“I segnali d’allarme ci sono tutti. Siccità, scarsi raccolti e aumento dei prezzi del cibo hanno portato la regione del Sahel e dell’Africa occidentale sull’orlo di una crisi umanitaria.
Radio Vaticana - Non dobbiamo aspettare che la gente muoia di fame”: è l’appello lanciato da Olivier De Schutter, relatore speciale dell’Onu per il diritto all’alimentazione, dopo l’emergenza segnalata negli ultimi mesi dai governi di Niger, Mali, Ciad e Mauritania. L’esperto - riporta l'agenzia Misna - esprime preoccupazione anche per il Senegal e il Burkina Faso dove purtroppo le autorità hanno “reagito con lentezza”.
Radio Vaticana - Non dobbiamo aspettare che la gente muoia di fame”: è l’appello lanciato da Olivier De Schutter, relatore speciale dell’Onu per il diritto all’alimentazione, dopo l’emergenza segnalata negli ultimi mesi dai governi di Niger, Mali, Ciad e Mauritania. L’esperto - riporta l'agenzia Misna - esprime preoccupazione anche per il Senegal e il Burkina Faso dove purtroppo le autorità hanno “reagito con lentezza”.
In base ai dati ufficiali sei milioni di persone sono già colpite dall’insicurezza alimentare in Niger, altri 2,9 milioni in Mali e 700.000 in Mauritania. Sia a Nouakchott che a N’Djamena i raccolti di cereali sono del 50% inferiori rispetto all’ultimo anno. In attesa dei prossimi raccolti, non prima di maggio, questi paesi non possono contare su grandi riserve: dovranno importare dal mercato internazionale cibo sempre più costoso. Dallo scorso novembre, in Niger il prezzo del miglio è aumentato del 37% e gli altri cereali alla base dell’alimentazione locale hanno subito rincari del 40% rispetto alla media regionale degli ultimi cinque anni. Ma, in realtà, insiste De Schutter, “quello che appare come una calamità naturale non è altro che un sintomo del nostro fallimento a prepararci meglio e a reagire più velocemente sin dai primi segnali”. In riferimento alla grave crisi che l’anno scorso ha colpito i paesi del Corno d’Africa, il relatore avverte che la comunità internazionale “non deve commettere ancora lo sbaglio di rispondere tardi” visto che nel Sahel “abbiamo la chance e la responsabilità di salvare vite umane”. Secondo l’esperto Onu sono necessari sia interventi a breve termine per offrire assistenza immediata sia azioni sostenibili sul lungo termine. “La malnutrizione cronica nell’area non è dovuta solo a una mancanza di cibo ma è anche il risultato di pratiche errate, dell’accesso limitato ad acqua potabile, a servizi igienici e a cure”. (R.P.)
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