Talvolta si sente dire che l’albero di Natale sia il risultato di una antica tradizione pagana, giunta a noi attraverso il cristianesimo. Del resto, quello dell’albero è un simbolo presente, con un significato magico-religioso, presso molte culture antiche. Ma le cose stanno davvero così? Un excursus sulla storia dell’albero di Natale e sul simbolismo biblico sottostante può aiutarci a capire.
di Bartolo Salone
Quella dell’albero è una delle usanze natalizie più popolari nei Paesi occidentali, tanto di area protestante quanto di area cattolica, ove si affianca oramai al tradizionale presepe. Non a caso Giovanni Paolo II a partire dal 1982 volle che in occasione delle festività natalizie in piazza San Pietro, accanto al presepe, fosse collocato un alto e robusto abete, finemente decorato con palline color oro e argento e con luci bianche e gialle. Un gesto di ecumenismo quello compiuto dal grande Papa, volto a sottolineare l’unità del mistero dell’Incarnazione, pur nella molteplicità delle tradizioni elaborate nelle varie parti del mondo cristiano per esprimerlo. “L’abete sempre verde – ricordava Giovanni Paolo II – esalta il valore della vita, perché nella stagione invernale diviene segno della vita che non muore”. Facilmente l’albero natalizio si presta ad essere associato a Gesù Cristo, fonte, per noi cristiani, della vita che non muore. Le luci e le palline colorate, a loro volta, richiamano Cristo, luce del mondo, venuto a diradare le tenebre del peccato e della morte in cui è avvinta l’umanità. L’albero ben si presta allora ad una lettura “cristiana” e così viene da sempre inteso nei Paesi in cui questa tradizione è nata. Consapevole di questo, l’attuale Papa, Benedetto XVI, ha inteso dare continuità all’iniziativa del suo predecessore, spiegando che “l’abete posto accanto al presepe mostra a suo modo la presenza del grande mistero nel luogo semplice e povero di Betlemme”.
Perché allora da parte di qualcuno si sostiene che l’albero di Natale sia una tradizione pagana, assimilata nei secoli dal Cristianesimo, o che l’albero sia in sé un simbolo pagano la cui presenza nel Vaticano, cuore del cattolicesimo mondiale, è a dir poco inopportuna?
In realtà, quanti pervengono a sì frettolose e categoriche conclusioni sembrano cadere in un equivoco di fondo, confondendo la tradizione, tipicamente cristiana, dell’albero di Natale con il simbolo dell’albero, che in sé e per sé considerato è presente in tutte le culture, anche precristiane, pur con significati profondamente differenti; e per di più ignorano che l’albero, come simbolo, non è appannaggio esclusivo delle culture “pagane”, trovando molteplicità di riscontri anche all’interno della Bibbia, tanto nel Nuovo quanto nell’Antico Testamento. Ad essere obiettivi, quello dell’albero è un simbolo familiare a più popoli e culture, per cui star lì a discutere se si tratti di un simbolo pagano o ebraico o cristiano ha poco senso. Più interessante, invece, sarebbe cogliere il significato che il medesimo simbolo ha nelle diverse tradizioni culturali e religiose, essendo naturale che uno stesso “significante”, nella diversità dei sistemi linguistici e culturali in cui si colloca, possa esprimere una pluralità di diversi significati, anche divergenti tra loro.
