Attraverso le icone e le immagini di celebri pittori che raffigurano scene della natività o dell’annunciazione a Maria, Padre Ermes Ronchi ci accompagna in un semplice e profondo cammino di riflessione sul senso del Natale nel libro “Natale. L’abbraccio di Dio”, edito da Edizioni Paoline
di Monica Cardarelli
Natale, l’incontro tra Dio e l’uomo. Un Dio che si fa carne per ‘deizzare’ l’uomo e avvicinarlo a sé. Un incontro che cambia la vita dell’uomo lasciandogli la responsabilità di dimostrare concretamente la realtà di quell’incontro. Come Dio si è incarnato nel corpo di Maria per incontrare ogni uomo, così allo stesso modo l’uomo deve permettere che la Parola prenda corpo e dia vita ad ogni gesto, ad ogni parola, ad ogni sguardo. In queste pagine, P. Ermes Ronchi ci mostra come la storia dell’umanità sia stata caratterizzata dagli ‘incontri’. Una volta ricevuto l’annuncio dell’angelo, Maria esce in fretta dalla sua casa e si mette cammino, su sentieri irti di montagna, per raggiungere la cugina Elisabetta: la notizia della salvezza è affidata all’incontro tra due donne. Le prime parole di Elisabetta sono una benedizione “Benedetta tu tra le donne”, perché Dio benedice con la vita e “le madri sono quindi benedette per prime”. E, continua P. Ronchi, dovremmo anche noi imparare a benedire l’altro, a dire bene, perché “il primo passo dell’incontro con il mistero e con il cuore dell’altro è benedire, è poter dire, nella mia casa, allo sposo, ai figli, a mia madre o all’amico: tu sei una benedizione di Dio per me, tu sei un dono di Dio, tu sei salvezza che mi cammina a fianco”.
A Natale, ricordiamo l’incontro di Dio con l’uomo, un incontro che diventa un abbraccio. Un Dio che nasce nel silenzio, povero tra i poveri, umile, e che si fa carne, bambino che dipende dagli altri. “Dio si è fatto uomo perché l’uomo si faccia Dio. Il Natale è la certezza che la nostra carne in qualche sua radice è santa, che la nostra storia in qualche sua pagina è sacra. E nessuno può più dire: qui finisce l’uomo, qui comincia Dio, perché Creatore e creatura sono abbracciati”.
Se l’Epifania rappresenta la ricerca di Dio da parte dell’uomo, a Natale è Dio che cerca l’uomo e lo incontra in un abbraccio. Perciò anche noi uomini siamo chiamati ad amare tutta l’umanità di Cristo per poter giungere alla sua divinità. Dobbiamo aiutare Dio ad incarnarsi oggi, qui ed ora, in ogni incontro, in ogni casa, in ogni ambiente, valorizzando il feriale laddove scopriamo “uomo e Dio abbracciati, che insieme operano, nella concretezza”.
Se tutto nasce da un incontro, P. Ermes Ronchi ci ricorda come “non sono le idee ma gli incontri che cambiano la vita. Non le teorie ma le persone. E se noi facciamo così fatica a cambiare, forse ciò accade perché non siamo più capaci di incontrare, di vivere l’incontro con stupore e di conservarlo in cuore”.
Il Natale è un incontro concreto, è un segno tangibile che ci ricorda la stretta relazione tra corpo e anima, tra Dio e l’uomo: “Così accade a Francesco d’Assisi. Chi parla con lui? Il crocifisso di San Damiano, il bambino di greccio. Gli parla l’umanità del Salvatore, fino a prendere sulla proprio carne le stimmate della carne di Cristo; gli parla la sua storia di uomo, l’umanità trascurata dalla teologia, presente invece nella spiritualità”.
di Monica Cardarelli
Natale, l’incontro tra Dio e l’uomo. Un Dio che si fa carne per ‘deizzare’ l’uomo e avvicinarlo a sé. Un incontro che cambia la vita dell’uomo lasciandogli la responsabilità di dimostrare concretamente la realtà di quell’incontro. Come Dio si è incarnato nel corpo di Maria per incontrare ogni uomo, così allo stesso modo l’uomo deve permettere che la Parola prenda corpo e dia vita ad ogni gesto, ad ogni parola, ad ogni sguardo. In queste pagine, P. Ermes Ronchi ci mostra come la storia dell’umanità sia stata caratterizzata dagli ‘incontri’. Una volta ricevuto l’annuncio dell’angelo, Maria esce in fretta dalla sua casa e si mette cammino, su sentieri irti di montagna, per raggiungere la cugina Elisabetta: la notizia della salvezza è affidata all’incontro tra due donne. Le prime parole di Elisabetta sono una benedizione “Benedetta tu tra le donne”, perché Dio benedice con la vita e “le madri sono quindi benedette per prime”. E, continua P. Ronchi, dovremmo anche noi imparare a benedire l’altro, a dire bene, perché “il primo passo dell’incontro con il mistero e con il cuore dell’altro è benedire, è poter dire, nella mia casa, allo sposo, ai figli, a mia madre o all’amico: tu sei una benedizione di Dio per me, tu sei un dono di Dio, tu sei salvezza che mi cammina a fianco”.
A Natale, ricordiamo l’incontro di Dio con l’uomo, un incontro che diventa un abbraccio. Un Dio che nasce nel silenzio, povero tra i poveri, umile, e che si fa carne, bambino che dipende dagli altri. “Dio si è fatto uomo perché l’uomo si faccia Dio. Il Natale è la certezza che la nostra carne in qualche sua radice è santa, che la nostra storia in qualche sua pagina è sacra. E nessuno può più dire: qui finisce l’uomo, qui comincia Dio, perché Creatore e creatura sono abbracciati”.
Se l’Epifania rappresenta la ricerca di Dio da parte dell’uomo, a Natale è Dio che cerca l’uomo e lo incontra in un abbraccio. Perciò anche noi uomini siamo chiamati ad amare tutta l’umanità di Cristo per poter giungere alla sua divinità. Dobbiamo aiutare Dio ad incarnarsi oggi, qui ed ora, in ogni incontro, in ogni casa, in ogni ambiente, valorizzando il feriale laddove scopriamo “uomo e Dio abbracciati, che insieme operano, nella concretezza”.
Se tutto nasce da un incontro, P. Ermes Ronchi ci ricorda come “non sono le idee ma gli incontri che cambiano la vita. Non le teorie ma le persone. E se noi facciamo così fatica a cambiare, forse ciò accade perché non siamo più capaci di incontrare, di vivere l’incontro con stupore e di conservarlo in cuore”.
Il Natale è un incontro concreto, è un segno tangibile che ci ricorda la stretta relazione tra corpo e anima, tra Dio e l’uomo: “Così accade a Francesco d’Assisi. Chi parla con lui? Il crocifisso di San Damiano, il bambino di greccio. Gli parla l’umanità del Salvatore, fino a prendere sulla proprio carne le stimmate della carne di Cristo; gli parla la sua storia di uomo, l’umanità trascurata dalla teologia, presente invece nella spiritualità”.
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