In occasione del giorno della Memoria, un ricordo di Anna Frank, vittima della follia del nazismo
Oggi ricorre la giornata della Memoria, un giorno importante dedicato al ricordo di tutte le vittime del nazionalsocialismo e del fascismo e di tutti coloro che, a scapito della loro vita, hanno protetto e salvato i perseguitati dalla crudeltà folle della Shoah. Ormai da ben undici anni il parlamento italiano ha istituito il 27 gennaio come una giornata da “non dimenticare”. Ed è proprio per lo stesso motivo che molti dei sopravvissuti hanno sentito il bisogno di raccontare con parole, libri e documenti quello che loro hanno provato in quel periodo purtroppo indimenticabile per la storia dell'umanità. C'è poi chi non è riuscito a salvarsi, ma ha fatto sì che le sue emozioni e le sue riflessioni non rimanessero vane: tra queste Anna Frank, una vittima dell'Olocausto, ma soprattutto un'adolescente con i sogni, i problemi e le speranze di una ragazzina con tanta voglia di vivere.
Nata il 12 giugno 1929 a Francoforte in Germania, emigrò insieme alla sua famiglia in Olanda nel 1933, in seguito all'emanazione delle leggi razziali di Hitler. Nell'estate 1942, dopo che l'invasione tedesca raggiunse anche l'Olanda, suo padre, Otto Frank, ritenne opportuno che la sua famiglia si nascondesse e ricavò un piccolo rifugio clandestino in una parte della casa in cui aveva il suo ufficio. Nell'agosto del 1944 la Gestapo li scoprì e li trasportò a Westerbrok, dove vi era il più grande campo di concentramento in Olanda. Il 2 settembre 1944 i Frank furono condotti ad Auschwitz. Nel marzo del 1945 Anna Frank morì di tifo nel campo di Bergen Belsen.
Il diario, l'amica immaginaria di nome Kitty, ha lasciato che Anna sopravvivesse e lasciasse la sua testimonianza. Sì, perché in quelle pagine, che raccontano il periodo di clandestinità dei Frank, la piccola aveva raccontato tutte le sue paure, la sua solitudine, la sua voglia di libertà e i suoi sogni. Il padre, l'unico sopravvissuto della famiglia, ha raccolto minuziosamente ogni pagina che sua figlia aveva scritto e pubblicandone un libro ha realizzato il più grande sogno di Anna, quello di divenire una scrittrice.
Oggi, a distanza di 67 anni dall'abbattimento dei cancelli del campo dell'orrore di Auschwitz, è la stessa Anna Frank a scriverci silenziosamente nel suo diario di continuare a sperare: “E' un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione”.
Dobbiamo infatti augurarci che la memoria della Shoah si conservi in maniera indelebile, che gli uomini imparino dagli errori della storia e che divengano consapevoli. E' sconcertante sapere che oggi esistano persone, anche di grande cultura, che negano l'esistenza dei campi di sterminio e di concentramento e che tendano a minimizzare l'accaduto. Spetta a ciascuno di noi perpetrare la memoria dell'Olocausto per evitare che i ricordi si offuschino e che si dimentichi quanto il razzismo possa divenire pericoloso.
Oggi ricorre la giornata della Memoria, un giorno importante dedicato al ricordo di tutte le vittime del nazionalsocialismo e del fascismo e di tutti coloro che, a scapito della loro vita, hanno protetto e salvato i perseguitati dalla crudeltà folle della Shoah. Ormai da ben undici anni il parlamento italiano ha istituito il 27 gennaio come una giornata da “non dimenticare”. Ed è proprio per lo stesso motivo che molti dei sopravvissuti hanno sentito il bisogno di raccontare con parole, libri e documenti quello che loro hanno provato in quel periodo purtroppo indimenticabile per la storia dell'umanità. C'è poi chi non è riuscito a salvarsi, ma ha fatto sì che le sue emozioni e le sue riflessioni non rimanessero vane: tra queste Anna Frank, una vittima dell'Olocausto, ma soprattutto un'adolescente con i sogni, i problemi e le speranze di una ragazzina con tanta voglia di vivere.
Nata il 12 giugno 1929 a Francoforte in Germania, emigrò insieme alla sua famiglia in Olanda nel 1933, in seguito all'emanazione delle leggi razziali di Hitler. Nell'estate 1942, dopo che l'invasione tedesca raggiunse anche l'Olanda, suo padre, Otto Frank, ritenne opportuno che la sua famiglia si nascondesse e ricavò un piccolo rifugio clandestino in una parte della casa in cui aveva il suo ufficio. Nell'agosto del 1944 la Gestapo li scoprì e li trasportò a Westerbrok, dove vi era il più grande campo di concentramento in Olanda. Il 2 settembre 1944 i Frank furono condotti ad Auschwitz. Nel marzo del 1945 Anna Frank morì di tifo nel campo di Bergen Belsen.
Il diario, l'amica immaginaria di nome Kitty, ha lasciato che Anna sopravvivesse e lasciasse la sua testimonianza. Sì, perché in quelle pagine, che raccontano il periodo di clandestinità dei Frank, la piccola aveva raccontato tutte le sue paure, la sua solitudine, la sua voglia di libertà e i suoi sogni. Il padre, l'unico sopravvissuto della famiglia, ha raccolto minuziosamente ogni pagina che sua figlia aveva scritto e pubblicandone un libro ha realizzato il più grande sogno di Anna, quello di divenire una scrittrice.
Oggi, a distanza di 67 anni dall'abbattimento dei cancelli del campo dell'orrore di Auschwitz, è la stessa Anna Frank a scriverci silenziosamente nel suo diario di continuare a sperare: “E' un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione”.
Dobbiamo infatti augurarci che la memoria della Shoah si conservi in maniera indelebile, che gli uomini imparino dagli errori della storia e che divengano consapevoli. E' sconcertante sapere che oggi esistano persone, anche di grande cultura, che negano l'esistenza dei campi di sterminio e di concentramento e che tendano a minimizzare l'accaduto. Spetta a ciascuno di noi perpetrare la memoria dell'Olocausto per evitare che i ricordi si offuschino e che si dimentichi quanto il razzismo possa divenire pericoloso.
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Sono presenti 3 commenti
Bellissimo articolo!
CARA CHIARA GIOVANNA CONDIVIDO. SUL NEGAZIONISMO POI SI DEVE ESSERE SOLO DEGLI IDIOTI AD AFFERMARLO. LE IMMAGINI DEI FILMATI DEI LIBERATORI PARLANO DA SOLE! RAZZA DI IMBECILLI.
pensate che alcuni dicono ancora che queste cose come le foibe nn sono mai esistite
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