Fatta questa doverosa premessa, andiamo ad esaminare più da vicino la questione, tenendo ben a mente la distinzione, prima accennata, tra l’albero di Natale come tradizione e il simbolismo dell’albero. Quanto al primo profilo, non è certo questa la sede più opportuna per ripercorrere nei dettagli la storia dell’albero di Natale, anche se qualcosa al riguardo va pur detta. Diverse sono le leggende sorte nel tempo per spiegare l’origine di questa tradizione: una leggenda antica fa risalire la consuetudine di addobbare un albero sempreverde in occasione delle festività natalizie addirittura a San Bonifacio, santo nato in Inghilterra nel 680, a cui si deve l’evangelizzazione delle popolazioni germaniche. Si narra che il santo introdusse l’usanza dell’albero di Natale per contrastare il culto del dio Thor, presso la cui “Sacra Quercia” si svolgevano sacrifici umani. Questa leggenda suggerisce di ricercare l’origine dell’albero di Natale in antichi culti pagani, recepiti dal cristianesimo in virtù di un processo di assimilazione. Tale ipotesi è smentita però dal fatto che le prime testimonianze storiche sull’albero di Natale risalgono al XVI secolo e che, d’altro canto, non vi è prova della derivazione di quest’usanza natalizia dagli antichi culti germanici. La testimonianza più antica è costituita da una targa scritta in otto lingue, presente nella piazza della città di Riga, capitale della Lettonia, secondo cui il “primo albero di capodanno” fu addobbato nella città nel 1510. Inoltre, l’etnologo Ingeborg Weber-Keller, ha identificato una cronaca di Brema del 1570, che racconta di un albero decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta. L’usanza di avere un albero decorato durante il periodo natalizio si diffuse poi nel corso del XVII-XVIII secolo in tutte le principali città della Renania. Dunque, quella dell’albero è una usanza propriamente cristiana, anche se nata nel contesto della Riforma protestante (una leggenda vede addirittura in Martin Lutero, il padre della Riforma, l’iniziatore di questa nuova tradizione), per poi diffondersi, all’inizio del XIX secolo, anche nei Paesi cattolici.
In mancanza della prova di una diretta derivazione della tradizione dell’albero di Natale da antichi culti pagani, non rimane che cogliere il significato di questa usanza nell’ambito della stessa religione cristiana e della tradizione biblica sottostante, in cui si trova sviluppata una ricchissima simbologia dell’albero. Già nel secondo capitolo della Genesi troviamo, infatti, il riferimento a due alberi: l’albero della conoscenza del bene e del male (simbolo della tentazione dell’uomo di tutti i tempi di sostituirsi a Dio, ricercando in sé stesso, invece che nella legge di Dio, il fondamento di ciò che è bene e di ciò che è male) e l’albero della vita (simbolo della possibilità di vita immortale che Dio offre all’uomo disposto a compiere la Sua volontà), cui l’albero di Natale più verosimilmente si richiama. In numerosi passi dell’Antico testamento, inoltre, l’albero è il simbolo del giusto, più volte identificato con il robusto cedro del Libano (per Prov 11, 30: “Il frutto del giusto è un albero di vita”), o della sapienza di Dio che sorregge il giusto (v. ad es. Prov 3,18: “E’ un albero di vita per chi ad essa [cioè alla sapienza] si attiene”). Nelle visioni degli antichi profeti biblici, l’albero indica, a seconda dei casi, il Messia nascente, che verrà a liberare il popolo di Israele (cfr. Isaia 11, 1: “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici” – passo che la tradizione cristiana e la stessa liturgia della Chiesa applicano a Gesù Cristo), o lo stesso Israele riscattato da Dio (cfr. Os 14,6: “Israele fiorirà come un giglio e metterà radici come un albero del Libano”). In Osea 14, 9 l’albero è addirittura indicato come l’emblema di Dio: “… io [il soggetto sottinteso è Dio] sono come un cipresso sempre verde; grazie a me tu porti frutto”.
La simbologia dell’albero è altresì presente nel Nuovo Testamento con riferimento innanzitutto a Cristo e alla sua Croce. San Giovanni, nel libro dell’Apocalisse, con sottile allusione al costato trafitto di Cristo, da cui sgorgò “sangue e acqua” (Gv 19, 34), riporta in visione: “In mezzo alla piazza della città [santa] e da una parte e dall’altra del fiume si trova un albero di vita che dà dodici raccolti e produce frutti ogni mese; le foglie dell’albero servono a guarire le nazioni” (Ap 22, 2). L’albero della vita qui è allegoria della Croce e le sue foglie simbolo della universalità della salvezza, recata da Cristo a tutti i popoli. Infine, nei Vangeli, l’albero è spesso presentato come il simbolo del regno dei cieli (così nella parabola del granello di senapa in Mt 13, 31-32: “Il regno dei cieli si può paragonare ad un granellino di senape, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi, ma una volta cresciuto diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo si annidano tra i suoi rami”) nonché della stessa Chiesa, popolo eletto della nuova alleanza (cfr., ad es., la parabola dei vignaiuoli omicidi in Mt 33, 45 ss.).
