Svolta politica e sociale in Giappone dopo Fukushima
GreenReport - Le notizie ufficiali che arrivano dal Giappone sono rassicuranti: i reattori della centrale nucleare di Fukushima Daiichi sono in arresto a freddo, la centrale nucleare è stabilizzata, si può avviare la fase di smantellamento (che durerà fino a 40 anni...). Ma la Tokyo electric power company (Tepco) ed il governo non dicono che secondo la maggioranza degli esperti parti delle barre di combustibile nucleare si sono fuse e hanno attraversato il pressure vessel dei reattori per depositarsi sul fondo e soprattutto che sono molto lontane da essere "a freddo" visto che sono ancora intorno ad una temperatura di 3.000 gradi Celsius.
Definire l'attuale situazione di Fukushima Daiichi "arresto a freddo" è una mistificazione, ma la Tepco ed il governo sperano così di calmare l'opinione pubblica giapponese e di far entrare in un cono d'ombra mediatico la tragedia nucleare, che è già scivolata nei trafiletti dei giornali. Ma i giapponesi sono sempre più infuriati, non dimenticano che solo un paio di settimane fa la Tepco parlava di fusione nucleare in corso e sanno che nella prefettura di Fukushima i livelli di radiazioni sono ancora molto alti e che dalla centrale nucleare continua a finire nell'Oceano Pacifico acqua contaminata. Alti livelli di radiazioni continuano ad essere trovati in riso, carne, verdura, pesce, latte e tè e gli sfollati nucleari sono ancora 150.000 e riceveranno un piccolo risarcimento pagato dai contribuenti giapponesi, non dalla Tepco o dalla lobby nucleare giapponese.
La gente non si fida più delle rassicurazioni ufficiali e ci sono gruppi di cittadini muniti di contatori geiger e dosimetri che prendono in proprio le misure delle radiazioni, condividendo i dati su internet, per tracciare una mappa radioattiva del Giappone. Sembra che il disastro nucleare abbia provocato la rottura della tradizionale fiducia dei giapponesi nelle autorità. L'industria nucleare, che prima del terremoto/tsunami dell'11 marzo ignorava gli ambientalisti ed i no-nuke, ora si trova di fronte migliaia di donne arrabbiate che chiedono conto dell'opacità dei comunicati e dei rapporti ufficiali sulle radiazioni di Fukushima Daiichi. «Le mamme sono in prima linea nei vari movimenti di base che stanno lavorando insieme per bloccare il funzionamento di tutti gli impianti nucleari in Giappone a partire dal 2012», spiega all'agenzia Ips Aileen Miyoko Smith, responsabile di Green Action Japan, una Ong che promuove le energie rinnovabili.
Una delegazione formata da un centinaio di anti-nucleari, in maggioranza donne, si è incontrata nei giorni scorsi con la Nuclear Safety Commission del Giappone ed ha chiesto ufficialmente un'indagine trasparente sugli incidenti negli impianti atomici e la chiusura per sempre di tutte le centrali nucleari. Attualmente sono chiuse 6 delle 56 centrali, sia per gli stress test post-Fukushima, sia perché sono state riscontrate gravi violazioni delle norme di sicurezza.
Aileen Miyoko Smith non crede alle rassicurazioni ed alle promesse del governo e della lobby nucleare: «Stiamo intensificando il nostro attivismo per assicurare che il governo e le industrie energetiche, ora desiderosi di realizzare una nozione di sicurezza, non riavviino le centrali nucleari». Nonostante il freddo inverno giapponese, la settimana scorsa gruppi di donne hanno innalzato tende per preparare un nuovo sit-in di campagna di fronte al ministero dell'economia a Tokyo e si sono impegnate a continuare la mobilitazione 10 mesi e 10 giorni, il periodo che in giappone viene tradizionalmente calcolato come il ciclo completo della gravidanza. «Le nostre proteste sono finalizzate a realizzare una rinascita nella società giapponese - j ha detto Chieko Shina, unas " nonna di Fukushima" - Bisogna che cambi il modo in cui le autorità hanno gestito il paese, mettendo la crescita economica davanti alla protezione della vita delle persone».
