ha dato frutto, cioè di quelle iniziative che non hanno dato i risultati sperati.

NBtimes - E tra i non pochi rami secchi spiccano l’enciclopedico Knol e l’ambizioso progetto sulle energie rinnovabili. La notizia giunge direttamente dal blog ufficiale di Google, in cui il repulisti viene definito come un’operazione di “pulizie di primavera fuori stagione”. Pulizie che, in realtà, sono iniziate subito dopo l’estate, con l’annuncio della chiusura di una serie di servizi (tra cui Google Web Security, Notebook e Sidewiki), e proseguite un mese fa, con la decisione di disattivare Code Search, Google Buzz, Jaiku, iGoogle social features).
In entrambe le occasioni, Google ha commentato le proprie decisioni in termini neutri: “la tecnologia evolve, la gente ha bisogno di cambiamenti, alcune scommesse sono vincenti e altre no”, oppure “Aspiriamo a realizzare grandi prodotti che possano veramente cambiare la vita delle persone, prodotti che la gente usa due o tre volte al giorno. Per avere successo è necessario mettere a fuoco ciò a cui si lavora, ma è altrettanto importante, capire ciò a cui non si lavora”.
L’annuncio recita: “Questo è il terzo post della nostra serie di pulizie di primavera fuori stagione. Per ricapitolare, siamo in procinto di chiudere un certo numero di prodotti che non hanno ottenuto l’impatto che speravamo, di integrarne altri come caratteristiche in altri prodotti su cui stiamo investendo di più, e finire di lavorare su altri progetti che hanno condotto ad un percorso diverso da quello previsto. Nel complesso, il nostro obiettivo è quello di costruire una user experience di Google più semplice, più intuitiva e più bella”.
Il nuovo elenco include Google Bookmarks Lists (un servizio sperimentale collaborativo basato sulla condivisione di bookmark), Google Friend Connect (pensato per offrire ai webmaster di aggiungere caratteristiche social ai propri siti web), Google Gears (sviluppata per creare applicazioni web utilizzabili online dal browser e superata da nuove tecnologie basate sull’utilizzo di HTML5), Google Search Timeline (o risultati di query di ricerca con grafico cronologico), Google Wave (l’anticamera di Google+, il cui sviluppo è cessato oltre un anno fa e che da fine gennaio 2012 sarà fruibile solo in modalità read-only).
La lista si chiude con il requiem delle due iniziative forse più ambiziose, e che per questo meritano particolare considerazione: la prima è Knol, il progetto di un database collaborativo che voleva essere la “Wikipedia di Google” e che l’azienda di Mountain View ha poi preferito far migrare in toto su Annotum, piattaforma collaborativa basata su WordPress. La seconda si chiama Renewable Energy Cheaper than Coal (RE<c): si tratta di uno dei progetti “meno web” dell’azienda (un altro esempio è l’auto che si guida da sola) ed è stato avviato nel 2007 per arrivare ad una nuova tecnologia che consentisse di diminuire i costi di produzione di energia solare. L’abbandono è motivato dal fatto che altre organizzazioni sono più vicine al traguardo e pronte a presentare l’esito delle proprie ricerche. Per questo motivo Google ha reso pubblici i risultati raggiunti finora, affinché possano essere utilizzati da altri per migliorare la tecnologia in questo campo.
Non investendo ulteriori risorse in queste iniziative, Google potrà così concentrare i propri sforzi su ciò che in questo momento sembra essere più promettente, come il mondo della connettività mobile (in cui smartphone e tablet assumono un ruolo sempre più da protagonisti e l’azienda è presente con il sistema operativo Android, un proprio marketplace e una comunità di sviluppo di applicazioni), quello del social networking (con annesse applicazioni di geolocalizzazione e affini, come Google Offers) e dei servizi cloud-based, che costituiscono tre differenti declinazioni del suo modello di business basato in buona parte sull’advertising, senza dimenticare che ora c’è anche Google Music. E in questi settori, c’è da scommetterci, le sorprese targate BigG non sono ancora finite.

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