Dopo l’ennesima notte di scontri, risulta tranquilla al momento la situazione a piazza Tahrir al Cairo, dove migliaia di manifestanti hanno passato la notte nelle tende montate al centro della piazza.
Agenzia Misna - Al termine di una giornata convulsa, segnata da tafferugli e arresti, i movimenti rivoluzionari e le forze dell’ordine hanno raggiunto una tregua per fermare le violenze che, secondo un ultimo bilancio ufficiale, avrebbero provocato da sabato almeno 35 morti. L’intesa raggiunta nelle ultime ore ha portato a una prima, significativa sospensione negli scontri in corso da venerdì, e considerati i più gravi dall’inizio della rivoluzione che a febbraio ha portato alla caduta dell’ex presidente Hosni Mubarak. Secondo medici e manifestanti, in particolare, a causare le vittime per asfissia registrate negli ultimi giorni sarebbe stato l’utilizzo di gas con agenti nervini e comunque illegali in base al diritto internazionale. Un’accusa sostenuta anche dall’ex presidente dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) e futuro candidato presidenziale, Mohammed el Baradei.
Al momento, c’è attesa per un discorso annunciato dai vertici del Consiglio supremo delle forze armate (Scaf) che dovrebbero pronunciarsi sulle elezioni legislative in programma a partire da lunedì. Ieri era stato il ministro degli Interni uscente – il governo ha presentato le dimissioni in seguito agli ultimi avvenimenti – Mansour El Essawy ad avanzare l’ipotesi di rinviarle alla luce degli ultimi avvenimenti e del clima di tensione crescente che non favorirebbe il corretto e tranquillo svolgimento del voto.
Intanto, attraverso ‘Twitter’ e social network, i manifestanti hanno già fatto sapere che preparano per domani una grande manifestazione, in occasione dell’ultimo venerdì prima del voto, per dire ‘no’ alla proposta di referendum avanzata dai militari sul loro ruolo alla guida del paese.
“Lui va via, noi ci fermiamo” recita un manifesto brandito dai dimostranti che espongono un’immagine del generale Mohammed Hussein Tantawi, capo dello Scaf, che sulla sua pagina di ‘Facebook’ – a dimostrazione di quanto le nuove tecnologie abbiano segnato i fatti della cosiddetta ‘primavera araba’ – si è “scusato” per le vittime e promesso un’inchiesta sulla morte dei manifestanti negli scontri con le forze dell’ordine.
A completare il quadro di una giornata tesissima, ieri, anche la notizia diffusa in serata dell’arresto della giornalista americano-egiziana Mona el Thawi, che si aggiunge alla lista di intellettuali, blogger e attivisti detenuti in carcere dalle autorità militari.
Agenzia Misna - Al termine di una giornata convulsa, segnata da tafferugli e arresti, i movimenti rivoluzionari e le forze dell’ordine hanno raggiunto una tregua per fermare le violenze che, secondo un ultimo bilancio ufficiale, avrebbero provocato da sabato almeno 35 morti. L’intesa raggiunta nelle ultime ore ha portato a una prima, significativa sospensione negli scontri in corso da venerdì, e considerati i più gravi dall’inizio della rivoluzione che a febbraio ha portato alla caduta dell’ex presidente Hosni Mubarak. Secondo medici e manifestanti, in particolare, a causare le vittime per asfissia registrate negli ultimi giorni sarebbe stato l’utilizzo di gas con agenti nervini e comunque illegali in base al diritto internazionale. Un’accusa sostenuta anche dall’ex presidente dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) e futuro candidato presidenziale, Mohammed el Baradei.
Al momento, c’è attesa per un discorso annunciato dai vertici del Consiglio supremo delle forze armate (Scaf) che dovrebbero pronunciarsi sulle elezioni legislative in programma a partire da lunedì. Ieri era stato il ministro degli Interni uscente – il governo ha presentato le dimissioni in seguito agli ultimi avvenimenti – Mansour El Essawy ad avanzare l’ipotesi di rinviarle alla luce degli ultimi avvenimenti e del clima di tensione crescente che non favorirebbe il corretto e tranquillo svolgimento del voto.
Intanto, attraverso ‘Twitter’ e social network, i manifestanti hanno già fatto sapere che preparano per domani una grande manifestazione, in occasione dell’ultimo venerdì prima del voto, per dire ‘no’ alla proposta di referendum avanzata dai militari sul loro ruolo alla guida del paese.
“Lui va via, noi ci fermiamo” recita un manifesto brandito dai dimostranti che espongono un’immagine del generale Mohammed Hussein Tantawi, capo dello Scaf, che sulla sua pagina di ‘Facebook’ – a dimostrazione di quanto le nuove tecnologie abbiano segnato i fatti della cosiddetta ‘primavera araba’ – si è “scusato” per le vittime e promesso un’inchiesta sulla morte dei manifestanti negli scontri con le forze dell’ordine.
A completare il quadro di una giornata tesissima, ieri, anche la notizia diffusa in serata dell’arresto della giornalista americano-egiziana Mona el Thawi, che si aggiunge alla lista di intellettuali, blogger e attivisti detenuti in carcere dalle autorità militari.
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