Il maltempo potrebbe rendere difficili le operazioni per salvaguardare l’ambiente
Radio Vaticana - Oggi pomeriggio il ministro dell'ambiente Corrado Clini sarà a Livorno per un summit sugli ultimi due disastri accaduti nell'Arcipelago Toscano: i fusti contenenti sostanze tossiche caricati sull'eurocargo Venezia della Grimaldi finiti nel mare in tempesta al largo di Gorgona il 17 dicembre scorso e la tragedia della nave da crociera Concordia della Costa ancora in corso al Giglio. Proprio su quest'ultima vicenda Clini sembra sempre più preoccupato: «Il rischio ambientale per l'Isola del Giglio è altissimo. L'obiettivo è di evitare che il carburante esca dalla nave: stiamo lavorando su questo. L'intervento è urgente, abbiamo fretta».
Si teme infatti che l'enorme nave scivoli dall'attuale fondale di 2-30 metri su cui si è adagiata in equilibrio instabile, lungo la vicinissima scarpata che la porterebbe in un fondale di 70-80 metri, rendendo molto difficili le operazioni di allibo, cioè il trasferimento delle oltre 2.300 tonnellate di carburante dalla nave alle bettoline, anche perché i bollettini meteo annunciano l'arrivo di brutto tempo per giovedì, il che potrebbe rendere la situazione ingestibile.
Clini ha parlato anche dell'area interessata dal possibile rischio ambientale: «Dipende dalle correnti: sicuramente l'Isola del Giglio, probabilmente l'intero arcipelago, forse la costa. Dipende da come si muove il mare».
Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, intervistato da Start di Radio 1, ha detto che bisogna «Ridere le regole, intensificare controlli e sanzioni. Da parte del livello nazionale e della Protezione civile riunita a Grosseto c'è una forte volontà e altrettanta attenzione per avviare e portare a termine l'operazione di prelievo delle 2500 tonnellate di carburante diesel contenute nei serbatoi della Concordia e quella di rimozione del relitto. Al momento non risultano sversamenti in mare. La prospettiva è quella di sistemare nell'arco di pochi giorni a fianco del relitto una grande piattaforma con apparecchiature in grado di aspirare il carburante, con una operazione delicata ma fattibile, sotto la sorveglianza di esperti internazionali chiamati dalla Costa. Successivamente dovrà essere data attuazione all'ordinanza della Capitaneria di porto per la rimozione. Nell'ordinanza si parla di 10 giorni. Credo che l'operazione sarà molto più complessa, studiata da ingegneri esperti, ma per noi è un obiettivo altrettanto importante. Il comandante del traghetto che ieri mi ha portato al Giglio mi ha detto che in caso di maltempo, con forti venti e onde, anche l'ingresso dei traghetti in porto sarebbe molto difficile. Infine vogliamo una verifica di tutta la situazione. Nell'arco di un mese nel nostro mare si sono verificati due episodi, la dispersione dei fusti tossici e questo evento drammatico che ci ferisce tutti e ci preoccupa. Chiedo che si rivedano le regole. Se mi si dice che le regole ci sono allora chiedo che siano revisionate e adattate alla situazione particolarmente delicata dal punto di vista ambientale del nostro Arcipelago. E soprattutto che sulle rotte di navi così imponenti ci siano i necessari controlli, sicuramente possibili dal punto di vista tecnico, con i satelliti, e che ci siano le punizioni per chi non rispetta le regole. In questo mi sembra che ci sia molta sintonia con il ministro dell'ambiente».
