"Migrazioni e nuova evangelizzazione" è il titolo del Messaggio del Papa Benedetto XVI per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2012, che si terrà il 15 gennaio
di Luisa Deponti del CSERPE
La scelta di questo tema potrebbe sorprendere, di fronte ad altre innumerevoli problematiche sociali, politiche ed economiche collegate con i movimenti migratori, che sembrano dominare l'attualità. Il Messaggio esprime, però, un segnale importante: la chiesa non considera le migrazioni solo come un'emergenza o come un problema settoriale, di cui essa si occupa principalmente attraverso le sue organizzazioni caritative ed assistenziali. Certamente questo impegno sociale è molto importante, come rileva il Messaggio stesso, ma c'è di più: il fenomeno migratorio viene interpretato come un segno dei tempi, come una trasformazione epocale che investe ogni aspetto della vita umana, della cultura e della società, cambiandole profondamente. Come cristiani siamo chiamati a vivere la nostra missione di annunciare Gesù Cristo proprio nella situazione di accentuata mobilità che investe tutto il mondo. Ci troviamo ad essere sempre più chiesa nel segno delle migrazioni.
In ambito ecclesiale la riflessione espressa nel Messaggio del Papa non è isolata: è in fase di preparazione la XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (7-28 ottobre 2012) che avrà come titolo "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana". Si tratta di un grande evento che riunirà i Vescovi di tutto il mondo con il Papa a Roma. La ricerca e l'urgenza di un rinnovato slancio nell'annuncio del Vangelo sono avvertite come prioritarie dalle chiese locali in ogni continente.
In uno dei principali documenti preparatori del prossimo Sinodo, la nuova evangelizzazione viene definita come "la capacità da parte del cristianesimo di saper leggere e decifrare i nuovi scenari che in questi ultimi decenni sono venuti creandosi dentro la storia degli uomini, per abitarli e trasformarli in luoghi di testimonianza e di annuncio del Vangelo" (Lineamenta della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi). Il testo indica sei scenari principali. Il primo è, da una parte, la secolarizzazione come clima culturale di base e, dall'altra, una "promettente rinascita religiosa" in alcune aree del mondo, oscurata però da fenomeni di fondamentalismo. Il secondo scenario è il fenomeno migratorio, connesso con la globalizzazione cui consegue un "mescolamento delle culture" di inedita intensità. Seguono, poi, lo sviluppo dei mezzi di comunicazione sociale, la situazione economica segnata dalla crisi e dal crescente divario tra Nord e Sud del mondo, i risultati della ricerca scientifico-tecnologica e i cambiamenti più recenti degli assetti politici globali, con nuovi paesi e culture sempre più protagonisti della scena mondiale.
"«Nuova evangelizzazione» vuol dire, quindi, operare nelle nostre chiese locali per costruire percorsi di lettura dei fenomeni sopra indicati che permetta di tradurre la speranza del Vangelo in termini praticabili", significa anche "porre la questione di Dio" in tutti i processi di incontro, mescolamento, ricostruzione dei tessuti sociali che si stanno attuando nei nostri ambienti. Si nota, in effetti, la necessità che i cambiamenti e le evoluzioni in corso vengano illuminati, oltre che da una maggiore comprensione delle loro cause e conseguenze socio-politiche, anche dalla fede e da una visione di speranza. Laddove questo non avviene, emergono forme di paura e di chiusura, da cui non sono esenti nemmeno i cristiani.
A partire dal rinnovato impegno a lasciar penetrare la luce del Vangelo nei complessi scenari del nostro oggi, si può leggere anche il Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata delle Migrazioni: "avvertiamo l'urgenza di promuovere, con nuova forza e rinnovate modalità, l'opera di evangelizzazione in un mondo in cui l'abbattimento delle frontiere e i nuovi processi di globalizzazione rendono ancora più vicine le persone e i popoli". Davvero la missione della chiesa non si muove geograficamente più solo da nord a sud o da ovest ad est, ma è contemporaneamente una testimonianza che si diffonde da tutti i continenti verso tutti i continenti, in un movimento quasi analogo a quello delle migrazioni, che in effetti fin dagli inizi del cristianesimo sono state anche strumento di diffusione del Vangelo. La vicinanza tra persone e popoli diversi è una sfida ed una chance, come una lente di ingrandimento che evidenzia tutto: nuove possibilità e forme di trasmissione della fede, così come ostacoli che la frenano o la impediscono.