A fronte di una simbologia biblica così ricca, può seriamente sostenersi che l’albero è un simbolo pagano? A buon diritto l’albero può considerarsi un simbolo (anche) cristiano e la sua forza evocativa vale a spiegare la genesi della tradizione dell’albero di Natale, specialmente in un contesto come quello della Riforma protestante di “riscoperta” del testo biblico, senza necessità di ricorrere a spiegazioni “paganeggianti” (peraltro mai suffragate storicamente). Un cristiano può dunque festeggiare il Natale anche facendo l’albero, senza timore alcuno di ripetere riti o di riprendere tradizioni pagane.
di Bartolo Salone
Quella dell’albero è una delle usanze natalizie più popolari nei Paesi occidentali, tanto di area protestante quanto di area cattolica, ove si affianca oramai al tradizionale presepe. Non a caso Giovanni Paolo II a partire dal 1982 volle che in occasione delle festività natalizie in piazza San Pietro, accanto al presepe, fosse collocato un alto e robusto abete, finemente decorato con palline color oro e argento e con luci bianche e gialle. Un gesto di ecumenismo quello compiuto dal grande Papa, volto a sottolineare l’unità del mistero dell’Incarnazione, pur nella molteplicità delle tradizioni elaborate nelle varie parti del mondo cristiano per esprimerlo. “L’abete sempre verde – ricordava Giovanni Paolo II – esalta il valore della vita, perché nella stagione invernale diviene segno della vita che non muore”. Facilmente l’albero natalizio si presta ad essere associato a Gesù Cristo, fonte, per noi cristiani, della vita che non muore. Le luci e le palline colorate, a loro volta, richiamano Cristo, luce del mondo, venuto a diradare le tenebre del peccato e della morte in cui è avvinta l’umanità. L’albero ben si presta allora ad una lettura “cristiana” e così viene da sempre inteso nei Paesi in cui questa tradizione è nata. Consapevole di questo, l’attuale Papa, Benedetto XVI, ha inteso dare continuità all’iniziativa del suo predecessore, spiegando che “l’abete posto accanto al presepe mostra a suo modo la presenza del grande mistero nel luogo semplice e povero di Betlemme”.
Perché allora da parte di qualcuno si sostiene che l’albero di Natale sia una tradizione pagana, assimilata nei secoli dal Cristianesimo, o che l’albero sia in sé un simbolo pagano la cui presenza nel Vaticano, cuore del cattolicesimo mondiale, è a dir poco inopportuna?
In realtà, quanti pervengono a sì frettolose e categoriche conclusioni sembrano cadere in un equivoco di fondo, confondendo la tradizione, tipicamente cristiana, dell’albero di Natale con il simbolo dell’albero, che in sé e per sé considerato è presente in tutte le culture, anche precristiane, pur con significati profondamente differenti; e per di più ignorano che l’albero, come simbolo, non è appannaggio esclusivo delle culture “pagane”, trovando molteplicità di riscontri anche all’interno della Bibbia, tanto nel Nuovo quanto nell’Antico Testamento. Ad essere obiettivi, quello dell’albero è un simbolo familiare a più popoli e culture, per cui star lì a discutere se si tratti di un simbolo pagano o ebraico o cristiano ha poco senso. Più interessante, invece, sarebbe cogliere il significato che il medesimo simbolo ha nelle diverse tradizioni culturali e religiose, essendo naturale che uno stesso “significante”, nella diversità dei sistemi linguistici e culturali in cui si colloca, possa esprimere una pluralità di diversi significati, anche divergenti tra loro.