Manifestazioni che sono un punto di riferimento dei nascenti movimenti sociali giapponesi, a lungo ai margini della società industriale iper-meritocratica. Takanobu Kobayashi, direttore di Matsudo, una rete di movimenti civici, spiega all'Ips che «Le manifestazioni in corso simboleggiano la determinazione della gente comune, che non vuole il nucleare perché è pericoloso. C'è anche il messaggio più grande: che non ci fidiamo più del governo». La tragedia di Fukushima e il fatto che la crisi dei reattori nucleari non sia stata immediatamente resa nota all'opinione pubblica, sembra davvero l'elemento scatenante di questa rivoluzione delle coscienze in corso in Giappone. L'incidente ha svelato l'inconsistenza del mito della sicurezza delle centrali nucleari giapponesi che i governi e la lobby nucleare r erano t riusciti a imporre per anni, ottenendo il sostegno dell'opinione pubblica per i massicci programmi (e investimenti e sussidi pubblici) per l'energia nucleare. Ora governo e Tepco, dopo essersi cosparsi il capo di cenere, annunciano grandi riforme.
La parlamentare Mizuho Fukushima, presidente del Partito socialdemocratico del Giappone, che partecipa attivamente alle manifestazioni anti-nucleari, ha detto all'Ips: «Le proteste contro l'energia nucleare non stanno andando a morire. Forzare il cambiamento per fermare il nucleare è davvero possibile»
Secondo Hideo Nakazawa, un sociologo della Chuo university, le proteste in corso rappresentano il risentimento contro l'autorità e l'energia nucleare: «Le dimostrazioni hanno raggiunto le città, portando la questione nucleare alla ribalta dei movimenti civili in Giappone. La mancanza di coinvolgimento dei partiti politici nel movimento anti-nucleare contrasta con i vecchi modelli, che avevano forti tendenze di sinistra. La leadership delle donne nei movimenti civici è senza precedenti. La leadership delle donne nei movimenti civici è senza precedenti. Le mamme hanno capeggiato le dimostrazioni, molte di loro sono scese in piazza per la prima volta, guadagnandosi la simpatia ed il sostegno per la loro campagna per prevenire l'esposizione dei bambini ai pericoli delle radiazioni. I movimenti civici giapponesi hanno languito ai margini a causa del freddo trattamento che hanno ricevuto dalla società, queste barriere ora sono cadute».
GreenReport - Le notizie ufficiali che arrivano dal Giappone sono rassicuranti: i reattori della centrale nucleare di Fukushima Daiichi sono in arresto a freddo, la centrale nucleare è stabilizzata, si può avviare la fase di smantellamento (che durerà fino a 40 anni...). Ma la Tokyo electric power company (Tepco) ed il governo non dicono che secondo la maggioranza degli esperti parti delle barre di combustibile nucleare si sono fuse e hanno attraversato il pressure vessel dei reattori per depositarsi sul fondo e soprattutto che sono molto lontane da essere "a freddo" visto che sono ancora intorno ad una temperatura di 3.000 gradi Celsius.
Definire l'attuale situazione di Fukushima Daiichi "arresto a freddo" è una mistificazione, ma la Tepco ed il governo sperano così di calmare l'opinione pubblica giapponese e di far entrare in un cono d'ombra mediatico la tragedia nucleare, che è già scivolata nei trafiletti dei giornali. Ma i giapponesi sono sempre più infuriati, non dimenticano che solo un paio di settimane fa la Tepco parlava di fusione nucleare in corso e sanno che nella prefettura di Fukushima i livelli di radiazioni sono ancora molto alti e che dalla centrale nucleare continua a finire nell'Oceano Pacifico acqua contaminata. Alti livelli di radiazioni continuano ad essere trovati in riso, carne, verdura, pesce, latte e tè e gli sfollati nucleari sono ancora 150.000 e riceveranno un piccolo risarcimento pagato dai contribuenti giapponesi, non dalla Tepco o dalla lobby nucleare giapponese.
La gente non si fida più delle rassicurazioni ufficiali e ci sono gruppi di cittadini muniti di contatori geiger e dosimetri che prendono in proprio le misure delle radiazioni, condividendo i dati su internet, per tracciare una mappa radioattiva del Giappone. Sembra che il disastro nucleare abbia provocato la rottura della tradizionale fiducia dei giapponesi nelle autorità. L'industria nucleare, che prima del terremoto/tsunami dell'11 marzo ignorava gli ambientalisti ed i no-nuke, ora si trova di fronte migliaia di donne arrabbiate che chiedono conto dell'opacità dei comunicati e dei rapporti ufficiali sulle radiazioni di Fukushima Daiichi. «Le mamme sono in prima linea nei vari movimenti di base che stanno lavorando insieme per bloccare il funzionamento di tutti gli impianti nucleari in Giappone a partire dal 2012», spiega all'agenzia Ips Aileen Miyoko Smith, responsabile di Green Action Japan, una Ong che promuove le energie rinnovabili.
