giovedì, dicembre 29, 2011
L’Alta corte di giustizia di Israele ha emesso una sentenza secondo cui è legittimo per Israele sfruttare a proprio vantaggio le risorse della Cisgiordania.

Misna - Dandone notizia, il quotidiano israeliano ‘Haaretz’ ha ricordato che la sentenza è stata emessa in seguito alla presentazione di un esposto da parte dell’organizzazione non governativa Yesh Din che contestava la presenza di 10 cave di proprietà israeliana. Queste riforniscono il 25% del materiale totale ogni anno necessario a Israele, ma secondo il giudice, rappresentano una ricchezza anche per i palestinesi che vi lavorano.



Criticando la sentenza, Michael Sfard, rappresentante di Yesh Din, ha detto che “appropriarsi di risorse naturali in un territorio occupato per soddisfare i bisogni economici della nazione occupante equivale a rubare”.

Ma in attesa che l’Assemblea generale dell’Onu deliberi sulla richiesta di ammissione fatta lo scorso settembre dai palestinesi, le autorità israeliane stanno spostando paletti avanti un po’ dappertutto. L’ultima decisione in questo senso è giunta dalle autorità di Gerusalemme che hanno stabilito la costruzione di 130 nuove unità abitative nel quartiere di Silwan ovvero a Gerusalemme est, capitale designata dai palestinesi di un loro futuro Stato indipendente.

Allo stesso tempo, scrive l’agenzia di stampa ‘Maan’, sempre a Silwan sono stati recapitati avvisi a famiglie palestinesi per annunciare la prossima demolizione delle loro case. Alla stessa agenzia, Christopher Gunness, portavoce dell’Ufficio dell’Onu per i rifugiati palestinesi ha detto che le demolizioni sono illegali “perché molte di queste sono collegate all’annessione illegale di Gerusalemme, all’espansione delle colonie e al trasferimento forzato della popolazione, tutte violazioni della quarta convenzione di Ginevra”.

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