The American Naturalist pubblica la ricerca "Understanding Shifts in Wildfire Regimes as Emergent Threshold Phenomena" nella quale Richard Zinck, Mercedes Pascual e Volker Grimm, dell'Helmholtz-Zentrum für Umweltforschung (Ufz) e dell'Università del Michigan, affrontano il problema del vasto e crescente impatto che gli incendi hanno in tutto il mondo sugli ecosistemi terrestri.
GreenReport - Lo studio dei tre ricercatori tedeschi e statunitensi, che è un risultato del progetto "Pattern resilience" (Patres), finanziato con 1,2 milioni di euro nell'ambito del programma Ue "New and emerging science and technology" (Nest), parte dalla situazione delle grandi regioni forestali del Canada che stanno subendo un rapido cambiamento ed hanno utilizzato un modello minimo di dinamiche degli incendi, che descrive la propagazione del fuoco come «un processo stocastico di nascita e morte. La propagazione del fuoco è simile alla diffusione di un'epidemia». Usando questo modello, i ricercatori hanno «replicato schemi regionali multipli nei regimi degli incendi», il che ha permesso loro di classificare diverse regioni rispetto alla loro prossimità ad una soglia critica, valutando la serie temporale di grandi incendi delle pianure boreali canadesi, che sono passate da un regime sub-critico a un regime critico. E' venuto fuori che vaste zone del Canada si stanno avvicinando al valore di soglia del modello e, a causa del cambiamento climatico, in futuro potranno superarlo.
«Di conseguenza - scrivono i ricercatori - sia l'area bruciata ogni anno che la dimensione media degli incendi aumenterebbero. La strategia per combattere gli incendi in vaste zone del Canada dovrebbero essere riconsiderate». Naturalmente non solo in Canada ma in tutte le foreste boreali, si pensi solo agli incendi che per due estati consecutive hanno devastano grandi regioni boschive e le torbiere della Russia.
Nel 2009 in Canada, dopo settimane di siccità, il fuoco ha incenerito circa 1.000 ettari di foresta e macchia solo nella provincia occidentale della Columbia Britannica, dove sono state evacuate 11.000 persone. I ricercatori si chiedono: «Tali eventi sono in aumento a causa del cambiamento climatico?»
A luglio un gruppo di ricercatori Usa. guidato da Anthony Westerling della California università, aveva già prospettato cambiamenti simili su Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America (Pnas), dicendo che «il cambiamento climatico potrebbe tradursi in un drammatico aumento del rischio di incendi nel Yellowstone National Park, dove le foreste potrebbero scomparire nel XXI secolo».
Ma gli incendi sono anche un fattore importante per molti ecosistemi terrestri: «Sono il risultato dell'interazione tra il tempo meteorologico, la vegetazione e l'utilizzo della terra, che li rendono molto sensibili ai cambiamenti globali», dicono i ricercatori. Volker Grimm dell'Ufz, spiega che «I cambiamenti del regime degli incendi hanno un impatto significativo su scala locale e globale e quindi anche sul clima. Perciò è importante capire come funzionano i meccanismi che formano questi incendi, in modo da poter fare previsioni su cosa cambierà in futuro»
Gli scienziati dell'Ufz e californiani hanno valutato i dati del Canadian Forest Service, che ha registrato gli incendi superiori ai 200 ettari tra il 1959 e il 1999, e li ha suddivisi secondo le eco-zone, ne è risultato che tre di queste ecozone canadesi sono vicini al punto limite: le Hudson Plains a sud della Baia dell'Hudson, le Boreale Plains nel Mid-West, il Boreale Shield, che Mid-West alla costa orientale ed è la più grande eco-zona del Canada. Proprio il Boreale Shield sembra l'eco-zona più vicina al punto critico.
Per verificare il loro modello e la teoria di un "valore soglia" per gli incendi, i ricercatori hanno esaminato più da vicino la storia recente degli incendi in questa regione. Dai primi anni '80 la dimensione media degli incendi nelle province di Alberta, Saskatchewan e Manitoba è triplicata rapidamente. Grim sottolinea: «Secondo la nostra opinione, questo è un segno che ci sono valori soglia anche per le foreste, al di sopra dei quali il regime degli incendi cambia radicalmente. È probabile che le pianure boreali negli ultimi decenni, in particolare intorno al 1980, si siano trasformate in un sistema caratterizzato da incendi. Questo ha ripercussioni fondamentali per l'ambiente e la lotta agli incendi. Piccoli cambiamenti dei parametri della propagazione degli incendi possono avere grandi impatti sulle dimensioni degli incendi». Cambiamenti graduali, come quelli che ci si possono aspettare a causa dei cambiamenti climatici, sono capaci quindi comportare un brusco e devastante aumento delle dimensioni degli incendi.
I ricercatori si sono interessati anche dei legami degli incendi con la propagazione delle malattie degli animali e delle piante delle foreste ed hanno detto che «Strategie di prevenzione, che riducono materiale combustibile, sono in un mezzo simile alle vaccinazioni che vengono utilizzati contro la diffusione di malattie come il morbillo. Anche in questo caso c'è un valore soglia oltre la quale si diffonde la malattia e sotto il quale cala». I modelli elaborati dell'Ufz sono in gradi di trasformare questo valore di soglia teorico in un valore pratico: con le volpi è stato dimostrato che, per combattere con successo la diffusione della rabbia, bastava vaccinarne solo il 60%. Gli scienziati tedeschi e americani sperano «Di saperne di più con studi futuri che coprano entrambe le discipline».