Fatta questa doverosa premessa, andiamo ad esaminare più da vicino la questione, tenendo ben a mente la distinzione, prima accennata, tra l’albero di Natale come tradizione e il simbolismo dell’albero. Quanto al primo profilo, non è certo questa la sede più opportuna per ripercorrere nei dettagli la storia dell’albero di Natale, anche se qualcosa al riguardo va pur detta. Diverse sono le leggende sorte nel tempo per spiegare l’origine di questa tradizione: una leggenda antica fa risalire la consuetudine di addobbare un albero sempreverde in occasione delle festività natalizie addirittura a San Bonifacio, santo nato in Inghilterra nel 680, a cui si deve l’evangelizzazione delle popolazioni germaniche. Si narra che il santo introdusse l’usanza dell’albero di Natale per contrastare il culto del dio Thor, presso la cui “Sacra Quercia” si svolgevano sacrifici umani. Questa leggenda suggerisce di ricercare l’origine dell’albero di Natale in antichi culti pagani, recepiti dal cristianesimo in virtù di un processo di assimilazione. Tale ipotesi è smentita però dal fatto che le prime testimonianze storiche sull’albero di Natale risalgono al XVI secolo e che, d’altro canto, non vi è prova della derivazione di quest’usanza natalizia dagli antichi culti germanici. La testimonianza più antica è costituita da una targa scritta in otto lingue, presente nella piazza della città di Riga, capitale della Lettonia, secondo cui il “primo albero di capodanno” fu addobbato nella città nel 1510. Inoltre, l’etnologo Ingeborg Weber-Keller, ha identificato una cronaca di Brema del 1570, che racconta di un albero decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta. L’usanza di avere un albero decorato durante il periodo natalizio si diffuse poi nel corso del XVII-XVIII secolo in tutte le principali città della Renania. Dunque, quella dell’albero è una usanza propriamente cristiana, anche se nata nel contesto della Riforma protestante (una leggenda vede addirittura in Martin Lutero, il padre della Riforma, l’iniziatore di questa nuova tradizione), per poi diffondersi, all’inizio del XIX secolo, anche nei Paesi cattolici.
In mancanza della prova di una diretta derivazione della tradizione dell’albero di Natale da antichi culti pagani, non rimane che cogliere il significato di questa usanza nell’ambito della stessa religione cristiana e della tradizione biblica sottostante, in cui si trova sviluppata una ricchissima simbologia dell’albero. Già nel secondo capitolo della Genesi troviamo, infatti, il riferimento a due alberi: l’albero della conoscenza del bene e del male (simbolo della tentazione dell’uomo di tutti i tempi di sostituirsi a Dio, ricercando in sé stesso, invece che nella legge di Dio, il fondamento di ciò che è bene e di ciò che è male) e l’albero della vita (simbolo della possibilità di vita immortale che Dio offre all’uomo disposto a compiere la Sua volontà), cui l’albero di Natale più verosimilmente si richiama. In numerosi passi dell’Antico testamento, inoltre, l’albero è il simbolo del giusto, più volte identificato con il robusto cedro del Libano (per Prov 11, 30: “Il frutto del giusto è un albero di vita”), o della sapienza di Dio che sorregge il giusto (v. ad es. Prov 3,18: “E’ un albero di vita per chi ad essa [cioè alla sapienza] si attiene”). Nelle visioni degli antichi profeti biblici, l’albero indica, a seconda dei casi, il Messia nascente, che verrà a liberare il popolo di Israele (cfr. Isaia 11, 1: “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici” – passo che la tradizione cristiana e la stessa liturgia della Chiesa applicano a Gesù Cristo), o lo stesso Israele riscattato da Dio (cfr. Os 14,6: “Israele fiorirà come un giglio e metterà radici come un albero del Libano”). In Osea 14, 9 l’albero è addirittura indicato come l’emblema di Dio: “… io [il soggetto sottinteso è Dio] sono come un cipresso sempre verde; grazie a me tu porti frutto”.