Il Papa descrive, quindi, nel suo Messaggio diverse situazioni, non solo relative alle varie forme di mobilità umana - migranti, rifugiati, studenti internazionali… -, ma anche in riferimento all'esperienza di fede che le persone coinvolte si trovano a vivere.
La chiesa, da una parte, "è posta di fronte alla sfida di aiutare i migranti a mantenere salda la fede, anche quando manca l'appoggio culturale che esisteva nel paese di origine, individuando anche nuove strategie pastorali". D'altra parte, di fronte ai non cristiani, "è necessario trovare adeguate modalità perché possano incontrare e conoscere Gesù Cristo e sperimentare il dono inestimabile della salvezza, che per tutti è sorgente di «vita in abbondanza» (cfr Gv 10,10)". Ma non si può dimenticare che gli stessi migranti «possono a loro volta diventare «annunciatori della Parola di Dio e testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo» (Esortazione Apostolica Verbum Domini, 105)".
In Europa queste tre sfide della nuova evangelizzazione in ambito migratorio sono presenti contemporaneamente sullo sfondo di una crescente secolarizzazione. La riflessione su come la "variabile" immigrazione possa intrecciarsi con la nuova evangelizzazione è ancora agli inizi, ma sta lentamente emergendo e – secondo alcuni esperti – su di essa si gioca il futuro del cristianesimo nel nostro continente. La chiesa abbraccia tutti i popoli, le culture, le lingue, è universale. Con le migrazioni tutte queste diversità si trovano a vivere insieme. La cattolicità/universalità della chiesa va tradotta allora in comunione quotidiana, vissuta nell'ambito locale tra cristiani di diverse origini. È un cammino di riflessione, di formazione e di conversione al progetto di Dio, per rivelare il vero volto della chiesa che è in sé stessa buona notizia e può sorprendere, attrarre tutti per la bellezza della comunione tra le diversità: la chiesa della Pentecoste, anticipo della nuova umanità.
di Luisa Deponti del CSERPE
La scelta di questo tema potrebbe sorprendere, di fronte ad altre innumerevoli problematiche sociali, politiche ed economiche collegate con i movimenti migratori, che sembrano dominare l'attualità. Il Messaggio esprime, però, un segnale importante: la chiesa non considera le migrazioni solo come un'emergenza o come un problema settoriale, di cui essa si occupa principalmente attraverso le sue organizzazioni caritative ed assistenziali. Certamente questo impegno sociale è molto importante, come rileva il Messaggio stesso, ma c'è di più: il fenomeno migratorio viene interpretato come un segno dei tempi, come una trasformazione epocale che investe ogni aspetto della vita umana, della cultura e della società, cambiandole profondamente. Come cristiani siamo chiamati a vivere la nostra missione di annunciare Gesù Cristo proprio nella situazione di accentuata mobilità che investe tutto il mondo. Ci troviamo ad essere sempre più chiesa nel segno delle migrazioni.
In ambito ecclesiale la riflessione espressa nel Messaggio del Papa non è isolata: è in fase di preparazione la XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (7-28 ottobre 2012) che avrà come titolo "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana". Si tratta di un grande evento che riunirà i Vescovi di tutto il mondo con il Papa a Roma. La ricerca e l'urgenza di un rinnovato slancio nell'annuncio del Vangelo sono avvertite come prioritarie dalle chiese locali in ogni continente.
In uno dei principali documenti preparatori del prossimo Sinodo, la nuova evangelizzazione viene definita come "la capacità da parte del cristianesimo di saper leggere e decifrare i nuovi scenari che in questi ultimi decenni sono venuti creandosi dentro la storia degli uomini, per abitarli e trasformarli in luoghi di testimonianza e di annuncio del Vangelo" (Lineamenta della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi). Il testo indica sei scenari principali. Il primo è, da una parte, la secolarizzazione come clima culturale di base e, dall'altra, una "promettente rinascita religiosa" in alcune aree del mondo, oscurata però da fenomeni di fondamentalismo. Il secondo scenario è il fenomeno migratorio, connesso con la globalizzazione cui consegue un "mescolamento delle culture" di inedita intensità. Seguono, poi, lo sviluppo dei mezzi di comunicazione sociale, la situazione economica segnata dalla crisi e dal crescente divario tra Nord e Sud del mondo, i risultati della ricerca scientifico-tecnologica e i cambiamenti più recenti degli assetti politici globali, con nuovi paesi e culture sempre più protagonisti della scena mondiale.