GreenReport - Lo studio dei tre ricercatori tedeschi e statunitensi, che è un risultato del progetto "Pattern resilience" (Patres), finanziato con 1,2 milioni di euro nell'ambito del programma Ue "New and emerging science and technology" (Nest), parte dalla situazione delle grandi regioni forestali del Canada che stanno subendo un rapido cambiamento ed hanno utilizzato un modello minimo di dinamiche degli incendi, che descrive la propagazione del fuoco come «un processo stocastico di nascita e morte. La propagazione del fuoco è simile alla diffusione di un'epidemia». Usando questo modello, i ricercatori hanno «replicato schemi regionali multipli nei regimi degli incendi», il che ha permesso loro di classificare diverse regioni rispetto alla loro prossimità ad una soglia critica, valutando la serie temporale di grandi incendi delle pianure boreali canadesi, che sono passate da un regime sub-critico a un regime critico. E' venuto fuori che vaste zone del Canada si stanno avvicinando al valore di soglia del modello e, a causa del cambiamento climatico, in futuro potranno superarlo.
«Di conseguenza - scrivono i ricercatori - sia l'area bruciata ogni anno che la dimensione media degli incendi aumenterebbero. La strategia per combattere gli incendi in vaste zone del Canada dovrebbero essere riconsiderate». Naturalmente non solo in Canada ma in tutte le foreste boreali, si pensi solo agli incendi che per due estati consecutive hanno devastano grandi regioni boschive e le torbiere della Russia.
Nel 2009 in Canada, dopo settimane di siccità, il fuoco ha incenerito circa 1.000 ettari di foresta e macchia solo nella provincia occidentale della Columbia Britannica, dove sono state evacuate 11.000 persone. I ricercatori si chiedono: «Tali eventi sono in aumento a causa del cambiamento climatico?»
A luglio un gruppo di ricercatori Usa. guidato da Anthony Westerling della California università, aveva già prospettato cambiamenti simili su Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America (Pnas), dicendo che «il cambiamento climatico potrebbe tradursi in un drammatico aumento del rischio di incendi nel Yellowstone National Park, dove le foreste potrebbero scomparire nel XXI secolo».
Ma gli incendi sono anche un fattore importante per molti ecosistemi terrestri: «Sono il risultato dell'interazione tra il tempo meteorologico, la vegetazione e l'utilizzo della terra, che li rendono molto sensibili ai cambiamenti globali», dicono i ricercatori. Volker Grimm dell'Ufz, spiega che «I cambiamenti del regime degli incendi hanno un impatto significativo su scala locale e globale e quindi anche sul clima. Perciò è importante capire come funzionano i meccanismi che formano questi incendi, in modo da poter fare previsioni su cosa cambierà in futuro»
Gli scienziati dell'Ufz e californiani hanno valutato i dati del Canadian Forest Service, che ha registrato gli incendi superiori ai 200 ettari tra il 1959 e il 1999, e li ha suddivisi secondo le eco-zone, ne è risultato che tre di queste ecozone canadesi sono vicini al punto limite: le Hudson Plains a sud della Baia dell'Hudson, le Boreale Plains nel Mid-West, il Boreale Shield, che Mid-West alla costa orientale ed è la più grande eco-zona del Canada. Proprio il Boreale Shield sembra l'eco-zona più vicina al punto critico.
Per verificare il loro modello e la teoria di un "valore soglia" per gli incendi, i ricercatori hanno esaminato più da vicino la storia recente degli incendi in questa regione. Dai primi anni '80 la dimensione media degli incendi nelle province di Alberta, Saskatchewan e Manitoba è triplicata rapidamente. Grim sottolinea: «Secondo la nostra opinione, questo è un segno che ci sono valori soglia anche per le foreste, al di sopra dei quali il regime degli incendi cambia radicalmente. È probabile che le pianure boreali negli ultimi decenni, in particolare intorno al 1980, si siano trasformate in un sistema caratterizzato da incendi. Questo ha ripercussioni fondamentali per l'ambiente e la lotta agli incendi. Piccoli cambiamenti dei parametri della propagazione degli incendi possono avere grandi impatti sulle dimensioni degli incendi». Cambiamenti graduali, come quelli che ci si possono aspettare a causa dei cambiamenti climatici, sono capaci quindi comportare un brusco e devastante aumento delle dimensioni degli incendi.
I ricercatori si sono interessati anche dei legami degli incendi con la propagazione delle malattie degli animali e delle piante delle foreste ed hanno detto che «Strategie di prevenzione, che riducono materiale combustibile, sono in un mezzo simile alle vaccinazioni che vengono utilizzati contro la diffusione di malattie come il morbillo. Anche in questo caso c'è un valore soglia oltre la quale si diffonde la malattia e sotto il quale cala». I modelli elaborati dell'Ufz sono in gradi di trasformare questo valore di soglia teorico in un valore pratico: con le volpi è stato dimostrato che, per combattere con successo la diffusione della rabbia, bastava vaccinarne solo il 60%. Gli scienziati tedeschi e americani sperano «Di saperne di più con studi futuri che coprano entrambe le discipline».
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