Una delegazione formata da un centinaio di anti-nucleari, in maggioranza donne, si è incontrata nei giorni scorsi con la Nuclear Safety Commission del Giappone ed ha chiesto ufficialmente un'indagine trasparente sugli incidenti negli impianti atomici e la chiusura per sempre di tutte le centrali nucleari. Attualmente sono chiuse 6 delle 56 centrali, sia per gli stress test post-Fukushima, sia perché sono state riscontrate gravi violazioni delle norme di sicurezza.
Aileen Miyoko Smith non crede alle rassicurazioni ed alle promesse del governo e della lobby nucleare: «Stiamo intensificando il nostro attivismo per assicurare che il governo e le industrie energetiche, ora desiderosi di realizzare una nozione di sicurezza, non riavviino le centrali nucleari». Nonostante il freddo inverno giapponese, la settimana scorsa gruppi di donne hanno innalzato tende per preparare un nuovo sit-in di campagna di fronte al ministero dell'economia a Tokyo e si sono impegnate a continuare la mobilitazione 10 mesi e 10 giorni, il periodo che in giappone viene tradizionalmente calcolato come il ciclo completo della gravidanza. «Le nostre proteste sono finalizzate a realizzare una rinascita nella società giapponese - j ha detto Chieko Shina, unas " nonna di Fukushima" - Bisogna che cambi il modo in cui le autorità hanno gestito il paese, mettendo la crescita economica davanti alla protezione della vita delle persone».
Manifestazioni che sono un punto di riferimento dei nascenti movimenti sociali giapponesi, a lungo ai margini della società industriale iper-meritocratica. Takanobu Kobayashi, direttore di Matsudo, una rete di movimenti civici, spiega all'Ips che «Le manifestazioni in corso simboleggiano la determinazione della gente comune, che non vuole il nucleare perché è pericoloso. C'è anche il messaggio più grande: che non ci fidiamo più del governo». La tragedia di Fukushima e il fatto che la crisi dei reattori nucleari non sia stata immediatamente resa nota all'opinione pubblica, sembra davvero l'elemento scatenante di questa rivoluzione delle coscienze in corso in Giappone. L'incidente ha svelato l'inconsistenza del mito della sicurezza delle centrali nucleari giapponesi che i governi e la lobby nucleare r erano t riusciti a imporre per anni, ottenendo il sostegno dell'opinione pubblica per i massicci programmi (e investimenti e sussidi pubblici) per l'energia nucleare. Ora governo e Tepco, dopo essersi cosparsi il capo di cenere, annunciano grandi riforme.
La parlamentare Mizuho Fukushima, presidente del Partito socialdemocratico del Giappone, che partecipa attivamente alle manifestazioni anti-nucleari, ha detto all'Ips: «Le proteste contro l'energia nucleare non stanno andando a morire. Forzare il cambiamento per fermare il nucleare è davvero possibile»
Secondo Hideo Nakazawa, un sociologo della Chuo university, le proteste in corso rappresentano il risentimento contro l'autorità e l'energia nucleare: «Le dimostrazioni hanno raggiunto le città, portando la questione nucleare alla ribalta dei movimenti civili in Giappone. La mancanza di coinvolgimento dei partiti politici nel movimento anti-nucleare contrasta con i vecchi modelli, che avevano forti tendenze di sinistra. La leadership delle donne nei movimenti civici è senza precedenti. La leadership delle donne nei movimenti civici è senza precedenti. Le mamme hanno capeggiato le dimostrazioni, molte di loro sono scese in piazza per la prima volta, guadagnandosi la simpatia ed il sostegno per la loro campagna per prevenire l'esposizione dei bambini ai pericoli delle radiazioni. I movimenti civici giapponesi hanno languito ai margini a causa del freddo trattamento che hanno ricevuto dalla società, queste barriere ora sono cadute».
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