"«Nuova evangelizzazione» vuol dire, quindi, operare nelle nostre chiese locali per costruire percorsi di lettura dei fenomeni sopra indicati che permetta di tradurre la speranza del Vangelo in termini praticabili", significa anche "porre la questione di Dio" in tutti i processi di incontro, mescolamento, ricostruzione dei tessuti sociali che si stanno attuando nei nostri ambienti. Si nota, in effetti, la necessità che i cambiamenti e le evoluzioni in corso vengano illuminati, oltre che da una maggiore comprensione delle loro cause e conseguenze socio-politiche, anche dalla fede e da una visione di speranza. Laddove questo non avviene, emergono forme di paura e di chiusura, da cui non sono esenti nemmeno i cristiani.
A partire dal rinnovato impegno a lasciar penetrare la luce del Vangelo nei complessi scenari del nostro oggi, si può leggere anche il Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata delle Migrazioni: "avvertiamo l'urgenza di promuovere, con nuova forza e rinnovate modalità, l'opera di evangelizzazione in un mondo in cui l'abbattimento delle frontiere e i nuovi processi di globalizzazione rendono ancora più vicine le persone e i popoli". Davvero la missione della chiesa non si muove geograficamente più solo da nord a sud o da ovest ad est, ma è contemporaneamente una testimonianza che si diffonde da tutti i continenti verso tutti i continenti, in un movimento quasi analogo a quello delle migrazioni, che in effetti fin dagli inizi del cristianesimo sono state anche strumento di diffusione del Vangelo. La vicinanza tra persone e popoli diversi è una sfida ed una chance, come una lente di ingrandimento che evidenzia tutto: nuove possibilità e forme di trasmissione della fede, così come ostacoli che la frenano o la impediscono.
Il Papa descrive, quindi, nel suo Messaggio diverse situazioni, non solo relative alle varie forme di mobilità umana - migranti, rifugiati, studenti internazionali… -, ma anche in riferimento all'esperienza di fede che le persone coinvolte si trovano a vivere.
La chiesa, da una parte, "è posta di fronte alla sfida di aiutare i migranti a mantenere salda la fede, anche quando manca l'appoggio culturale che esisteva nel paese di origine, individuando anche nuove strategie pastorali". D'altra parte, di fronte ai non cristiani, "è necessario trovare adeguate modalità perché possano incontrare e conoscere Gesù Cristo e sperimentare il dono inestimabile della salvezza, che per tutti è sorgente di «vita in abbondanza» (cfr Gv 10,10)". Ma non si può dimenticare che gli stessi migranti «possono a loro volta diventare «annunciatori della Parola di Dio e testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo» (Esortazione Apostolica Verbum Domini, 105)".
In Europa queste tre sfide della nuova evangelizzazione in ambito migratorio sono presenti contemporaneamente sullo sfondo di una crescente secolarizzazione. La riflessione su come la "variabile" immigrazione possa intrecciarsi con la nuova evangelizzazione è ancora agli inizi, ma sta lentamente emergendo e – secondo alcuni esperti – su di essa si gioca il futuro del cristianesimo nel nostro continente. La chiesa abbraccia tutti i popoli, le culture, le lingue, è universale. Con le migrazioni tutte queste diversità si trovano a vivere insieme. La cattolicità/universalità della chiesa va tradotta allora in comunione quotidiana, vissuta nell'ambito locale tra cristiani di diverse origini. È un cammino di riflessione, di formazione e di conversione al progetto di Dio, per rivelare il vero volto della chiesa che è in sé stessa buona notizia e può sorprendere, attrarre tutti per la bellezza della comunione tra le diversità: la chiesa della Pentecoste, anticipo della nuova umanità.
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