sabato, dicembre 31, 2011
I botti di Natale negli spazi pubblici non fanno altro che inquinare l’aria ed intontire le menti dei deboli

dello psicologo Gennaro Iasevoli

Chi spara fuochi di artificio a capodanno crede psicologicamente di resettare in meglio la propria vita, invece tutto finisce lì, in tric-trac, rozzi rumori e fumi puzzolenti, che confermano la stupidità dell’azione. Con un po’ di osservazione psicologica su chi compra, accende e lancia questi velenosi cartocci esplosivi, si scopre il vero volto di tante persone volgari, che odiano i fiori e vivono nell’ansia di partecipare alla moda effimera e pacchiana, sempre spinti dal desiderio di farsi notare e di richiamare con prepotenza l’attenzione su di sé. Lo sparo dirompente e fumoso è il mezzo prepotente e prevaricante che i creduloni usano per attirare o per spaventare gli altri, sperando di divenire più importanti col fuoco… di paglia.

Cominciamo col dire che, prima ancora di aspettare Capodanno, provvedono a far esplodere tanti fuochi di artificio anche le centinaia di pregiudicati che alla fine della pena carceraria rientrano nello loro famiglie accolti con esplosioni di castagnole e bengala. Ma anche le feste padronali comportano processioni in un campo minato. Infine i ragazzi di strada, nei paesi di provincia, già dal mese di novembre e fino a tutto gennaio spendono tutti i loro spiccioli in strisce esplosive cinesi.

Tutte le esplosioni avvengono naturalmente negli spazi pubblici o nelle aree condominiali, senza rispetto di alcuna norma umana e legale, e vengono causati molti danni all’ambiente. La speranza di uscire da questi schemi di comportamento è purtroppo ancora limitata, e così, anche in un momento di crisi, si spendono tanti euro sprecati per comprare botti, bombette e tric-trac pieni di sostanze tossiche e polveri sottili che intossicano l’aria e spaventano bambini, vecchi e animali. Ma molti, anche quest’anno, metteranno da parte queste considerazioni per sentirsi forti coi tric-trac in mano!

Sono presenti 3 commenti

Anonimo ha detto...

Un articolo triste, scritto da una persona triste a cui mando gli auguri di un più felice anno nuovo.

Anonimo ha detto...

Ma nun c'avete altro da penzà?

Gennaro Iasevoli ha detto...

Ringrazio per gli auguri che ricambio di cuore. Spero, dopo averne viste, sentite, sperimentate e trattate tante, di scrivere queste righe soltanto per un benessere bio-psicologico condiviso e quindi per nutrire lo spirito di bontà fraterna, desiderando di riuscirci. – Tornando alla questione dei fuochi, io la vedo come la vecchia questione del fumo passivo, che alla fine è stato morigerato con la legge che lo impedisce nei locali frequentati. Per quanto riguarda la felicità, certamente non mi trova a corto di argomenti, ma qui voglio solo accennare al fatto che essa uno stato personale, che, dall’esterno, si può tentare di misurare anche attraverso alcuni indicatori biochimici, tra cui le endorfine o il cortisone, ma purtroppo ogni concetto personale (introspettivo) può essere falsato in maniera autoreferenziale o illuso addirittura da sostanze psicotrope, eccitanti, euforizzanti narcotizzanti, allucinanti, strapazzi sonori, con il rovescio della medaglia consistente in costi personali e sociali a lungo termine devastanti. Pertanto non importa se a cuor leggero si critichi la ricerca di una sana serenità, un rilassamento che aiuti la sintonia fine del pensiero ed il sentimento di fratellanza con i bisognosi. Ma direi anche, con più energia, che chi trae giovamento da fuochi e traccheggi, invece di imporli agli altri, potrebbe pure andarli a provare in un poligono di tiro, magari più volte all’anno, per i fatti suoi ! Il fatto è che buona parte della popolazione mondiale non ama le deflagrazioni incontrollate di strada, anche perché i vecchi ed i bambini piccoli ne sono stressati, gli animali sono costretti a scappare; l’aria, il suolo e le piante si avvelenano: questa è la pura verità che non contrasta con le buone pratiche della felicità ! Quanto sopra detto non vuole essere una polemica sterile ma soltanto un discorsetto sulle buone pratiche per lo star bene insieme. Grazie ancora per aver contribuito a stimolare la discussione. Gennaro Iasevoli

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