La simbologia dell’albero è altresì presente nel Nuovo Testamento con riferimento innanzitutto a Cristo e alla sua Croce. San Giovanni, nel libro dell’Apocalisse, con sottile allusione al costato trafitto di Cristo, da cui sgorgò “sangue e acqua” (Gv 19, 34), riporta in visione: “In mezzo alla piazza della città [santa] e da una parte e dall’altra del fiume si trova un albero di vita che dà dodici raccolti e produce frutti ogni mese; le foglie dell’albero servono a guarire le nazioni” (Ap 22, 2). L’albero della vita qui è allegoria della Croce e le sue foglie simbolo della universalità della salvezza, recata da Cristo a tutti i popoli. Infine, nei Vangeli, l’albero è spesso presentato come il simbolo del regno dei cieli (così nella parabola del granello di senapa in Mt 13, 31-32: “Il regno dei cieli si può paragonare ad un granellino di senape, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi, ma una volta cresciuto diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo si annidano tra i suoi rami”) nonché della stessa Chiesa, popolo eletto della nuova alleanza (cfr., ad es., la parabola dei vignaiuoli omicidi in Mt 33, 45 ss.).
A fronte di una simbologia biblica così ricca, può seriamente sostenersi che l’albero è un simbolo pagano? A buon diritto l’albero può considerarsi un simbolo (anche) cristiano e la sua forza evocativa vale a spiegare la genesi della tradizione dell’albero di Natale, specialmente in un contesto come quello della Riforma protestante di “riscoperta” del testo biblico, senza necessità di ricorrere a spiegazioni “paganeggianti” (peraltro mai suffragate storicamente). Un cristiano può dunque festeggiare il Natale anche facendo l’albero, senza timore alcuno di ripetere riti o di riprendere tradizioni pagane.
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Sono presenti 5 commenti
Preg.mo, ho letto con attenzione il Suo articolo, davvero interessante. tuttavia ritengo che i miti cosmogonici e antropoginici legati alla simobologia dell'albero sono alla base dell'Albero di Natale. la visione cristiana conferisce all'albero una regalità in più rispetto alla credenze mitiche del passato, e lo rende certamente universale. Wladimiro Maraschio
Salve, ho letto il suo articolo con molta attenzione, ma alla fine anche io sono della stesssa opinione della persona che ha commentato prima di me.
Inoltre ho come l'impressione che in un certo senso si stia cercando di reclamare la superiorità della religione cristiana rispetto alle altre. Io credo che tutte le religioni siano uguali, nel senso che tutte ci fanno avvicinare a Dio e ci rendono migliori.
Altra cosa è poi lo sfruttamento, lo stupro che viene fatto alle idee delle varie religioni per scopi tutt'altro che superiori, anzi senz'altro terreni.
Ringrazio anzitutto i lettori dell'attenzione riservata all'articolo, in particolare per i due commenti ricevuti. In aggiunta a quanto scritto, mi sento in dovere di chiarire che l'articolo persegue due scopi principalmente: il primo è quello di proporre una ipotesi "cristiana" della genesi della tradizione dell'Albero, che a parer mio è la più fondata storicamente per i motivi sopra esplicati, pur consapevole dell'esistenza di teorie che fanno riferimento ad antichi miti cosmogonici o antropoginici o comunque ad influenze di tipo pagano; la seconda è quella di presentare al lettore la ricchezza della simbologia biblica dell'albero, forse poco conosciuta o meditata. Dall'articolo non credo possano desumersi argomenti in sostegno della superiorità della religione cristiana rispetto alle altre né era mia intenzione aprire in questa sede un dibattito su questo tema, anche se da cristiano-cattolico sono evidentemente lontano dal ritenere equivalenti le diverse espressioni religiose, pur apprezzandone naturalmente la ricchezza e il valore.
mi verrete a dire ora che il Natale è la festa della nascita di gesù???
la chiesa cristiana ha sempre sostituito le feste cosiddette pagane facendole proprie.
Vi ricordo che agli inizi la suddetta religione cristiana si comportava verso le altre religioni in maniera non proprio fraterna... per arrivare nel medio evo con gli auto da fe e le crociate
Salve a tutti,
Quello che ha scritto l'autore dell'articolo fa senso nel giustificare la presenza dell'albero nel Natale.
Ma come sostengono i commentatori precedenti, la verità rimanere pur sempre la verità e la storia ne è la propria per quello che si può risale.
Sta a noi prenderne atto o vivere di illusioni.
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