E' molto preoccupato anche Fausto Ferruzza, presidente Legambiente Toscana. «Dopo il disastro umanitario, si rischia purtroppo anche quello ambientale in una zona che dovrebbe essere tra le più protette in Italia perché parte del Santuario dei mammiferi marini Pelagos nell'Arcipelago Toscano. E' diventata un rischio, infatti, per la salvaguardia dell'ambiente e per le acque del Parco nazionale che la ospita la nave Costa Concordia naufragata la sera del 13 gennaio. La nave ferita e affondata della Costa e' lunga 280 metri per 65 di larghezza, ed almeno 80 di pescaggio. Nella sua pancia sono stipate oltre 2.300 tonnellate di olio combustibile che, al momento, sono poste sotto osservazione con i mezzi della Protezione civile del mare e del ministero dell'Ambiente per l'anti-inquinamento marino. Sul versante del rischio inquinamento, che potrebbe effettivamente esserci se le condizioni meteorologiche peggiorassero, serve un piano urgente per eliminare le sostanze inquinanti senza compromettere la stabilità della nave. Operazioni che verrebbero svolte, per esempio, in 4 ore per circoscrivere l'area con le panne di contenimento (oltre 1.200 metri subito disponibili) per delimitare l'olio combustibile, la stesura di quelle di assorbimento, e in 24 ore per la pulitura (grazie all'aspirazione con lo skimmer)».
Secondo Umberto Mazzantini, responsabile isole minori di Legambiente «Bisogna procedere al più presto all'allibo, cioè al trasferimento delle oltre 2.300 tonnellate di gasolio dai serbatoi della Concordia, occorre farlo in massima sicurezza e per evitare che al dramma umano si aggiunga un disastro ambientale che al Giglio, isola che vive di turismo, diventerebbe anche catastrofe economica. Abbiamo ancora davanti agli occhi il dramma della nave portacontainer Rena, di armatore greco e battente bandiera liberiana, che ha provocato una catastrofe naturale in Nuova Zelanda con lo sversamento di un decimo del carburante presente sulla nave da crociera della Costa. Si deve assolutamente evitare che nello splendido mare del Giglio, che ospita la foca monaca, rari uccelli marini e cetacei protetti, succeda quel che è accaduto sulla barriera corallina neozelandese per un errore umano che somiglia troppo a quello del Giglio».
Radio Vaticana - Oggi pomeriggio il ministro dell'ambiente Corrado Clini sarà a Livorno per un summit sugli ultimi due disastri accaduti nell'Arcipelago Toscano: i fusti contenenti sostanze tossiche caricati sull'eurocargo Venezia della Grimaldi finiti nel mare in tempesta al largo di Gorgona il 17 dicembre scorso e la tragedia della nave da crociera Concordia della Costa ancora in corso al Giglio. Proprio su quest'ultima vicenda Clini sembra sempre più preoccupato: «Il rischio ambientale per l'Isola del Giglio è altissimo. L'obiettivo è di evitare che il carburante esca dalla nave: stiamo lavorando su questo. L'intervento è urgente, abbiamo fretta».
Si teme infatti che l'enorme nave scivoli dall'attuale fondale di 2-30 metri su cui si è adagiata in equilibrio instabile, lungo la vicinissima scarpata che la porterebbe in un fondale di 70-80 metri, rendendo molto difficili le operazioni di allibo, cioè il trasferimento delle oltre 2.300 tonnellate di carburante dalla nave alle bettoline, anche perché i bollettini meteo annunciano l'arrivo di brutto tempo per giovedì, il che potrebbe rendere la situazione ingestibile.
Clini ha parlato anche dell'area interessata dal possibile rischio ambientale: «Dipende dalle correnti: sicuramente l'Isola del Giglio, probabilmente l'intero arcipelago, forse la costa. Dipende da come si muove il mare».
Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, intervistato da Start di Radio 1, ha detto che bisogna «Ridere le regole, intensificare controlli e sanzioni. Da parte del livello nazionale e della Protezione civile riunita a Grosseto c'è una forte volontà e altrettanta attenzione per avviare e portare a termine l'operazione di prelievo delle 2500 tonnellate di carburante diesel contenute nei serbatoi della Concordia e quella di rimozione del relitto. Al momento non risultano sversamenti in mare. La prospettiva è quella di sistemare nell'arco di pochi giorni a fianco del relitto una grande piattaforma con apparecchiature in grado di aspirare il carburante, con una operazione delicata ma fattibile, sotto la sorveglianza di esperti internazionali chiamati dalla Costa. Successivamente dovrà essere data attuazione all'ordinanza della Capitaneria di porto per la rimozione. Nell'ordinanza si parla di 10 giorni. Credo che l'operazione sarà molto più complessa, studiata da ingegneri esperti, ma per noi è un obiettivo altrettanto importante. Il comandante del traghetto che ieri mi ha portato al Giglio mi ha detto che in caso di maltempo, con forti venti e onde, anche l'ingresso dei traghetti in porto sarebbe molto difficile. Infine vogliamo una verifica di tutta la situazione. Nell'arco di un mese nel nostro mare si sono verificati due episodi, la dispersione dei fusti tossici e questo evento drammatico che ci ferisce tutti e ci preoccupa. Chiedo che si rivedano le regole. Se mi si dice che le regole ci sono allora chiedo che siano revisionate e adattate alla situazione particolarmente delicata dal punto di vista ambientale del nostro Arcipelago. E soprattutto che sulle rotte di navi così imponenti ci siano i necessari controlli, sicuramente possibili dal punto di vista tecnico, con i satelliti, e che ci siano le punizioni per chi non rispetta le regole. In questo mi sembra che ci sia molta sintonia con il ministro dell'ambiente».
E' molto preoccupato anche Fausto Ferruzza, presidente Legambiente Toscana. «Dopo il disastro umanitario, si rischia purtroppo anche quello ambientale in una zona che dovrebbe essere tra le più protette in Italia perché parte del Santuario dei mammiferi marini Pelagos nell'Arcipelago Toscano. E' diventata un rischio, infatti, per la salvaguardia dell'ambiente e per le acque del Parco nazionale che la ospita la nave Costa Concordia naufragata la sera del 13 gennaio. La nave ferita e affondata della Costa e' lunga 280 metri per 65 di larghezza, ed almeno 80 di pescaggio. Nella sua pancia sono stipate oltre 2.300 tonnellate di olio combustibile che, al momento, sono poste sotto osservazione con i mezzi della Protezione civile del mare e del ministero dell'Ambiente per l'anti-inquinamento marino. Sul versante del rischio inquinamento, che potrebbe effettivamente esserci se le condizioni meteorologiche peggiorassero, serve un piano urgente per eliminare le sostanze inquinanti senza compromettere la stabilità della nave. Operazioni che verrebbero svolte, per esempio, in 4 ore per circoscrivere l'area con le panne di contenimento (oltre 1.200 metri subito disponibili) per delimitare l'olio combustibile, la stesura di quelle di assorbimento, e in 24 ore per la pulitura (grazie all'aspirazione con lo skimmer)».
Secondo Umberto Mazzantini, responsabile isole minori di Legambiente «Bisogna procedere al più presto all'allibo, cioè al trasferimento delle oltre 2.300 tonnellate di gasolio dai serbatoi della Concordia, occorre farlo in massima sicurezza e per evitare che al dramma umano si aggiunga un disastro ambientale che al Giglio, isola che vive di turismo, diventerebbe anche catastrofe economica. Abbiamo ancora davanti agli occhi il dramma della nave portacontainer Rena, di armatore greco e battente bandiera liberiana, che ha provocato una catastrofe naturale in Nuova Zelanda con lo sversamento di un decimo del carburante presente sulla nave da crociera della Costa. Si deve assolutamente evitare che nello splendido mare del Giglio, che ospita la foca monaca, rari uccelli marini e cetacei protetti, succeda quel che è accaduto sulla barriera corallina neozelandese per un errore umano che somiglia troppo a quello del Giglio».
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È presente 1 commento
come fate a scrivere certe cose e lasciarle pubblicate, 80 m di pescaggio ??? non è un iceberg dove la parte immersa supera quella emersa, si tratta di una nave da crociera e il suo pescaggio è all'incirca di 8,2 metri a pieno carico.
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